Il “buy American” di Christine Lagarde | Alessandro Volpi

1 month ago
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Nel 2023, l’Unione Europea ha accumulato nella componente relativa ai beni un avanzo di bilancia commerciale con gli Stati Uniti pari a 155,8 miliardi di euro, frutto di 502,3 miliardi di esportazioni e 346,5 miliardi di importazioni. Quanto ai servizi, sono invece gli Stati Uniti a registrare un surplus, pari a 104 miliardi di euro e frutto di 396,4 miliardi di esportazioni e 292,4 miliardi di importazioni. Complessivamente, l’Unione Europea ha registrato un avanzo con gli Stati Uniti dell’ordine di 51,8 miliardi di euro. Questi ultimi rappresentano attualmente il principale partner commerciale dell’Unione Europea (con un peso del 16,7% del totale, contro il 14,6% totalizzato dalla Cina, il 10,1% dal Regno Unito e il 6,4% dalla Svizzera). A sua volta, l’Unione Europea rappresenta il principale partner commerciale degli Stati Uniti (con un peso del 18,6%, contro il 15,7% totalizzato dal Messico, il 15,2% dal Canada e l’11,3% dalla Cina). Si tratta di dati inequivocabili, coerenti con una tendenza di fondo segnata da un incremento costante del commercio transatlantico che nell’arco di dieci anni è più che duplicato come volume complessivo, passando da 410,7 a 848,9 miliardi di euro. In questo contesto, Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea con trascorsi a capo del Fondo Monetario Internazionale e del Ministero delle Finanze francese, ha dichiarato urbi et orbi che l’unica via per scongiurare la prospettiva protezionistica a cui l’amministrazione Trump sembra intenzionata a dare concretezza nei confronti dell’Unione Europea consisterebbe nell’incrementare le importazioni dagli Stati Uniti. La composizione dell’import europeo dagli Stati Uniti relativa al 2023 vede primeggiare la categoria di petrolio e derivati (oltre 40 miliardi di euro), seguita da prodotti medicinali (quasi 35 miliardi), gas naturale (poco meno di 30 miliardi) e componenti non elettriche afferenti alla motoristica (circa 25 miliardi). Non è quindi ben chiaro in quali segmenti merceologici si dovrebbe concentrare l’aumento delle importazioni dagli Stati Uniti invocato dalla Lagarde, la quale si è peraltro ben guardata dal rilevare i relativi contraccolpi sull’Europa in termini di inflazione e ulteriore dissesto delle filiere produttive. La Lagarde perora quindi la causa della compressione dell’avanzo commerciale che il Vecchio Continente ha nei confronti degli Stati Uniti mentre la Commissione Europea continua a porre l’accento sulla necessità tassativa di costituire fondi europei in grado di frenare il drenaggio del risparmio europeo ad opera prevalentemente di BlackRock, Vanguard e State Streets. Parliamo di tutto questo assieme ad Alessandro Volpi, saggista e docente di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa.

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