Crisi elettrica in Turchia e Asia Centrale

Sono Turchia, Kazakistan, Kirghizistan e Uzbekistan le ultime vittime della crisi energetica globale. Un blackout su larga scala ha infatti colpito l’Asia centrale, lasciando senza corrente le più importanti città della regione, dove anche i semafori hanno smesso di funzionare mandando il traffico in tilt. In difficoltà anche gli aeroporti, in primis quello di Bishkek, che ha dovuto sospendere i check-in di diversi voli e fare ricorso a fonti energetiche di emergenza per garantire livelli minimi di operatività.

All’origine del problema sembra esserci un incidente alla rete elettrica che connette Kazakistan, Kirghizistan e Uzbekistan. Lo scorso autunno, diversi paesi dell'Asia centrale avevano già subito gravi interruzioni di corrente a causa dello stato di degrado delle reti elettriche della regione. La crisi energetica, in questo caso, è quindi dovuta più a problemi di gestione interna che non alla mancanza di materie prime.

Diverso il caso della Turchia, che deve fare i conti con una vertiginosa diminuzione del flusso di gas proveniente dall’Iran. Anche Teheran parla di problemi per lo più di carattere tecnico, ma la sensazione è che, nell’attuale contesto di precarietà globale, qualunque piccolo imprevisto finisca inevitabilmente per provocare conseguenze piuttosto serie. In questo caso, l’assenza di gas iraniano ha messo in ginocchio il settore industriale turco, causando continue interruzioni dei cicli produttivi.

Una situazione che non ha fatto altro che gettare benzina sul fuoco in una situazione economica già difficile, con la moneta nazionale che ha dimezzato il suo valore in dollari nel giro di un anno, impedendo sostanzialmente ad Ankara di reperire fonti energetiche alternative sul mercato internazionale. Il Governo, quindi, ha dovuto decretare uno stop di 3 giorni per il comparto industriale, facendo così entrare la Turchia nel sempre più affollato club di paesi che, loro malgrado, si vedono costretti a razionare l’elettricità.

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