Trump impone la tregua a Gaza | Salvo Ardizzone

1 day ago
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La sottoscrizione dell’accordo di partnership strategica globale tra Russia e Iran di durata ventennale, formalizzato al culmine di un lungo e meticoloso processo di gestazione, è interpretato da molti specialisti come una pietra angolare dell’architettura di sicurezza eurasiatica in via di strutturazione. Nello specifico, riporta «Middle East Eye» sulla base di confidenze rese da fonti iraniane, «la bozza dell’accordo, che richiede la ratifica del Parlamento iraniano, è stata finalizzata dopo 20-30 round di colloqui nel corso di quattro-cinque anni […]. È composta da 47 articoli focalizzati su un’ampia gamma di aree, tra cui la cooperazione in materia di tecnologia, informazione e sicurezza informatica; la collaborazione pacifica per l’energia nucleare; la moltiplicazione degli sforzi atti a combattere il terrorismo; la cooperazione regionale; le questioni ambientali, il Mar Caspio e la lotta al riciclaggio di denaro e alla criminalità organizzata […]. Altre clausole riguardano la difesa e la cooperazione militare, come la formazione e le iniziative congiunte, sebbene i dettagli specifici richiederanno ulteriori aggiustamenti […]. L’accordo proibisce ai contraenti di supportare o assistere aggressioni straniere dirette contro uno dei due». L’intesa, che va ad affiancarsi ad un accordo sotto alcuni aspetti simile raggiunto tra Teheran e Pechino nel 2021, rafforza oggettivamente la posizione strategica della Repubblica Islamica, legandola a doppio filo a una grande potenza come la Russia in una fase resa particolarmente critica dall’insediamento di Donald Trump, il quale ha annunciato l’intenzione di ripristinare la politica della “massima pressione” sull’Iran volta a impedirne la messa a punto dell’arma atomica. Secondo indiscrezioni giornalistiche, il magnate newyorkese non avrebbe escluso dal novero delle opzioni praticabili il ricorso allo strumento militare, dietro il pungolo del primo ministro israeliano Netanyahu che da decenni mira a un regolamento dei conti definito von l’ex Impero Persiano. Ciononostante, il quotidiano israeliano «Haaretz» scrive che Steve Witkoff, inviato speciale di Trump in Medio Oriente, avrebbe schiacciato politicamente Netanyahu imponendogli l’accettazione di un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza che sta suscitando grossi malumori all’interno del governo di Tel Aviv. Parliamo di tutto questo assieme a Salvo Ardizzone, consulente societario, saggista e analista geopolitico specializzato in questioni mediorientali.

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