2021.07.10-Eliseo.Bonanno-IL PANE QUOTIDIANO DAL DIRETTIVO - EBREI 12:1-28

3 years ago

Meditazione su un passo biblico della PAROLA DI DIO.
PANE QUOTIDIANO DAL DIRETTIVO DEL 10.07.2021.
EBREI 12:1-28 (Ti stai allenando nel corpo o nei vizi della carne, ma non nello Spirito? A quale gara stai partecipando? La gara che conta la si riconosce dal premio. Quella più importante è quella che ha come meta la Vita Eterna, tutte le altre hanno invece un epilogo a breve termine).
Punti di riflessione:
- Vivere questa esperienza terrena è come partecipare ad una gara nella quale dobbiamo esser in grado di vincere ogni tentazione del nostro io all'abbandono, ai pesi della vita terrena ed ai peccati che ci vengono proposti quotidianamente, per fissare lo sguardo in quel traguardo di vittoria che è il SIGNORE CRISTO GESU'; Egli è infatti l'unico che ci può con-vincere (vincere-con noi) della vittoria in Lui attraverso quella fede perfetta che ci renderà forti e certi nel superare ogni difficoltà.
- Ogni Figlio di DIO non si deve stancare, né farsi perdere d'animo per i vituperi o le ingiustizie che subirà, in questa faticosa sfida contro il proprio io prendendo come riferimento ed esempio il SIGNORE CRISTO GESU'.
- L'UNIGENITO e PRIMOGENITO FIGLIO DI DIO venne accusato per esser stato giusto, reo di aver fatto del bene agli sviati, agli ultimi ed agli afflitti; ma Egli vinse con potenza e certezza di vittoria la Sua gara, sopportando quel che nessuno mai sopportò: le offese, gli sputi, gli oltraggi, le persecuzioni, le sevizie ed il dolore della croce, pur avendo, nella Sua permanenza terrena, vinto con l'amore ed il perdono ogni vituperio subito, fino a pagare personalmente con il sangue il peccato al posto degli ingiusti che lo commisero e per coloro che tutt'oggi né sono vittima per loro debolezza. Quel Sacrificio lo affrontò solo per la Salvezza dei Suoi e per coloro che, da chiamati, si ravvedano dalle loro iniquità; e, dopo averlo compiuto dimostrando la propria GLORIA, prese degnamente e valorosamente posto alla destra del trono del PADRE.
- Quei Figli amati, seminati e predestinati sin dal grembo materno, che si dimostrino deboli nella loro lotta contro il peccato dimenticando e tralasciando l'esortazione dello Spirito a non mollare contro il nemico, non devono disprezzare quanto è stato disciplinato dal SIGNORE: il quale dapprima li riprenderà per richiamarli all'ordine, per poi correggerli se rimarranno sordi a tale richiamo, ed infine li punirà (flagellandoli) per far lor comprendere di non star seguendo la retta via.
- E' questo il modo con il quale ogni padre responsabile corregge ed educa ogni Suo Figlio; solo chi sia considerato illegittimo non verrà corretto con perseveranza perché non riconosciuto dal padre come proprio figlio.
- Ogni figlio, da piccolo, ha sopportato i richiami, i rimproveri e i castighi stabiliti dal proprio padre carnale (secondo la carne), correggendo il proprio comportamento, dopo aver compreso di aver sbagliato, per rientrare (se allontanato via) e vivere in armonia nella casa paterna. Ancor di più i Figli di DIO dovranno sottomettersi al loro PADRE SPIRITUALE (secondo lo Spirito) correggendo la loro eventuale errata condotta, dopo aver compreso di non star seguendo i Suoi insegnamenti, per poter rientrare degnamente nel Suo Regno ed esser partecipi della Sua Santità.
- La correzione ed il conseguente castigo arreca dolore a qualunque Figlio ripreso, il quale però attraverso quel richiamo, quel rimprovero o quel castigo, acquisendo coscienza del frutto di Giustizia, comprenderà di aver sbagliato e ringrazierà il proprio Padre per esser stato corretto avendo ottenuto in premio il frutto della Pace dello Spirito.
- Lo stesso apostolo Paolo (1 Corinzi 5:1-5) consegnò nelle mani di Satana, ovvero escluse dalla protezione di DIO, un ragazzo (che egli riconobbe come Figlio predestinato da DIO) dalla chiesa dei Corinti, a causa dello scandalo di fornicazione che arrecò alla sua comunità avendo un rapporto, che non voleva in ogni modo troncare, con la moglie del padre. Paolo dottore della PAROLA, attraverso l'autorità a lui conferita dal SIGNORE CRISTO GESU', consegnò dunque il ragazzo ai supplizi del mondo affinché fossero quei flagelli nella carne a correggerlo per la salvezza del proprio spirito nel giorno del suo ritorno alla dimora Celeste.
- Ogni Figlio di DIO, nella sua personale gara, non appena si renda conto di esser uscito fuori da quella stretta, ma unica Via di Salvezza rappresentata dal SIGNORE CRISTO GESU', deve prontamente rimettersi nella giusta carreggiata impegnandosi nel continuo: a procacciare la pace (con il prossimo) e la santificazione (appartandosi dal male e dal peccato) senza le quali non ci si potrà ricongiungere al SIGNORE; ad accertarsi che chi sia stato chiamato non scadi dalla Grazia di DIO; ad allontanare dalla propria vita ogni sentimento e pensiero di ansietà, di amarezza e dispiacere per vivere nell'allegrezza e nella piacevole attesa del ricongiungersi al PADRE; a non esser fornicatori, profani, materialisti, rinnegatori delle proprie responsabilità (come lo è la primogenitura) ed incapaci di ravvedersi come fu il primogenito di Isacco (Esaù).
- Paolo, rivolgendosi agli Ebrei ed a quel Vecchio Patto tra Mosè e il SIGNORE IDDIO, nel quale a nessuno dei loro padri fu possibile avvicinarsi al Monte Sinai perché ritenuti impuri ed indegni della GLORIA di DIO (ad eccezione dello stesso Mosè che ammise di esser stato spaventato e tremante dinanzi al SIGNORE) rammentò loro di non fare lo stesso errore dei loro avi che si allontanarono dalla retta via dell'Onnipotente che li trasse in salvo dalla prigionia egizia.
- Coloro che siano stati invitati al banchetto della Chiesa dei Giusti, in quanto scritti nel Libro della Vita, non rifiutino l'invito offerto dal mediatore eccelso del Nuovo Patto, il SIGNORE CRISTO GESU', e da coloro da Egli mandati, ma mostrino la loro fermezza e permanenza nella fede, la loro sana e sincera riconoscenza, riverenza e il loro sapiente timore verso DIO, per non dover, altrimenti, esser cancellati dalla lista dei chiamati e subire le piaghe ed i castighi dell'ira di DIO, ma invece esser dunque degni di far parte del Suo Regno.

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