La scommessa di Netanyahu, tra geopolitica e fanatismo | Antonio Evangelista

2 months ago
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Pochi giorni dopo lo scatenamento dell’operazione che ha portato all’esplosione di migliaia di cercapersone, walkie-talkie ed apparecchiature elettroniche di vario genere in possesso di altrettanti cittadini libanesi, Israele ha attaccato pesantemente il Libano prendendo di mira quartieri residenziali, infrastrutture e i vertici sia civili che militari di Hezbollah. Il 27 settembre, il segretario generale del Partito di Dio Hassan Nasrallah è morto in seguito a un pesantissimo attacco sferrato da Israele, che ha anche proceduto al bombardamento dei territori yemenita e siriano. A sua volta, il Partito di Dio ha risposto con il lancio di un nugolo di missili in territorio israeliano, in attesa che l’Israeli Defense Force lanciasse l’invasione di terra (denominata “Frecce del Nord”). Una volta entrati in territorio libanese, i soldati dell’Israeli Defense Force hanno subito diverse imboscate subendo morti, feriti e distruzione di mezzi. L’1 ottobre, il governo di Teheran, sottoposto a forti pressioni sia interne che esterne in seguito all’assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh, si è mobilitato sferrando l’Operazione True Promise-2. Nell’arco di qualche decina di minuti, dall’Iran sono partiti poco meno di duecento missili balistici contro il territorio israeliano, diversi dei quali hanno – a dispetto delle dichiarazioni di vertici di Tsahal – “bucato” le difese aeree di Tel Aviv colpendo obiettivi disseminati in tutto il Paese. Teheran ha quindi dichiarato lo stato di guerra, e messo in chiaro che le forze missilistiche iraniane bersaglieranno tutte le infrastrutture israeliane qualora Netanyahu ordini una contro-rappresaglia. Il sempre ben informato Barak Ravid scrive su «Axios» che, stando a quanto riferitogli alcune fonti interne al governo di Tel Aviv, gli Stati Uniti sarebbero a favore di una risposta “misurata” da parte di Israele. Per il momento, Israele continua a bombardare pesantemente Beirut, e a effettuare raid in Siria in prossimità della base russa di Hmeimim. Cosa possiamo aspettarci? Proviamo a comprenderlo assieme ad Antonio Evangelista, saggista e funzionario di Polizia con all’attivo incarichi operativi per conto delle Nazioni Unite, dell’Unione Europa e del governo italiano nei Balcani. In qualità di esperto di antiterrorismo in forza all’Interpol, è stato assegnato a Giordania e regione circostante dal 2015 al 2022. Tra il settembre e il dicembre 1982 ha prestato servizio come paracadutista di pattuglia presso i campi profughi Sabra e Châtila, dove pochi giorni prima si era consumato il terribile massacro di palestinesi e sciiti libanesi perpetrato dai falangisti cristiano-maroniti di Elie Hobeika sotto la supervisione de facto delle formazioni israeliane guidate dal generale Ariel Sharon.

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