5 culti pagani che venerano il pene e la vagina oltre la massoneria DOCUMENTARIO i culti pagani che coinvolgono il simbolismo degli organi sessuali maschili e femminili collegati alla fertilità del terreno sono chiamati culti fallici

10 months ago
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Con simbolismo fallico s'identifica una rappresentazione simbolica dell'organo sessuale maschile in erezione,è spesso associata al CULTO DELLA FERTILITà DEL TERRENO PAGANO PER LA COLTIVAZIONE DEI CAMPI DA COLTIVARE..https://rumble.com/v4defnh-la-sodomia-degli-antichi-popoli-pagani-greciromanicananeiceltiindiani https://rumble.com/v4dfqvi-la-sodomia-nellantica-roma-e-nei-culti-pagani
https://it.wikipedia.org/wiki/Simbolismo_fallico
In origine, nelle religioni pagane, il fallo era il simbolo cosmogonico del membro virile in erezione, cui venivano dedicati riti e preghiere, e per secoli è stato oggetto di potere, tabù, mistero.
Nell'antichità si ritrovano in ogni parte del mondo moltissime tracce dell'adorazione del fallo-pene, che non veniva affatto considerato un'"oscenità" come è stato poi dal Medioevo in poi, ma anzi una rappresentazione spesso religiosa: gli obelischi in Egitto, i monumenti di Delo, le costruzioni falliche in Persia e Fenicia, le torri d'Irlanda e Scozia, i monoliti in Francia e Corsica, i sassi piantati a Cuzco o nelle Indie, alcuni edifici Polinesiani e Giapponesi, alcune monete macedoni, le tombe etrusche, i Dolmen in Gran Bretagna, Sardegna, Malta e Spagna, i cippi agricoli in Puglia, Albania e Grecia oltre a testimonianze sulla religione orgiastica di Dioniso e nei baccanali.

Del culto vero e proprio se ne sa molto poco, ma le pitture della Villa dei Misteri a Pompei, anche se riproduzioni tardive (5 secoli dopo), per esempio ci danno un'idea dei riti antichi romani.

Tutto ciò che si erige, quindi, sembra essere un riferimento fallico, almeno secondo l'interpretazione di Sigmund Freud, ora confutata su più fronti e da vari autori.
Questa energia incontrollabile tramutò completamente all'arrivo del Cristianesimo, che affermava la superiorità di Dio sull'uomo. Tuttavia diversi Papi Cattolici eressero a loro volta obelischi, sicuramente senza nemmeno sapere che cosa queste strutture rappresentassero all'inizio: Papa Sisto V durante il suo papato (1585-1590) fu artefice dell'erezione di 4 obelischi, fra cui l'Obelisco Vaticano, il più alto dei quattro (è alto 40 metri e pesa 1500 quintali), che si erge tuttora in Piazza San Pietro a Roma, al centro dell'immenso colonnato del Bernini di fronte alla Basilica di San Pietro in Vaticano.
Nell'antichissima religione egizia, il fallo svolge un ruolo di primaria importanza, specialmente nel culto del dio Osiride: quando il corpo del dio dell'oltretomba fu tagliato in 14 pezzi da Seth, questi vennero sparpagliati per tutto il paese, tanto che la moglie-sorella Iside dovette andare a recuperarli uno per uno, con forza formidabile; non ritrovò però il pene del marito, che era stato inghiottito da un pesce (così com'è narrato nel mito di Iside e Osiride).

Presumibilmente la dea lo sostituì quindi con una sua rappresentazione in legno.

Il dio Min è stato spesso raffigurato come itifallico, cioè con pene eretto, e veniva celebrato spesso dai docenti nell'insegnare la sessualità ai bambini.
Min (in egizioː mnw[1]) è una divinità egizia appartenente alla religione dell'antico Egitto, il cui culto ebbe origine in epoca predinastica (IV millennio a.C.)[2]. Veniva raffigurato in varie forme, ma più di frequente con aspetto umano, con il pene eretto (itifallico) stretto nella mano destra e la mano sinistra alzata (forse per suggerire la penetrazione o come gesto minaccioso verso i propri nemici[3]), con un flagello. Era il dio della fertilità, della riproduzione, del raccolto, del principio maschile e della virilità, particolarmente venerato a Copto, nell'Alto Egitto[4] e, fino al Medio Regno, comunemente fuso a Horus (Min-Horus)[5]. Assimilato ad Amon nella teologia tebana, in virtù di tale accostamento era venerato come un dio creatore capace di generare, mediante la propria potenza sessuale, la vita
https://it.wikipedia.org/wiki/Min_(mitologia)
I simboli di Min erano un toro bianco (chiamato Toro dal Grande Fallo), una freccia dentata e la lattuga. Gli egizi credevano che la lattuga fosse un afrodisiaco; siccome le varietà di questa pianta presenti nella valle del Nilo crescevano alte e strette e, se strofinate, rilasciavano una sostanza bianca, simile al latte, ma assimilata allo sperma, così come le altre caratteristiche fisiche ricordavano, agli egizi, i genitali maschili[9]. Ancora durante la dominazione romana dell'Egitto, l'imperatore (ma anche faraone) Augusto fu raffigurato, nel tempio di Kalabsha, nell'atto di offrire lattughe al dio Min[8].

Esistono anche raffigurazioni di dee guerriere con il peculiare corpo di Min (incluso il fallo), il che portò a immagini di Min con la testa di leonessa tipica di Sekhmet. Così compare, per esempio, nel tempio di Khonsu a Karnak, mentre viene adorato da Ramesse IV[10].

