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Amadeus - 1984
Vienna, 1823. L’anziano Antonio Salieri tenta il suicidio mentre invoca il perdono di Mozart, della cui morte si accusa; i suoi servi accorrono e lo fanno trasferire in un manicomio. Qui, poco dopo, riceve la visita di un giovane sacerdote, che lo sprona a confessare i tormenti che lo affliggono e che lo hanno spinto al gesto estremo; all'affermazione che agli occhi di Dio tutti gli uomini sono uguali Salieri comincia a suonare alcune delle sue melodie per dimostrare il contrario: il prete fatica a riconoscerle tranne una, Eine kleine Nachtmusik, scusandosi perché ignorava che fosse sua. Salieri, ironico, gli risponde che non lo è, citando invece Wolfgang Amadeus Mozart come autore di quella melodia, che il sacerdote riconosce come l'uomo della cui morte lo stesso Salieri si è accusato, invitandolo ancora una volta a confessare al più presto qualsiasi colpa per trovare finalmente la pace. Inizia così a raccontare le vicende che lo videro in stretti rapporti con il compositore di Salisburgo.
Salieri narra di come sin da bambino avesse idolatrato Mozart, sognando di diventare un grande compositore proprio come lui, del quale da adulto aveva sentito le storie nelle corti europee: questo aveva causato in lui una forte invidia, non tanto per la sua fama di prodigio quanto per l'appoggio e gli insegnamenti che questi aveva ricevuto dal padre (Salieri aveva infatti sempre trovato nel proprio padre mercante un ostacolo allo sviluppo di questa ambizione, poiché non gli permetteva di istruirsi nella musica, considerandola una perdita di tempo). Trovando conforto nella preghiera, il giovane Salieri aveva chiesto a Dio di fare di lui un grande compositore in cambio della sua castità e della sua umiltà: poco dopo il padre muore e, vedendo nell'accaduto un segno divino, si concentra sul lavoro, tenendo sempre fede al proprio giuramento. Anni e anni di sacrifici lo portano a Vienna e successivamente a diventare il compositore di corte dell'imperatore Giuseppe II d'Asburgo-Lorena.
La carriera di Salieri è completamente decollata, finché giunge a Vienna Mozart, che deve presentare un'opera nella residenza del suo padrone, il principe arcivescovo di Salisburgo: impaziente di incontrarlo di persona, Salieri si reca alla residenza dell'arcivescovo e tenta di riconoscere il compositore, ma a nulla valgono i suoi tentativi fin quando assiste casualmente ad un volgare amoreggiamento tra una donna e un uomo che si rivelerà essere proprio Mozart. Per Salieri è inconcepibile che un uomo così volgare possa essere degno del dono divino dell'ispirazione musicale ma rimane comunque affascinato dalla melodia che propone, la serenata Gran Partita. Tempo dopo l'imperatore Giuseppe chiede un incontro con il compositore di Salisburgo, al quale vuole commissionare un'opera per il teatro nazionale: durante l'incontro, al quale sono presenti, oltre a Salieri, anche il barone Gottfried van Swieten, il conte Orsini-Rosenberg e il maestro di cappella Giuseppe Bonno, Mozart ha modo di dimostrare il suo genio, modificando le note di una musichetta di benvenuto composta da Salieri (citando quella che sarà successivamente l'aria Non più andrai da Le nozze di Figaro) e affermando di essere già al lavoro su un'opera, Il ratto dal serraglio, che viene successivamente presentata al teatro nazionale, nonostante lo scetticismo iniziale dato il soggetto dell'opera. Tra i protagonisti che si esibiscono figura Caterina Cavalieri, allieva di Salieri della quale egli è segretamente invaghito, ma frenato da qualsiasi avance dato il suo voto di castità. Alla prima esecuzione dell'opera, che colpisce il pubblico compreso l’imperatore (nonostante la "pecca" di avere troppe note secondo l'orecchio regale), Mozart annuncia indirettamente il suo fidanzamento con Constanze Weber e le sue future nozze non appena ottenuto il consenso del padre, ma che sono poi concesse dall'imperatore stesso, nonché una fugace relazione con Caterina, che ne rimane tuttavia disgustata. La cosa lascia anche Salieri amareggiato e deluso, alimentando ancor più il suo odio per Mozart, che trabocca anche verso quel Dio che permette a un simile individuo di possedere tali eccezionali doti.
