Stiamo cadendo sempre più in basso | Maurizio Boni

12 days ago
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Mentre l’amministrazione Trump va insediandosi e il consigliere per la Sicurezza Nazionale Michael Waltz prevede che nei prossimi giorni si terrà un colloquio diretto tra il magnate newyorkese e il presidente Putin, le forze armate russe si accingono a serrare l’accerchiamento di Pokrovsk, ultimo caposaldo della linea di difesa ucraina nel Donbass. Parallelamente, l’amministrazione Biden impone l’ennesima tornata di sanzioni contro la Russia e il presidente iraniano Pezeshkian si reca a Mosca per formalizzare assieme a Putin l’atteso accordo di partnership strategica, al culmine di un lungo e meticoloso processo di gestazione. Sulla rivista «The Atlantic», invece, il politologo Robert Kagan, esponente di punta della compagine neoconservatrice e marito di Victoria Nuland, ha scritto che «l’Ucraina non perderà in maniera recuperabile e negoziata, con territori vitali sacrificati ma un’indipendenza mantenuta e protetta da garanzie di sicurezza occidentali. Il Paese è invece chiamato ad affrontare una sconfitta totale, implicante perdita di sovranità e completa sottoposizione al controllo russo [...]. Trump deve ora scegliere tra accettare una umiliante sconfitta strategica sulla scena mondiale o moltiplicare immediatamente il sostegno americano per l’Ucraina fintanto che c’è ancora tempo». Lo stesso segretario generale della Nato Mark Rutte ha riconosciuto che l’Ucraina non è nelle condizioni per negoziare da una posizione di forza. Ed ha aggiunto che «l’attuale 2% del Pil che i Paesi europei della Nato destinano al bilancio della difesa è irrilevante. La Russia sforna in soli 3 mesi la produzione che l’intera Nato da Los Angeles ad Ankara è in grado di sostenere nell’arco di un anno». Un mese prima, «The Atlantic» aveva pubblicato un’analisi in cui si osservava che gli Stati Uniti non sono in grado di fornire all’Ucraina armi e munizioni sufficienti per sostenere un combattimento ad alta intensità contro la Russia, e si sollevavano forti dubbi circa la capacità degli Usa di produrre abbastanza materiale per combattere una guerra ad alta intensità. Il problema, per la verità, non riguarda soltanto le capacità produttive occidentali. La maggior parte degli eserciti è stato strutturato per garantire la difesa nazionale, e dispone pertanto dei mezzi necessari proteggere le proprie frontiere. Soltanto gli Stati Uniti si sono dotati delle capacità di proiettare potenza a distanze significative. Da questo status quo è scaturita una scuola di pensiero che tende a identificare la forza militare con la capacità di una nazione di scatenare e sostenere conflitti lontano dai propri confini. Ne è derivata la convinzione che gli Stati Uniti disponessero di una superiorità militare schiacciante su chiunque altro. Per decenni, gli Stati Uniti hanno effettivamente esercitato il monopolio su molte capacità decisive, e l’assenza di conflitti simmetrici ad alta intensità ha consolidato questa percezione. Nel corso del tempo, tuttavia, l’elenco delle nazioni dotatesi di capacità avanzate è continuato a crescere e i divari tecnologici a ridursi. In alcuni settori, i margini di vantaggio di cui godevano gli Stati Uniti sono evaporati, con particolare riferimento alla missilistica, alla difesa aerea, alla guerra elettronica e perfino ai sistemi di guida senza pilota. Alcuni Paesi, a dispetto della persistente incredulità dei detrattori occidentali, sono persino riusciti a sopravanzare in maniera decisiva gli Stati Uniti in alcune aree cruciali. È indubbiamente il caso della Russia, ma anche dell’Iran, il cui strumento militare risulta incompleto e carente in alcuni ambiti, ma dotato di alcune capacità avanzatissime mostrate di recente contro Israele. Parliamo di tutto questo assieme a Maurizio Boni, generale di corpo d’armata, giornalista, saggista e collaboratore della rivista «Analisi Difesa». Ha ricoperto numerosi incarichi, tra cui vicecomandante dell’Allied Rapid Reaction Corps di Innsworth, capo di stato maggiore del Nato Rapid Reaction Corps Italy di Solbiate Olona, capo reparto pianificazione e politica militare dell’Allied Joint Force Command Lisbon a Oeiras e vicecapo reparto operazioni del Comando Operativo di Vertice Interforze a Roma.

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