A causa della vistosa erezione presente nella maggior parte delle raffigurazioni, molti dipinti, rilievi o statue di Min furono vandalizzati o censurati nel corso dei millenni, a partire dell'epoca cristiana fino al XIX secol
egno che il culto di questo dio è uno dei più antichi della storia egizia; i colossi scoperti da Petrie sono il primo esempio conosciuto di statuaria egizia di grandi dimensioni[7]. Min compare forse nei Testi delle piramidi, risalenti alla V e VI dinastia (complessivamenteː 2510 a.C. - 2192 a.C.[12]), non menzionato per nome, ma tramite l'epiteto Colui il cui braccio è levato a Occidente che si adatta alla tradizionale iconografia del dio[13]. La sua importanza crebbe nel Medio Regno (2055 a.C. - 1650 a.C.[14]), quando venne talvolta fuso a Horus, formando la divinità Min-Horu
Quando l'Egitto conquistò Kush, la principale divinità dei kushiti fu assimilata ad Amon. La divinità kushita aveva la testa di un lanoso ariete dalle corna ricurve; Amon gli fu accostato anche iconograficamente. Poiché gli arieti erano simbolo di virilità e prestanza sessuale, Amon divenne anche un dio della fertilità, assorbendo l'identità del dio Min[15]. Ne derivò il dio Amon-Min. Questa correlazione con la virilità gli valse l'epiteto di Kamutef, che significa Toro di Sua Madre[8], forma in cui compare sulle pareti di Karnak, itifallico e munito di flagello, così come veniva rappresentato Min. Il tabernacolo della statua di Min era sormontato da due corna di toro[13].

Come principale divinità della fertilità e, probabilmente, dei riti orgiastici, Min fu identificato dai greci con il dio Panː Akhmim, uno dei centri del culto di Min[16], fu ribattezzata Panopoli, città di Pan
Come dio della potenza sessuale maschile, Min era specialmente onorato nel corso dell'incoronazione del faraone nel Nuovo Regno, cerimonia durante la quale sembra che il sovrano dovesse spargere il proprio seme. Si ritiene che tale azione fosse simboleggiata dallo spargimento di semi di piante, ma non mancano teorie controverse secondo le quali il faraone avrebbe dovuto dimostrare di essere in grado di eiaculare, assicurando così l'annuale piena del Nilo, determinante per la prosperità dell'Egitto. Quando generava un erede, il re veniva paragonato a Min[7].

Era inoltre un dio lunare, invocato in quest'aspetto con l'epiteto di Protettore della Luna. Gli ultimi giorni del calendario lunare gli erano sacri, e in epoca tolemaica gli fu perfino dedicato il quinto mese dell'anno[7].

Il culto di Min era molto sentito a Copto e ad Akhmim (Panopoli), nell'Alto Egitto, dove si svolgevano grandi feste, con presentazioni di offerte, in occasione della processione che portava la sua statua fuori dal tempio attraverso i campi[2]. A dispetto del suo ruolo di dio della fertilità e della sessualità, Min era anche associato al deserto orientale, e per questo invocato anche come patrono delle carovane[7].

Kamutef
Kamutef era l'epiteto, che significa Toro di Sua Madre, dato alle divinità Min e Amon. In geroglifico si indicava con:

E1 G14 X1
I9
traslitteratoː k3mwtf. L'epiteto di Colui Che Si accoppia con la Madre nacque durante il Nuovo Regno e può riferirsi a Iside madre di Horus-Min oppure ad Amonet.Min fu assimilato anche a Ra,
Lo storico greco Callisseno di Rodi racconta di aver visto, mentre si trovava ad Alessandria d'Egitto nel 275 a.C., una festa dionisiaca, durante la quale un fallo d'oro lungo addirittura 60 metri con in cima una stella d'oro fu portato in processione per tutta la città, davanti a mezzo milione di persone che intonavano inni in suo onore.

Mesopotamia e Medio Oriente
Per i Babilonesi, il dio Enki aveva creato i due fiumi della Mesopotamia il Tigri e l'Eufrate proprio grazie alla forza del suo pene.

Gli Assiri e i Fenici invece adoravano Kmul, divinità dall'enorme membro e perciò potente generatore della vita.

Nella biblica Canaan i re mangiavano il pene del predecessore per assimilarne il potere.

Il satirico Persio, per designare i testicoli, usò proprio un diminutivo di testes (plurale), quasi a significare i due testimoni dell'atto sessuale (per questo uso cfr. anche il poeta rinascimentale Pietro Aretino). Da qui derivano i termini presenti nella lingua italiana "testicoli" e "testimone", dalla stessa radice etimologica.
Nel mondo antico e classico e poi nella cultura greco-romana, il fallo era ritenuto l'origine della vita, e perciò nulla di cui provare vergogna ma anzi da lodare, in quanto considerato il generatore del seme: a ciò è dovuta la leggenda secondo cui le antiche civiltà lo trasformano in divinità.

Figurina fittile di un guerriero itifallico
Antica Grecia
Nella tradizione derivante dalla mitologia greca il dio Ermes, signore dei confini e degli scambi commerciali (comunemente denominato "messaggero degli dei") è considerato una divinità fallica dall'associazione con le rappresentazioni che ne vengono fatte sulle erme, grandi pilastri fallici. Lo stesso figlio del dio, il mezzo-capro Pan, è stato spesso raffigurato come avente un fallo eretto di dimensioni esagerate.