Successivamente l'imperatore annuncia l'incarico per insegnare musica alla nipote dietro un sostanzioso compenso e tutti i compositori di Vienna si danno da fare, nonostante l'intenzione del monarca fosse di assegnare tale incarico direttamente a Mozart, salvo poi essere convinto da Salieri a seguire un'adeguata procedura di selezione per non essere accusato di favoritismo, alimentando la cosa anche con alcune voci su Mozart, che lo dipingono come molestatore nel corso delle sue lezioni.
Dal canto suo, il compositore salisburghese rifiuta di sottoporre le sue opere alla commissione, composta secondo lui da "gente musicalmente idiota" quali sono gli italiani (infatti la commissione è composta da Orsini-Rosenberg, Bonno e Salieri stesso) e quindi non in grado di comprenderle. Costanza, preoccupata per l'indifferenza e insensibilità di Mozart, che non riesce a compensare ciò che spende con quello che guadagna, nonostante il successo della propria musica, si reca da Salieri, all'insaputa del marito, per tentare di convincerlo a visionare le sue opere affinché ottenga l'incarico: ancora una volta il compositore rimane folgorato dalla bellezza delle opere, arrivando definitivamente alla consapevolezza della propria mediocrità in confronto a quella che ritiene "la vera voce di Dio". In segno di sfida ad un Dio da lui ritenuto ingiusto e sleale, Salieri tenta di approfittare della moglie del rivale, lasciando intendere che avrebbe acconsentito al favore solo se lei si fosse concessa sessualmente a lui, invitandola a ripresentarsi la sera stessa. Non aspettandosi che lei acconsentisse, ma anzi pregando fino all'ultimo che ciò non accadesse, l'umiliazione finale arriva quando Costanza si ripresenta alla residenza di Salieri, del tutto intenzionata a soddisfare la sua richiesta. Rammentado però il proprio voto di castità, Salieri congeda freddamente la donna, suonando il campanello per far accorrere il proprio servo e cacciandola via con disprezzo.
Troncando ogni rapporto con l'Onnipotente dopo tale accaduto, arrivando persino a bruciare il crocifisso davanti al quale si ritirava spesso in preghiera, Salieri giura che non si darà pace finché non ostacolarà e danneggerà la Sua creatura terrena.
Tempo dopo Salieri incarica una ragazza di nome Lorl di presentarsi a casa di Mozart per farsi assumere come governante in modo da poter screditare il suo rivale che nel frattempo ha ricevuto la visita di suo padre Leopold, il quale ha modo di constatare la difficoltà economica del figlio, che sembra però tutt'altro che preoccupato, ma anzi annunciando con gioia di aspettare un bambino da Costanza e cogliendo ogni occasione per festeggiare e divertirsi. L'occasione si presenta quando Salieri scopre che Mozart sta lavorando a un'opera illegale, Le nozze di Figaro, che è stata bandita dall'imperatore in quanto tratta di temi che aizzano l'odio tra le classi sociali. Con la complicità del conte Orsini-Rosenberg, con il quale fin da subito aveva condiviso l'ostilità nei confronti di Mozart, tenta di sabotare l'esecuzione dell'opera presso il teatro nazionale, dapprima facendolo presente all'imperatore e poi censurando buona parte dello spettacolo in quanto presenti dei balletti, vietati da un'espressa legge imperiale. Mozart, infuriato, si consulta con Salieri per avere una possibilità con l’imperatore. Inizia così il doppiogioco di Salieri: da una parte fa di tutto per mettere in cattiva luce il rivale mentre dall'altra si finge suo amico e lo "aiuta". L'opera, nonostante l'ostacolo iniziale, riesce lo stesso a essere rappresentata rendendo amara la sconfitta di Salieri, che si tramuta però in vittoria quando, durante l'esecuzione, l'imperatore sbadiglia, cosa che ne sancisce l'inefficacia musicale e artistica. Nel frattempo anche Salieri termina un'opera, Axur, Re d'Ormus, e dopo la sua rappresentazione riceve una medaglia al valore dall'imperatore stesso, provando per un attimo la sensazione di essere superiore al suo rivale. Mozart, tornato a casa, riceve la notizia della morte del padre, costretto ad andarsene da Vienna dopo un'accesa discussione con la nuora.
