Cosa ha promesso il governo di Kiev agli Stati Uniti? | Francesco Dall’Aglio

1 month ago
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Lo scorso 18 novembre, sulla grande stampa occidentale sono comparse indiscrezioni circa la concessione da parte degli Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna del via libera a Kiev per l’impiego di missili a lungo raggio contro il territorio russo, come ritorsione rispetto al dispiegamento di migliaia di soldati nordcoreani all’interno della Federazione Russa. La decisione, mai confermata ufficialmente ma assunta de facto a due mesi di anticipo rispetto all’insediamento dell’amministrazione Trump, ha portato le forze armate ucraine a lanciare missili Atacms e Storm Shadow contro obiettivi situati presso gli oblast’ russi di Briansk e Kursk. Gli attacchi implicano inesorabilmente un incremento del coinvolgimento nel conflitto degli sponsor occidentali dell’ucraina, ed sono stati sferrati in concomitanza con la sottoscrizione da parte del presidente Putin del decreto che aggiorna la dottrina nucleare russa. Nel documento si afferma che Mosca prenderebbe in considerazione il ricorso all’arma atomica in caso di aggressione convenzionale contro la Federazione Russa e la Repubblica di Bielorussia, nell’eventualità che si venga a determinare una minaccia alle sovranità e/o integrità territoriali delle due nazioni. La svolta varata dall’amministrazione Biden, seguita a strettissimo giro di boa da una serie di bombardamenti intensivi russi sul territorio ucraino e dalla chiusura di diverse ambasciate occidentali a Kiev, è stato oggetto di aspre critiche da parte dei personaggi più vicini a Trump che lo identificano come un formidabile ostacolo rispetto al raggiungimento degli obiettivi dichiarati dal presidente eletto, mentre «Bloomberg» afferma il contrario sostenendo che, attraverso questa decisione, il presidente uscente avrebbe assicurato una nuova merce di scambio a quello entrante. Il quale si accinge a completare la formazione della propria squadra di governo, suscitando critiche e polemiche d’ogni sorta per il genere di profili selezionati. Sul campo di battaglia, l’esercito russo continua ad avanzare, mentre il consigliere per la sicurezza Nazionale Jake Sullivan afferma che l’Ucraina necessita maggiormente di una massiccia mobilitazione militare che non di ulteriori forniture di munizioni statunitensi. Parliamo di tutto questo assieme a Francesco Dall’Aglio, medievista, saggista, ricercatore presso l’Istituto di Studi Storici al Dipartimento di storia medievale della Accademia delle Scienze di Sofia e gestore del canale Telegram «War Room».

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