Rappresentazione di un atto votivo a Priapo
Priapo è un dio greco della fertilità il cui simbolo è un grande fallo eretto; dal suo nome deriverà anche il termine medico priapismo, disturbo consistente in un'incontrollabile erezione. Questo figlio di Afrodite e Dioniso (o Adone, a seconda delle differenti versioni del mito originale), è il protettore del bestiame, della piante da frutto e dei giardini, oltre che dei genitali maschili. Priapo, originario forse del Mar Nero, si trasferì prima in Grecia e poi a Roma, dove si confuse con il dio locale Mutinus Tutunus e a volte persino con lo stesso Pan (entrambi fanno difatti parte del grande corteo dionisiaco). A Roma, ove assunse l'aspetto di un satiro, si celebravano in suo onore i Lupercali.

I Greci celebravano le falloforie, processioni in cui enormi falli erano trasportati durante riti per incrementare i raccolti agricoli.

Antica Roma

Tintinnabulum pompeiano a forma di fallo volante.
Nell'arte romana, il fallo veniva spesso raffigurato in affreschi e mosaici, generalmente posti anche all'ingresso di ville ed abitazioni patrizie. Il pene eretto era infatti considerato un amuleto contro invidia e malocchio. Inoltre, il culto del membro virile eretto, nella Roma antica era molto diffuso tra le matrone di estrazione patrizia a propiziare la loro fecondità e capacità di generare la continuità della gens. Per questo, il fallo veniva usato anche come monile da portare al collo o al braccio. Sempre a Roma, le vergini patrizie, prima di contrarre matrimonio, facevano una particolare preghiera a Priapo, affinché rendesse piacevole la loro prima notte di nozze

Onnipresente nella cultura romana, in particolare sotto forma di fascinus. Le rovine dell'antica Pompei hanno portato alla luce i tintinnabula (Tintinnabulum) , una specie di sonaglio azionato dal vento e composto da più campanelle legate ad un'unica struttura dalle caratteristiche forme falliche; venivano usati per scongiurare le influenze malevoli: la statue di Priapo custodivano in modo simile i giardini privati delle ville patrizie.

I bambini e ragazzini romani portavano con sé la bulla, un amuleto indossato come medaglione contenente un fascinus fallico, questo fino a quando non entravano formalmente nell'età della giovinezza. Secondo Agostino di Ippona il culto del pater Liber, che presiedeva l'ingresso del cittadino nella virilità politica e sessuale, coinvolgeva anche il fallo.

La divinità fallica Mutunus Tutunus presiedeva al sesso coniugale. Un fallo sacro è stato tra gli oggetti di vitale importanza per la sicurezza dello Stato romano e veniva conservato gelosamente dalle vestali.

Ancora oggi la città greca di antico dominio romano di Tyrnavos tiene ogni anno una processione fallica o "parata del pene-phallika", un evento tradizionale che si svolge durante i primi giorni della Quaresima.[5]

Tempio di Shiva in forma di Linga a Bangalore.

Un linga
India
Nella cultura Yoga il dio Shiva è considerato "Adi Yogi" (colui che ha imparato lo Yoga) e "Adi Guru" (primo maestro); egli è il primo praticante yogin e il primo Guru della scienza yogica. Nei suoi insegnamenti il dio dà istruzioni molto dirette sulle tecniche per liberare l'anima incarnata dalle limitazioni di corpo e mente e farle vivere la sua vera natura beata; Shiva è considerato con e senza forma ad un tempo: lo Shiva descritto con una forma viene adorato attraverso tutto un sistema di rituali sviluppatisi attorno a lui.

Prove di culti indiani nei confronti di pietre simil-falliche risalgono alla preistoria. Forme di pietra con diverse varietà di "teste" stilizzate o di glande, si ritrovano in molti templi antichi; il celebre lingam conservato nel tempio di Parashurameshwar nel distretto di Chitoor dello Stato dell'Andhra Pradesh, meglio conosciuto come "Gudimallam Linga", è alto circa un metro e mezzo scolpito in una pietra di granito nero lucidato. Risalente al 2300 a.C. è uno dei linga esistenti del periodo pre-buddhista.

Il linga gigante, cilindro fallico quasi naturalistico, si distingue per la sua prominenza bulbosa a forma di glande, ed una forma antropomorfa dell'avatara Parashurama ne è scolpita in rilievo. Nel corso dei secoli lo Shivalingam è divenuto tendenzialmente sempre più stilizzato e ovoidale, rispetto a quelli precedenti il VI secolo i quali mostrano una maggior propensione allo stile naturalistico.

Etimologia
"La prova linguistica indica che gli Indù post-vedici non solo hanno adottato la tradizione cultuale del linga dai popoli prevedici non ariani, ma che anche il termine stesso è originario delle lingue austriche"[6] Chakravartin dice inoltre che la parola entrò nella lingua sanscrita assieme a langula-coda, derivazioni della stessa sillaba-radice lang.

Se questa correlazione è accettata sulla base dell'evidente vicinanza fonetica delle parole linga-langula, allora non è difficile riconoscerne neppure l'evoluzione semantica in langul-vomere: l'utilizzo del fallo o organo generativo maschile e l'utilizzo di uno strumento atto a coltivare la terra e fertilizzarla hanno un parallelo simbolico del tutto naturale e spontaneo, per la loro somiglianza sia esteriore che di significato (da una parte la procreazione umana col fallo, dall'altra la crescita della vegetazione col vomere).

Linga di pietra sono stati rinvenuti in diversi siti della civiltà dell'Indo e variano nel formato da quelli giganti di tre metri di lunghezza a pezzi molto piccoli; questi possono essere di steatite, pietra arenaria o argilla cotta ed alcuni i loro sono inconfondibili nella loro interpretazione naturalistica. Il culto fallico si è diffuso nel subcontinente indiano a partire dal periodo Calcolitico ed è stato immediatamente associato ai riti magici religiosi di quel tempo.