Tale evento gli ispira l'opera Don Giovanni, nella quale Salieri coglie un senso di colpa da parte di Mozart che voleva invocare lo spettro del padre affinché incolpasse il figlio. Proprio grazie all'opera la mente di Salieri inizia a elaborare un piano diabolico per riuscire finalmente a porre fine alla vita di Mozart e trionfare su Dio, ovvero quello di commissionare in segreto a Mozart una messa da Requiem per poi provocarne la morte, facendo suonare il Requiem stesso al suo funerale attribuendosene la paternità. Senza farsi riconoscere, con un travestimento usato dal padre di Mozart durante il carnevale, Salieri si reca a casa del rivale per commissionargli il Requiem, dandogli quattro settimane di tempo e una ricompensa di cento ducati.
Mozart, caduto in depressione e nell'alcol dopo la morte del padre, accetta e si dà da fare per accontentare la richiesta del visitatore misterioso, necessitando di quel denaro per salvare le sorti della propria famiglia. Una sera la moglie, stufa di vedere il marito pensare solo a scrivere, bere e a divertirsi, se ne va con il figlio.
Nel frattempo l'amico Emanuel Schikaneder gli commissiona un'opera popolare, Il flauto magico, nella quale egli stesso si sarebbe esibito pressando Mozart affinché la sua richiesta venga esaudita al più presto. Le condizioni psicofisiche del compositore però vacillano per il troppo lavoro sin quando, non ha un collasso nel teatro, dopo l'esecuzione dell aria Regina della Notte (ispirata dal labiale della suocera che inveiva contro di lui dopo la fuga di Costanza).
Scortato a casa da Salieri, Mozart chiede aiuto per continuare a scrivere la partitura del Requiem e così il compositore italiano si offre di aiutarlo. In un rarissimo momento di collaborazione, Salieri ha un'ultima prova del genio di Mozart e della propria inferiorità rispetto al rivale, non riuscendo neppure a stare dietro alla dettatura dello spartito. Sul letto di morte, Mozart ringrazia e chiede perdono a Salieri per non essere mai riuscito a comprendere fino in fondo quanto egli apprezzasse la sua musica. La mattina dopo, Costanza torna a casa, ma il compositore ha solo il tempo di dare un'ultima fugace occhiata alla moglie e al figlioletto prima di spirare, senza essere riuscito a portare a termine la partitura del Requiem. Successivamente, dopo il funerale, al quale sono presenti, oltre a Costanza e Salieri, anche Lorl, il barone Van Swieten e Caterina Cavalieri, viene seppellito in una squallida fossa comune. Il piano di Salieri è fallito: Dio ha comunque vinto su di lui, avendo chiamato a sé il suo beniamino e costretto lui a vivere per torturarlo per i successivi 32 anni, costringendolo ad assistere al suo disfacimento e all'oblio nel quale è caduta la sua musica rispetto a quella di Mozart, che nei secoli a venire verrà sempre ricordata e celebrata.
Tornato al presente, all'alba di un nuovo giorno passato in manicomio, Salieri conclude il racconto autoproclamandosi campione e santo patrono dei mediocri, pronunciando la frase: "Mediocri, ovunque voi siate, io vi assolvo...io vi assolvo...io vi assolvo...io vi assolvo tutti." mentre la rumorosa ed esuberante risata del rivale riecheggia nella sua mente.
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