L’incognita del “Grande Israele” | Come Carpentier

10 hours ago
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La distruzione degli ebrei d’Europa perpetrata sotto il Terzo Reich hanno generato un’ondata di solidarietà in tutto il mondo che i principali esponenti del movimento sionista hanno convertito in capitale politico e morale. La Shoah, vale a dire l’insieme degli orrori e delle persecuzioni subite dagli ebrei hanno costituito da fondamenta per la creazione di un consenso generalizzato attorno alla nascita di Israele, uno Stato costruito su misura per gli ebrei. Sotto questo profilo, la Shoah è assurta sia a elemento strutturalmente costitutivo dell’identità ebraica delineando un’immagine internazionale degli ebrei come vittime, sia a evento storico da celebrare a scadenze regolari mediante appositi riti civili. Qualsiasi espressione di antisemitismo, di revisionismo storico o di decostruzione della metafisica della Shoah è diventata oggetto di riprovazione morale, con implicazioni legali piuttosto pesanti. Tuttavia, le politiche sempre più assertive portate avanti da Israele nei confronti dei palestinesi e delle popolazioni vicine hanno comportato una graduale erosione dell’immagine del popolo ebraico che era andata strutturandosi in seguito alla Seconda Guerra Mondiale, dapprima agli occhi dei popoli mediorientali – che non avevano alcuna responsabilità per i crimini perpetrati dagli europei – e successivamente un po’ ovunque nel mondo. Anche l’autopercezione degli israeliani e degli ebrei diasporici ne è risultata alterata, dando origine a una tendenza sempre più diffusa a mostrare forza e potere, e a rispolverare i classici temi messianici: la costruzione il Terzo Tempio (che comporterebbe la demolizione della moschea di al-Aqsa), l’incorporazione dei territori che si estendono “dal fiume al mare”. Nonché l’agevolazione del rimpatrio della Diaspora atta ad accelerare l’avvento del Messia, anche attraverso la risoluzione definitiva della questione palestinese. Queste idee, perorate da rabbini di spicco come Avraham Kook, Meir Kahane e Dov Lior, hanno trovato sostegno politico presso personaggi come Benjamin Netanyahu, Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich. Sul piano strategico, si riscontrano già nel noto piano di balcanizzazione del Medio Oriente elaborato nei primi anni ’80 a Oded Yinon, che all’epoca ricopriva l’incarico di consigliere speciale del generale Ariel Sharon. Stiamo andando verso un Grande Israele? Proviamo a comprenderlo assieme a Come Carpentier de Gourdon, politologo, consulente e saggista franco-indiano con all’attivo collaborazioni con numerose testate internazionali.

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