Indonesia
Nell'arcipelago indonesiano il linga fallico e la yoni femminile rimangono simboli comuni di armonia. Il palazzo del sultano-kraton di Kasepuhan, nella provincia di Giava Occidentale, possiede un certo numero di sculture linga-yoni lungo le sue pareti. Secondo le cronache indonesiane di "Babad Tanah Jawi" (Storia della terra di Java) il principe Puger si guadagnò il potere regale divino ingerendo lo sperma direttamente dal fallo del suo predecessore il sultano Amangkurat II di Mataram (1677-1703)[7][8].

Simbolo fallico dipinto sulle pareti di un'odierna casa bhutanese
Bhutan
Il fallo è comunemente raffigurato nei dipinti in Bhutan: lo si usa ancora oggi per spaventare e scacciar via gli spiriti maligni.

Giappone
Il santuario di "Mara Kannon" a Nagato, nella prefettura di Yamaguchi, è uno dei tanti santuari della fertilità presenti in Giappone esistenti ancor oggi. L'adorazione del fallo era storicamente diffusa ed è presente nei festival "Danjiri Matsuri"[9] a Kishiwada, nel Kanamara Matsuri (la festa scintoista del "pene di ferro") a Kawasaki e nell'Hōnen Matsuri a Komari.

Antica Scandinavia
Il dio della mitologia norrena Freyr è una divinità fallica che rappresenta la fertilità maschile e l'amore sessuale.

Il racconto di "Völsa þáttr" (narrato nel Flateyjarbók e facente parte del Heimskringla) del IX secolo descrive una famiglia norvegese che adora il pene di un cavallo che hanno conservato.

Alcune figure scultoree in pietra, come ad esempio la stele di Stora Hammar e la stele di Tängelgårda, erano di forma fallica.

A Reykjavík si trova il museo fallologico islandese dedicato alle rappresentazioni artistiche dell'organo sessuale maschile.

Balcani
Kuker è la divinità che personifica la fertilità e a volte assume personalità molteplice. In Bulgaria, uno spettacolo rituale di primavera (una sorta di carnevale della tradizione Kukeri) avviene dopo la messa in scena di uno spettacolo teatrale, in cui il ruolo di Kuker viene interpretato da un uomo abbigliato come piccolo caprone: indossa una maschera cornuta ed è cinto in vita con un grosso fallo di legno.
Durante il rito vari atti fisiologici sono interpretati, tra cui il rapporto sessuale nella sua qualità di simbolo del matrimonio sacro del dio, mentre la moglie simbolica che appare in stato di gravidanza mima i dolori del parto. Questo rituale inaugura i lavori dei campi - aratura e semina - ed è effettuato con la partecipazione di numerosi personaggi allegorici, tra i quali l'imperatore e il suo seguito[10].

Vaso peruviano di uso funerario.
America precolombiana
Le figure di Kokopelli e Itzamnà tra le civiltà precolombiane includono spesso contenuti fallici. Inoltre, più di 40 grandi sculture monolitiche (Xkeptunich) sono stati documentati in siti Maya, con la maggioranza degli esempi presenti nella regione Puuc dello Yucatán[11]. Uxmal possiede la più grande collezione di sculture, ben 11; inoltre una scultura che misura 320cm di altezza, con un diametro alla base di 44cm, è stata rinvenuta a Almuchil[12].

Antichi amuleti propiziatori di arte gallo-romana di forma fallica
Cristianesimo

Circoncisione di Cristo (dettaglio) di Friedrich Herlin
Santo Prepuzio secondo il Vangelo di Luca è uno dei tanti reliquie attribuite a Gesù, un prodotto della circoncisione di Gesù. Secondo la tradizione ebraica, otto giorni (secondo il calcolo degli intervalli di giorni semitico e dell'Europa meridionale) dopo la sua nascita, l'occasione in cui al bambino è stato formalmente dato il nome."[13]

La circoncisione di Gesù è stata tradizionalmente vista come la prima volta che il sangue di Cristo è stato versato, e quindi l'inizio del processo di redenzione dell'uomo, e una dimostrazione che Cristo era completamente umano.

In vari momenti della storia, un certo numero di chiese in Europa hanno affermato di possedere il prepuzio di Gesù, a volte contemporaneamente. Ad essa sono stati attribuiti vari poteri miracolosi. Leo Allatius, secondo quanto riferito è arrivato al punto di sostenere che il prepuzio è diventato gli anelli di Saturno
Nella "Ecclesia Gnostica Catholica (E.G.C.)", braccio ecclesiastico dell'Ordo Templi Orientis, fondata da Aleister Crowley, vi sono alcuni rituali che richiedono la pratica del consumo e ingestione di sperma durante la messa gnostica[15].

La Chiesa di San Priapo è una nuova religione nordamericana centrata sul culto del fallo. Fondata a Montréal nel 1980 da D.F. Cassidy, ha un suo seguito soprattutto tra uomini omosessuali canadesi e statunitensi; qui anche lo sperma viene trattato con la riverenza dovuta ed il suo consumo costituisce un atto di culto[16], essendo stimato come sacra causa della divina potenza vivificante.

L'iscrizione latina dice: qui abita la felicità.
Simbolo di potere
Per i Greci ed i Romani il pene era simbolo di potere: nell'antica Roma, spesso le dimensioni e la forma del pene agevolavano la carriera militare. Proprio tra i Romani, inoltre, il pene fungeva da portafortuna. Il fascinum era un amuleto fallico contro il malocchio da appendere al polso. Di qui deriva il gesto scaramantico di "toccarsi" (o di toccare il corno, a forma fallica) per attingere energia.

