Geopolitica della conoscenza digitale

3 years ago
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Mettere al centro del dibattito la questione della conoscenza ha lo scopo di rendere più consapevoli del loro ruolo tutti e tutte coloro che lavorano nella scuola, nell’università e nella ricerca, perché, se le politiche visibili sembrano ignorare questi settori, la realtà è che tutte le innovazioni maggiori si stanno concentrando in queste aree e i loro effetti saranno profondi e di lungo periodo.
Una delle conseguenze della standardizzazione prodotta da GAFAM (l’acronimo attraverso il quale si è soliti indicare Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft, alle quali si possono comunque aggiungere tutti i giganti multinazionali alfieri della società algoritmica delle piattaforme: Netflix, Airbnb, Uber, ecc.) è infatti la perdita, a vari livelli, della diversità culturale. Per questo oggi si parla apertamente di “colonialismo digitale” e degli effetti devastanti per le democrazie, le culture, la privacy e i diritti umani. Eppure, contrariamente alla narrazione dominante, questa tendenza può essere contrastata e uno degli scopi del seminario è mostrare come sia possibile progettare e usare tecnologie e modelli alternativi, rispettosi delle diversità culturali, sia a livello locale sia globale. Per fare questo saranno illustrati casi di studio, soluzioni e pratiche alternative, evitando le separazioni classiche tra apocalittici e integrati, spostando la discussione su esempi positivi la cui esistenza è oscurata dallo storytelling velenoso dell’ineluttabilità degli algoritmi e della profilazione di massa.
Il seminario si articola in tre interventi di 20/30 minuti massimo ciascuno (rispettivamente Fiormonte, Sordi, Monella) che verteranno su:
– il potere delle infrastrutture: cavi, snodi, data center, applicazioni,
– il potere della narrazione: la società delle piattaforme,
– il potere della formazione: la didattica a distanza privatizzata.

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