TERNI, 15 OTTOBRE 2021 MANIFESTAZIONE “NO GREEN PASS” E PER IL DIRITTO AL LAVORO [SECONDA PARTE]

3 years ago
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La giornata di avvio dell'obbligo del Green pass sui luoghi di lavoro è stata caratterizzata in tutta Italia da proteste massive dei lavoratori di tutte le categorie.

In Umbria questa volta i lavoratori hanno scelto di ritrovarsi a Terni, per manifestare il proprio dissenso nei confronti dell'obbligo del "marchio verde" per la partecipazione alla vita lavorativa.

Una manifestazione che a dispetto della propaganda terroristica commissionata dal governo ai media mainstream, ha dimostrato che la resistenza contro la dittatura di Mario Draghi e dei suoi vassalli che siedono in Parlamento, è composta non da feroci terroristi e pericolosi untori, ma da comuni e pacifici lavoratori, molte volte onesti padri di famiglia, in tutti i casi profondamente rispettosi della legge, esattamente al contrario di ciò che hanno dimostrato di essere i membri del governo di Mario Draghi, i Parlamentari traditori e tutti i loro collaborazionisti, ivi compresi quei magistrati che avrebbero già dovuto ordinarne il loro arresto e che seguitano a fingere di non vedere i crimini che costoro quotidianamente commettono, evitando di compiere la funzione cui sono preposti.

Le poche testate giornalistiche che hanno fatto (stranamente) menzione di questa manifestazione, hanno parlato di poche centinaia di persone.

Ci piacerebbe conoscere il metodo utilizzato per il conteggio, perchè dalle immagini, sembrerebbero di più.

La manifestazione è stata organizzata dal Fronte del Dissenso assieme alla FISI (Federazione italiana sindacati intercategoriali). La manifestazione, che si sarebbe dovuta svolgere interamente in Piazza della Repubblica, a sorpresa è riuscita ad ottenere l'autorizzazione anche per un corteo, durante il quale i manifestanti hanno espresso le loro considerazioni e gridato i loro slogan.

Secondo i manifestanti il Green Pass è «un atto illegale perché viola molti dettami della Costituzione» - come recentemente espresso anche da diversi giuristi e da alcuni magistrati della corte costituzionale - e «rappresenta un sopruso intollerabile per tutti i lavoratori».

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