Tertulliano (150 d.C.-220 d.C.) diceva che durante l'orgasmo l'uomo perde una parte dell'anima: un modo antico di concepire l'energia umana, ma anche un'ammonizione morale.

Con l'avvento del Cattolicesimo, il fallo, da divinità, ovviamente divenne demoniaco. [senza fonte]: il pene, per Anselmo d'Aosta è la "verga del diavolo". Nessun organo, diceva sant'Agostino, è più corrotto del pene. Così nel Rinascimento papa Pio IV fece coprire gli attributi maschili a eletti e dannati nella Cappella Sistina di Michelangelo.
Dal fallo derivano le rappresentazioni dei cornetti delle superstizioni mediterranee (per esempio a Napoli).

I culti fallici sono sopravvissuti fino ad oggi, anche se mimetizzati sotto altre forme, come la Sagra dei gigli a Nola, la Corsa dei ceri a Gubbio e durante le feste di carnevale a Firenze (cfr. Vasco Pratolini in Cronache di poveri amanti).

Il fallo è spesso usato per pubblicizzare la pornografia, così come la vendita di contraccettivo. Viene utilizzato anche per provocazioni e scherzi[18] ed è il fulcro di molti spettacoli per adulti[19].

Il fallo ha avuto poi tutta una serie di nuove interpretazioni artistiche durante il XX secolo, stimolate in ciò dalle interpretazioni psicologico-psicoanalitiche. Un esempio è dato da Principessa X[20] dello scultore modernista rumeno Constantin Brâncuși: l'opera ha creato scandalo al Salon del 1919 in quanto rappresenta la caricatura della principessa Marie Bonaparte come grande fallo di bronzo scintillante dotato di testicoli gonfi.
L'artista ha voluto qui simboleggiare l'ossessione della Bonaparte per il pene e i suoi studi riguardanti l'orgasmo vaginale[21].

Esiste anche un concorso inaugurato nel 2003 che premia l'edificio più fallico costruito in ambito architettonico[22].

La rappresentazione di simboli fallici sotto forma di graffiti o disegni è frequentissima: quasi in ogni luogo in cui ci siano iscrizioni (ascensori, bagni pubblici, muri) è facile trovare immagini stilizzate di falli (detti ad esempio "paduli") a dimostrazione che la simbologia fallica sopravvive ancora, è diffusissima e fa parte dell'immaginario collettivo.
L'itifallo è il grosso simulacro del pene eretto che veniva condotto in processione nelle falloforie dell'antica Grecia. In questo contesto erano detti itifalli (ithyphalloi) anche gli stessi partecipanti alle processioni,[1] descritti da Ateneo[2] mentre con la testa cinta da ghirlande, in preda all'ebbrezza, innalzano i loro canti a Dioniso. I componimenti metrici intonati nelle falloforie sono detti carmi fallici o itifallici. Il ritmo itifallico è usato anche in componimenti diversi, sia come verso a sé, sia all'interno di altre forme metriche. Ad esempio in combinazione con un tetrametro dattilico forma il cosiddetto verso archilocheo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Itifallo
Termine colto, l'aggettivo itifallico si usa anche in riferimento alla produzione artistica, specie di area greca, sebbene rappresentazioni itifalliche siano presenti in varie altre culture: nel simbolismo dell'arte e della religione egizia, ad esempio, il dio Min è rappresentato con il fallo in erezione. Il termine è riferito soprattutto ai temi iconografici dell'arte e dell'artigianato antichi (statue, statuette, bronzetti, ex voto, pitture vascolari greche di ritualità comastiche, ecc.) che raffigurano un soggetto con il fallo in erezione; si parla in tali casi di statue, figure, satiri o sileni itifallici.

Un esempio di iconografia itifallica è costituita, nell'antichità Greca (soprattutto in Attica), dalle erme, pilastri di marmo sormontati da una testa scolpita a tutto tondo che raffigurava Ermes (da cui il nome), spesso accompagnate da un fallo propiziatorio scolpito.
Nel mondo greco classico, le falloforie, dette anche fallagogie, erano processioni solenni in onore di Priapo e Dioniso nelle quali si trasportavano enormi falli di legno, accompagnando il corteo con canti tipici
https://it.wikipedia.org/wiki/Falloforia
Rituale
Nelle falloforie propiziatorie del raccolto, molto diffuse nel mondo agricolo dell'antica Grecia e poi in Italia e nei territori dominati dai Romani, le processioni con il fallo terminavano con una pioggia di acqua mista a miele e succo d'uva, indirizzata verso i campi, che rappresentava l'eiaculazione del seme origine della vita e quindi propiziava l'abbondanza del raccolto. Attestata la Falloforia nel territorio della regione tarantina (Foggiano/Taranto) così come documenta una kylix attica a vernice nera del secondo venticinquennio del V sec. a.C. con raffigurazione di Phallagoghìa dionisiaca, un rituale che risulta così attestato nell'ambito delle Dionisie rurali della campagna tarantina in età magno-greca. La kylix è stata presentata dall'archeologa Giovanna Bonivento Pupino nell'ambito di un importante convegno tarantino dedicato alla "Vigna di Dionysos -Vite, Vino e Culti in Magna Grecia" (citare come indicato in bibliografia).

