Bologna - 8 MARZO. LA PIAZZA DI BOLOGNA: CARCERE NON È SOLUZIONE A FEMMINICIDI (08.03.25)

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Bologna - 8 MARZO. LA PIAZZA DI BOLOGNA: CARCERE NON È SOLUZIONE A FEMMINICIDI
Bologna, 8 mar. - Un 8 marzo "di lotta e di sciopero", a Bologna, nelle piazze promosse da Non Una Di Meno: stamattina microfono aperto e laboratori sul Crescentone di piazza Maggiore, poi nel pomeriggio il corteo che partirà alle 16.30 da porta Saragozza. Una giornata di "sciopero politico, dal lavoro produttivo e riproduttivo. Quindi da quello che svolgiamo sul posto di lavoro e salariato, ma anche dal lavoro di cura che svolgiamo nelle nostre case e non solo, sia nello spazio privato che pubblico": un lavoro "non pagato e anche questo sfruttato", spiega Carmen di Non Una Di Meno da piazza Maggiore. Bocciato il riconoscimento del femminicidio come reato, secondo il Ddl approvato ieri dal Governo: "Un provvedimento che inasprisce le pene semplicemente è molto giustizialista- afferma Carmen- e noi non crediamo che la punizione carceraria sia la soluzione. Crediamo che la soluzione sia piuttosto di educazione e sensibilizzazione rispetto a quello che viviamo tutti i giorni e al contrasto alla violenza patriarciale di genere. Sbattere una persona in carcere per tutta la vita è una soluzione tappabuchi, ma non è questo che ci ridarà le compagne e sorelle ammazzate di femminicidio". Una misura "giustizialista e carceraria che però non non risolve affatto il problema alla radice", aggiunge Carmen. Le forze politiche al Governo "continuano a inasprire gli interventi punitivi agendo quando ormai è troppo tardi", afferma un'altra attivista al microfono: "Rispondiamo che la sicurezza è educazione alla sessualità, alle emozioni e al consenso come materia curriculare fin dalle primarie. La sicurezza sono servizi sociali, centri antiviolenza femministi con finanziamenti adeguati e strutturali, diritto alla salute e all'autodeterminazione, all'aborto libero, sicuro e gratuito, supporto ai percorsi di affermazione di genere". La sicurezza "è finanziare veri percorsi di autonomia per uscire dalle relazioni violente", continua l'attivista di Non Una Di Meno, "la sicurezza è salario minimo, stipendi dignitosi e contratti adeguati, reddito di autodeterminazione". E poi: "Sicurezza è un piano casa, affitti calmierati, quartieri vivibili con spazi verdi e di socialità contro solitudine ed emarginazione. La nostra sicurezza è riconoscere la cittadinanza alle seconde generazioni, abrogare le leggi sull'immigrazione volte a creare clandestine e clandestini, rompere gli accordi italo-libici, aprire le frontiere e chiudere i Cpr in Italia e in Albania". E mentre dal microfono si delinea la piattaforma dell'8 marzo di Non Una Di Meno, parte un flash-mob che idealmente calpesta il ReArm Europe. "Contro la politica del riarmo rispondiamo che sicurezza è demilitarizzazione", affermano le attiviste: "Scioperiamo contro la guerra perché l'escalation bellica è esponenziale, è un'orribile realtà nelle vite di milioni di persone. Dal genocidio a Gaza e in Cisgiordania la guerra dilaga in tutto il Medioriente, spacca l'Europa sul confine russo-ucraino, divampa in Congo e in Sudan. Non vogliamo esserne né vittime né complici". Ma oggi si sciopera anche "contro il governo Meloni e l'asse dei Governi ultrareazionari", dice Non Una Di Meno, aggiungendo che "non riconosciamo il femminismo transfobico salito sul carro governativo: sostenere le lobby antiabortiste nei consultori e negli negli ospedali, togliere fondi ai percorsi di affermazione di genere, negare i diritti ai minori delle famiglie omogenitoriali è incompatibile con un orizzonte di libertà". Infine la piazza lancia un messaggio contro Ddl Sicurezza e zone rosse, sottolineando che "nemmeno la nostra città è immune a queste politiche repressive". (08.03.25)

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