A che gioco sta giocando l’Occidente? | Maurizio Boni

15 days ago
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Lo scorso 18 novembre, sulla grande stampa occidentale sono comparse indiscrezioni circa la concessione da parte degli Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna del via libera a Kiev per l’impiego di missili Atacms e Storm Shadow contro il territorio russo, come ritorsione rispetto al dispiegamento di migliaia di soldati nordcoreani all’interno della Federazione Russa. La decisione, assunta con due mesi di anticipo rispetto all’insediamento dell’amministrazione Trump, ha portato le forze armate ucraine a ad avvalersi dei vettori occidentali contro obiettivi situati presso gli oblast’ russi di Briansk e Kursk. Dal momento che sia gli Atacms che gli Storm Shadow possono essere utilizzati soltanto da personale specializzato statunitense, francese e britannico, gli attacchi ucraini implicano automaticamente un incremento del coinvolgimento nel conflitto degli sponsor occidentali dell’Ucraina. A cui Mosca ha risposto anzitutto con la sottoscrizione, da parte del presidente Putin, del decreto che aggiorna la dottrina nucleare russa. Nel documento si afferma che Mosca prenderebbe in considerazione il ricorso all’arma atomica in caso di aggressione convenzionale contro la Federazione Russa e la Repubblica di Bielorussia, nell’eventualità che si venga a determinare una minaccia alle sovranità e/o integrità territoriali delle due nazioni. La revisione della dottrina nucleare russa è stata quindi seguita da un’intensificazione degli attacchi missilistici contro l’Ucraina, e dal lancio contro un impianto produttivo di Dnipro di un Orešnik, un missile balistico ipersonico a raggio intermedio e testata multipla di cui nessuno in Occidente conosceva l’esistenza. Sebbene vi fossero state installate cariche esplosive di tipo convenzionale, il vettore è progettato per trasportare anche testate nucleari. Si tratta di un messaggio difficilmente equivocabile, che il presidente Putin si è comunque premurati di chiarire ulteriormente sottolineando che la Gran Bretagna è ormai parte attiva nel conflitto e che «stiamo testando in condizioni di combattimento il sistema missilistico Orešnik in risposta alle azioni aggressive dei Paesi della Nato contro la Russia. La questione dell’ulteriore dispiegamento di missili a medio e corto raggio sarà decisa da noi a seconda delle azioni degli Stati Uniti e dei loro satelliti […]. Ci consideriamo autorizzati a usare le nostre armi contro le strutture militari di quei Paesi che permettono di usare le loro armi contro le nostre strutture, e in caso di escalation reagiremo in maniera decisa e speculare. Raccomando alle élite al potere di quei Paesi che stanno pianificando di utilizzare i loro contingenti militari contro la Russia di riflettere seriamente su questo punto». Significativamente, Trump non ha commentato la decisione di Biden di autorizzare l’Ucraina ad impiegare gli Atacms contro il territorio russo. Esternazioni fortemente critiche sul punto sono state tuttavia formulate da alcuni elementi a lui vicinissimi come suo figlio Donald jr. e Richard Grenell, mentre il nuovo consigliere per la Sicurezza Nazionale Mike Waltz si è limitato a dichiarare a «Fox News» che la compagine di governo selezionata dal presidente eletto intende lavorare con l’amministrazione uscente per raggiungere un accordo tra Ucraina e Russia, esprimendo «preoccupazione per l’attuale escalation». «Il presidente Trump – ha spiegato Waltz – è stato molto chiaro sul fatto che dobbiamo porre fine a questo conflitto. Quello che dobbiamo discutere è chi si siederà al tavolo, se si tratterà di un accordo o di una tregua, e come possiamo portare entrambe le parti al tavolo». Per «Bloomberg», invece, la decisione di autorizzare Kiev ad impiegare missili Atacms rappresenterebbe una sorta di “favore” attraverso cui il presidente uscente avrebbe assicurato una nuova merce di scambio a quello entrante in vista dei negoziati. Parliamo di tutto questo assieme a Maurizio Boni, generale di corpo d’armata, giornalista, saggista e collaboratore della rivista «Analisi Difesa». È stato il vice-comandante dell’Allied Rapid Reaction Corps di Innsworth (Gran Bretagna), capo di Stato Maggiore del Nato Rapid Reaction Corps Italy di Solbiate Olona, nonché capo reparto pianificazione e politica militare dell’Allied Joint Force Command Lisbon a Oeiras (Portogallo). Ha comandato la brigata Pozzuolo del Friuli, l’Italian Joint Force Headquarters di Roma, il Centro Simulazione e Validazione dell’Esercito a Civitavecchia e il Reggimento Artiglieria a cavallo a Milano ed è stato capo ufficio addestramento dello Stato Maggiore dell’Esercito e vice-caporeparto operazioni del Comando Operativo di Vertice Interforze a Roma.

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