Attraverso la legge di Evegoro (IV secolo a.C.), riportata da Demostene (21, 10 = Test. 108a), sappiamo che la processione dedicata a Dioniso era organizzata in un modo ben preciso: in primo luogo vi era la missio, cioè le persone adulte che aprivano il corteo; questi erano seguiti dai fanciulli, a loro volta seguiti dal κῶμος ( = Komos). Chiudevano la processione gli attori delle commedie e, infine, gli attori delle tragedie. Dunque, la posizione processionale nella quale veniva portato in processione il fallo di legno era esattamente il Komos[2].

Plutarco ci descrive una di queste processioni in campagna:
«in testa venivano portati un'anfora piena di vino misto a miele e un ramo di vite, poi c'era un uomo che trascinava un caprone per il sacrificio, seguito da uno con un cesto di fichi e infine le vergini portavano un fallo con cui venivano irrigati i campi.»

(De cupiditate divitiarum, VIII, 527 D)

Rilettura misterica
In ambito misteriosofico, il contesto mitico della festa viene riletto alla luce dello smembramento di Dioniso: il dio viene fatto a pezzi dai Titani e divorato, e solo un organo viene salvato e nascosto da Pallade Atena. Questo organo, che nel mito viene chiamato "cuore", secondo Karl Kerényi è una metafora per indicare la sua parte più importante, vale a dire il pene, vero simbolo della ζωή (zōḕ), la vita indistruttibile.

Nel mondo classico greco-romano, il fallo era infatti considerato il simbolo della vita per eccellenza, in quanto il pene è il generatore del seme. Nel rito fallico si sacrificava un caprone e se ne occultava il fallo, che poi nella processione veniva sostituito da un enorme simulacro di legno di fico.

L'architettura fallica crea consapevolmente o inconsciamente una rappresentazione simbolica del pene umano. [1] Gli edifici che assomigliano intenzionalmente o meno al pene umano sono una fonte di divertimento per la gente del posto e i turisti in vari luoghi del mondo. L'immaginario fallico intenzionale si trova nelle culture antiche e nei collegamenti alle culture antiche che si trovano nei manufatti tradizionali.

Gli antichi Greci e Romani celebravano feste falliche e costruirono un santuario con un fallo eretto in onore di Hermes, messaggero degli dei. Queste figure possono essere collegate all'antica divinità egizia Min, raffigurata con in mano il fallo eretto. Figure di donne con un fallo al posto della testa sono state trovate in tutta la Grecia e la Jugoslavia. Il simbolismo fallico era prevalente nella tradizione architettonica dell'antica Babilonia. Anche i Romani, che erano profondamente superstiziosi, usavano spesso immagini falliche nella loro architettura e negli oggetti domestici. Le antiche culture di molte parti dell'Estremo Oriente, tra cui l'Indonesia, l'India, la Corea e il Giappone, usavano il fallo come simbolo di fertilità nei motivi sui loro templi e in altri ambiti della vita quotidiana.

Gli studiosi di antropologia, sociologia e femminismo hanno ipotizzato una natura simbolica dell'architettura fallica, in particolare dei grandi grattacieli che dominano il paesaggio, presumibilmente come simboli del dominio maschile, del potere e dell'autorità politica. Torri e altre strutture verticali possono involontariamente o forse inconsciamente avere queste connotazioni. Ci sono molti esempi di architettura moderna che possono essere interpretati come fallici, ma pochissimi per i quali l'architetto ha specificamente citato o ammesso quel significato come un aspetto intenzionale del progetto.
https://en.wikipedia.org/wiki/Phallic_architecture
Il culto del fallo esiste fin dall'età della pietra ed era particolarmente diffuso durante il periodo neolitico e l'età del bronzo. [citazione necessaria]

L'architettura fallica divenne prominente nell'antico Egitto e in Grecia, dove i genitali e la sessualità umana ricevettero un alto grado di attenzione. Gli antichi greci onoravano il fallo e celebravano le feste falliche. [3] La divinità greco-romana Priapo era venerata come dio della fertilità, raffigurato con un fallo gigante in numerosi pezzi architettonici pubblici. [citazione necessaria]

I greci costruivano regolarmente un santuario che chiamavano "Herm" all'ingresso dei principali edifici pubblici, case e lungo le strade per onorare Hermes, messaggero degli dei. [4] I santuari in genere "prendevano la forma di un pilastro verticale sormontato dalla testa barbuta di un uomo e dalla superficie del pilastro sotto la testa, sporgeva un fallo eretto". [3] Si ritiene che abbiano cercato la loro ispirazione dagli antichi egizi e dalla loro immagine fallica di Min, il dio della valle, che era similmente "raffigurato come un re barbuto in piedi con il corpo semplificato, un braccio alzato, l'altra mano che tiene il suo fallo eretto". [3]

Erodoto, l'antico storico greco, documentò le donne che trasportavano grandi monumenti e ornamenti di forma fallica delle dimensioni di un corpo umano nei villaggi dell'antica Dionisia. [5] Sull'isola di Delo un pilastro sorregge un fallo colossale, simbolo di Dioniso. Si ritiene inoltre che i rilievi del fallo sugli edifici di tali siti fossero dispositivi apotropaici per scongiurare il male. [6] L'uso elaborato dell'architettura fallica e della scultura nell'antica società greca può essere visto anche in siti come Nea Nikomedeia nel nord della Grecia. Gli archeologi che scavavano nell'antica città hanno scoperto sculture in argilla di donne paffute con teste falliche e braccia conserte. [7]

