Gli ucraini dovrebbero addestrare le forze Nato, non viceversa | Francesco Dall’Aglio

7 days ago
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Mentre l’esercito russo continua ad avanzare in territorio ucraino, il presidente Trump ha apertamente minacciato di imporre misure restrittive di vario genere alle esportazioni russe negli Stati Uniti e ad aziende e Stati stranieri tacciati di coinvolgimento nel sostegno allo sforzo bellico russo qualora Mosca non manifesti disponibilità ad avviare negoziati intesi a porre fine al conflitto in Ucraina. Lo stesso magnate newyorkese ha tuttavia evitato qualsiasi menzione a ipotetiche intensificazioni delle forniture di materiale bellico a Kiev. Parallelamente, la pubblicazione ucraina «Strana» ha diffuso un presunto piano di pace elaborato dall’amministrazione Trump sotto la supervisione del generale Keith Kellogg, implicante anzitutto la neutralità dell’Ucraina, che rinuncerebbe per dieci anni alla prospettiva di aderire alla Nato ottenendo come sorta di indennizzo assistenza militare continua da parte degli Stati Uniti e della Nato, solide garanzie di sicurezza e l’integrazione nell’Unione Europea (entro il 2030), a cui verrebbe accollata gran parte dei costi legati alla ricostruzione del Paese. La sovranità di Mosca sugli oblast’ di Crimea, Donec’k, Lugans’k, Zaporižžja e Kherson, incorporati nella Federazione Russa tra il 2014 e il 2022, non verrebbe riconosciuta da Kiev né dai suoi sponsor occidentali, ma il governo ucraino eviterebbe in compenso di profondere sforzi sia militari che diplomatici volti a reclamarne il possesso. Le sanzioni irrogate nei confronti della Russia verrebbero gradualmente revocate, a fronte dell’introduzione di una tassa sulle esportazioni russe di energia verso l’Europa per finanziare la ricostruzione dell’Ucraina, le cui minoranze etniche godrebbero invece di pieni diritti in materia linguistica, politica e religiosa. Infine, il governo ucraino si impegnerebbe a organizzare elezioni politiche entro l’agosto di quest’anno, risolvendo così la spinosa questione dell’illegittimità della permanenza di Zelens’kyj alla presidenza oltre la scadenza del suo mandato. D’altro canto, la bozza non contiene alcuna menzione al tema del dispiegamento di contingenti europei sul territorio ucraino, identificato ripetutamente da Zelens’kyj come fondamentale garanzia di sicurezza per il suo Paese. Sullo sfondo, Trump ha annunciato che non considera i rappresentanti istituzionali dell’Unione Europea come interlocutori, dopo aver contattato telefonicamente il primo ministro danese Mette Frederiksen per ribadirle i propri intendimenti in merito all’acquisizione della Groenlandia. Secondo la ricostruzione della conversazione formulata dal «Financial Times» sulla base delle confidenze rese da cinque alti funzionari europei addentro alla questione, «Trump è stato aggressivo e polemico dopo i commenti del primo ministro danese secondo cui l’isola non era in vendita, nonostante la sua offerta di maggiore cooperazione sulle basi militari e sullo sfruttamento minerario. “È stato orrendo”, ha dichiarato una fonte. Un’altra ha aggiunto: “è stato molto fermo. È stata una doccia fredda. Prima era difficile prenderla sul serio. Adesso, invece, penso che si tratti di una cosa seria e potenzialmente molto pericolosa”. I dettagli della telefonata aumenteranno probabilmente le preoccupazioni europee sul fatto che il ritorno di Trump al potere metterà a dura prova i legami transatlantici più che mai, poiché il presidente degli Stati Uniti esercita pressioni sugli alleati affinché rinuncino al territorio». L’agenzia danese per l’energia, in compenso, ha concesso a Gazprom l’autorizzazione a svolgere lavori di preservazione del gasdotto Nord Stream-2, che il presidente polacco Andrzej Duda ha invece proposto di distruggere definitivamente al fine di «impedire che Paesi come la Germania cedano alla tentazione di ripristinare le forniture russe per rilanciare la propria economia in difficoltà. Spero che i leader dell’Unione Europea traggano le dovute lezioni dall’aggressione russa contro l’Ucraina». A suo avviso, i flussi di gas dalla Russia verso l’Europa non dovrebbero mai essere ripristinati, anche qualora Mosca e Kiev raggiungessero un accordo di pace. Parliamo di tutto questo assieme a Francesco Dall’Aglio, medievista, saggista, ricercatore presso l’Istituto di Studi Storici al Dipartimento di storia medievale della Accademia delle Scienze di Sofia e gestore del canale Telegram «War Room».

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