Lezione all'aperto contro il Green Pass di Guido Cappelli 06 10 21

3 years ago
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Riceviamo dagli Studenti Universitari Campani Contro il Green Pass il video integrale di un'iniziativa importantissima avvenuta ieri, mercoledì 6 ottobre.
Perché è così importante questa iniziativa di lezione all’aperto contro il Green Pass? Innanzitutto per il suo valore simbolico: la società civile, privata dei suoi spazi di espressione dal passaporto verde della dittatura sanitaria, si riappropria dello spazio pubblico e lo fa all’aperto, perché tutti vedano quello che sta accadendo. Perché un diritto naturale non ha bisogno che i suoi spazi gli siano concessi: gli appartengono per natura.
La lezione di Cappelli, che vi invitiamo a seguire fino alla fine come abbiamo avuto la fortuna di poter fare noi dal vivo, è un piccolo saggio di filologia militante. Proprio per non dare al lettore alcuna scusante dal guardare il video, non faremo un riassunto della lezione, anche perché detestiamo l’approccio manualistico: niente parla meglio delle parole dell’autore stesso. Ma è stato il primo di una serie di appuntamenti a cui di certo non mancheremo. Di primo acchito, l’impostazione di Guido Cappelli, questo librarsi continuo e imprevedibile tra antico e contemporaneo, questo procedere analogico che libera lo straordinario potere evocativo della letteratura, non farebbe pensare a una lezione universitaria. Perché l’impostazione storicistica e programmatica a cui siamo abituati è del tutto assente. Eppure, è così che Cappelli ci fa capire la cifra fondamentale del mestiere di filologo: far rivivere il passato per capire e cambiare il presente. Omero, Eschilo, Foscolo sono gli strumenti primi per combattere il transumanesimo e le sue armi ideologiche del gender fluid, lo pseudo-femminismo, l’igienizzazione delle relazioni umane. E Guido Cappelli, ultimo vero apostolo del Pasolini corsaro nel suo dover rendere conto soltanto ai suoi studenti, dice il peccato e il peccatore, senza girarci intorno. La cancel culture avanza a ritmo incalzante e spregiudicato, per questo i filologi napoletani sono sul piede di guerra. Mentre le amministrazioni universitarie hanno riscritto criteri e programmi penalizzando la libera ricerca a favore dell’agenda fucsia dei padroni globalisti, e istituti come Harvard si vantano di aver cancellato gli studi classici dalla loro offerta formativa perché forieri della “white supremacy” e “toxic masculinity”, la filologia riscopre la sua missione originaria: quella di scienza dello spirito critico. Solo il filologo conosce la genesi storica e l’evoluzione semiologica dei valori che fondano la nostra civiltà, dunque è il solo che può ergersi a baluardo di essi. E oggi più che mai, nel momento più nero della notte di una società occidentale che aveva relegato le lettere nel cantuccio delle arti astratte e poco pratiche, scopriamo che la scienza dello spirito critico è l’unica a non essere stata comprata dal globalismo arrembante, e l’unica che può salvarci.

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