Statuette simili di donne con teste di fallo del periodo neolitico sono state trovate in Grecia, Macedonia e parti dell'antica Jugoslavia. La stragrande maggioranza delle figurine della cultura Hamangia ha teste cilindriche a forma di fallo senza caratteristiche facciali, anche se alcune, in particolare della cultura egea, avevano pezzi scultorei fallici con teste falliche con naso schiacciato e occhi a fessura. [7] In queste parti del mondo antico, sono state costruite strutture simili a obelischi simili al pene umano, spesso con simboli fallici, che rappresentano la fertilità umana e affermano la sessualità maschile e l'orgasmo. [1] Il simbolismo fallico era prevalente nell'architettura dell'antica Babilonia, e nell'iconografia khametiana, l'obelisco era considerato il simbolo del fallo della terra maschile. [8] Gli stessi obelischi dell'antico Egitto avevano diverse funzioni, esistendo sia come riferimento al culto del sole che del fallo, rappresentando la fertilità e il potere. [citazione necessaria]

A sinistra: Priapo, il dio greco-romano della fertilità. Fu il soggetto di molte opere architettoniche nel mondo antico. A destra: una colonna fallica a Delos
Sebbene l'architettura fallica come pezzi singoli non fosse prevalente nell'antica Roma come lo era nell'antica Grecia o in Egitto, i romani erano profondamente superstiziosi e spesso introducevano componenti legati al fallo come pezzi architettonici e oggetti domestici. Gli archeologi che hanno portato alla luce un sito a Pompei hanno scoperto molti vasi, ornamenti e sculture che rivelano la preoccupazione per il fallo, portando alla luce anche un fallo di terracotta di 18 pollici che sporgeva da quella che si credeva fosse una panetteria con l'iscrizione, "Hic habitat felicitas" (qui abita la felicità), e molti romani indossavano amuleti fallo per scongiurare il malocchio. [10][11]

Il culto priapico tra le donne di Sicilia continuò fino al XVIII secolo; adorare oggetti votivi fallici e baciare tali offerte prima di deporle sull'altare nelle chiese. [9] Il feticismo con il fallo architettonicamente e in strumenti più piccoli era esibito anche da alcune sette gnostiche in epoca medievale, come i Manichei, ed era collegato al masochismo e al sadismo, una forma di flagellantismo religioso. [5] Monumenti fallici più piccoli a forma di idoli, persino vasi, anelli, recipienti per bere e gioielli sono stati ben documentati e potrebbero essere trovati all'interno delle chiese medievali d'Irlanda. [5]

A sinistra: la piramide di Candi Sukuh di Giava Orientale, Indonesia. A destra: una rappresentazione grafica di un fallo che entra in una vulva del tempio, una delle tante.
Nell'induismo, il trimurthi indù rappresenta Brahma, il creatore, Vishnu, il conservatore e Shiva, il distruttore. Shiva, la principale divinità in India, è sia il distruttore che si dice includa anche il suo ruolo di creazione; Questo ruolo di creazione è rappresentato dal simbolo fallico, noto come lingam, nella cui forma è adorato o nella forma della trinità maschile del pene e dei due testicoli. [12] Il linga, o fallo, è una caratteristica comune dei templi indù in tutta l'India, radicato come rilievi o altre forme. Il Tempio Brihadeeswarar di Tanjore nel Tamil Nadu, costruito durante la dinastia Chola, è dedicato a Shiva e presenta lingam tra le celle; è particolarmente rinomata per la sua "Sala dei Mille Linga". [13]

In Indonesia, il lingga fallico e la yoni femminile rimangono simboli comuni di armonia. Il Palazzo del Sultano di Kasepuhan, a Giava Occidentale, ha una serie di sculture lingga-yoni lungo le sue pareti. Secondo le cronache indonesiane del Babad Tanah Jawi, il principe Puger ottenne il potere regale da Dio, ingerendo sperma dal fallo del già morto sultano Amangkurat II di Mataram. [14][15]

Il tempio Candi Sukuh di Ngancar, Giava orientale, fu costruito nel X secolo ed è dedicato a Shiva. Il tempio ha numerosi rilievi che raffigurano graficamente la sessualità e la fertilità, tra cui diverse raffigurazioni in pietra di un pene e di una vulva che copulano. [16] È costituito da una piramide con rilievi e statue nella parte anteriore. Tra questi c'è una statua maschile che stringe il suo pene, con tre tartarughe dal guscio appiattito. [16] Il tempio una volta aveva una sorprendente rappresentazione di 1,82 metri (5'11,5 piedi) di lingga con quattro testicoli; questo è ora ospitato nel Museo Nazionale dell'Indonesia. Riferimenti fallici sono stati fatti anche nell'architettura khmer in Cambogia, e diversi templi khmer raffigurano il fallo in rilievi.

In Africa, gli antichi maliani, in particolare i reali di Djenne, decoravano i loro palazzi con fallo come pilastri e colonne all'ingresso dei loro palazzi e decoravano le pareti con motivi di fallo. [17] Caratteristiche simili possono essere viste sui pilastri di molti templi in tutta l'Africa, spesso interpretati dagli studiosi occidentali come simboli fallici, ma possono spesso essere più sottili e soggetti a diverse interpretazioni. [18] Come gli antichi faraoni egizi, i re axumiti costruirono templi con pilastri fallici in antiche città etiopi come Konsu, e pilastri monolitici con rappresentazione fallica sono stati scoperti anche in Madagascar. [19] Nell'antica Maya, l'architettura fallica era rara, ma Uxmal in particolare ha un numero considerevole di pezzi architettonici simili a falli. Contiene un tempio noto come il Tempio di Fallis e sculture e motivi fallici.
I santuari fallici sono comuni nell'Estremo Oriente asiatico, specialmente nelle parti buddiste della Corea e del Giappone, dove sono visti come simboli di fertilità o abilità. [35] Nel Tempio della Piscina del Drago nella città di Jeju, c'è un santuario fallico che viene visitato da pellegrini che vengono ad adorarlo per le sue benedizioni di fertilità percepite. La pietra fallica è fatta di granito, di dimensioni piuttosto piccole e bianca e secondo quanto riferito è stata trovata in un campo vicino da un contadino. [35]

In Thailandia, il fallo è anche considerato un simbolo di buona fortuna e rappresentativo della fertilità. Ci sono numerosi santuari nel paese caratterizzati da un'architettura fallica. Il santuario Chao Mae Tuptim di Bangkok ha oltre un centinaio di statue di pene in legno eretto colorato di tutte le forme e dimensioni che si dice possiedano speciali poteri cosmici e conferiscano fortuna e fertilità a chiunque entri in contatto con loro. [36][37]

Kharkhorin Rock, situata nella provincia di Övörkhangai in Mongolia, è un'enorme statua di un pene sollevato su una piattaforma nella steppa vicino al monastero di Erdene Zuu. La statua ha una duplice funzione; In primo luogo è un promemoria per i monaci di rimanere celibi, ma è anche un simbolo di fertilità e vita umana. [38] Una statua più piccola di un fallo è più vicina al monastero. Il Parco Haesindang (noto anche come "Parco del Pene") nella provincia di Gangwon in Corea del Sud, situato a circa 20 chilometri (12 miglia) a sud di Samcheok, è un parco naturale che contiene un certo numero di statue erette. Una tragica leggenda li avvolge nel fatto che una volta una vergine fu trascinata in mare e annegò, incapace di essere salvata dal suo amante. Gli abitanti della città erano devastati e impotenti, e sembrava che una maledizione fosse stata gettata su di loro, rovinando l'industria della pesca locale. Un giorno, un pescatore locale si è liberato in mare e miracolosamente l'industria della pesca si è rianimata. Scoprì che il suo spirito irrequieto poteva essere placato in questo modo, così gli abitanti della città compensarono l'incapacità della donna di consumarsi oltre la tomba posizionando statue falliche sessualmente potenti in vista della riva. [39] Le statue variano per dimensioni e stili; Alcuni hanno facce su di loro e sono più animati nell'aspetto e più colorati, ma altri sono rappresentazioni esatte del pene umano.

In alcuni paesi asiatici come il Bhutan, molti credono che un fallo porti fortuna e allontani gli spiriti maligni. I simboli dei falli sono abitualmente dipinti all'esterno delle pareti delle nuove case e i falli di legno intagliato sono appesi (a volte attraversati da un disegno di spada o pugnale) all'esterno, alla vigilia delle nuove case, ai quattro angoli. [40] Su un viaggio su strada dall'aeroporto di Paro a Thimphu dipinti espliciti di falli sono una vista comune sulle pareti imbiancate a calce di case, negozi e ristoranti. [40] Nel monastero di Chimi Lhakhang, il santuario dedicato a Drupka Kinley, diversi peni di legno sono usati per benedire le persone che visitano il monastero in pellegrinaggio in cerca di benedizioni per avere un figlio o per il benessere dei loro figli. Il fallo esposto in modo evidente nel monastero è un pezzo di legno marrone con un manico d'argento, una reliquia religiosa considerata in possesso di poteri divini e quindi utilizzata per benedire le persone orientate spiritualmente. Si dice anche che prevenga i litigi tra i membri della famiglia nelle case che sono dipinte con questi simboli
Le processioni falliche sono celebrazioni pubbliche con un fallo, una rappresentazione di un pene eretto.
https://en.wikipedia.org/wiki/Phallic_processions
Chiamate fallika nell'antica Grecia, queste processioni erano una caratteristica comune delle celebrazioni dionisiache; Avanzarono in un centro di culto e furono caratterizzati da oscenità e abusi verbali. L'esibizione di un fallo feticizzato era una caratteristica comune.
Giappone
Simili sfilate di origine shintoista fanno parte da tempo delle ricche tradizioni dei matsuri (feste giapponesi). Sebbene la pratica non sia più comune, alcuni, come il Kanamara Matsuri di Kawasaki e l'Hōnen Matsuri di Komaki, continuano ancora oggi. Tipicamente, il fallo è collocato in un mikoshi, un santuario shintoista portatile.
Il culto di Dioniso era fortemente associato a satiri, centauri e sileni, e i suoi simboli caratteristici erano il toro, il serpente, le tigri/leopardi, l'edera e il vino. Le feste di Dionisia e Lenaia ad Atene erano dedicate a Dioniso, così come le processioni falliche. Gli iniziati lo adoravano nei Misteri dionisiaci, che erano paragonabili e collegati ai Misteri Orfici, e potrebbero aver influenzato lo gnosticismo.
Il culto di Dioniso risale almeno alla Grecia micenea, poiché il suo nome si trova sulle tavolette della lineare B micenea come 𐀇𐀺𐀝𐀰 (di-wo-nu-so). [2][3][4] Dioniso è spesso raffigurato a cavallo di un leopardo, con indosso una pelle di leopardo o su un carro trainato da pantere, ed è anche riconosciuto dal suo iconico tirso. Oltre alla vite e al suo alter-ego contrastante, la pianta velenosa dell'edera, entrambi a lui sacri, il fico era un altro dei suoi simboli accreditati. Inoltre, la pigna che sormontava il suo tirso lo collegava a Cibele, una dea anatolica.
Dioniso è equiparato sia a Bacco che a Liber (anche Liber Pater). Liber ("il libero") era un dio della fertilità, del vino e della crescita, sposato con Libera. La sua festa era la Liberalia, celebrata il 17 marzo, ma in alcuni miti la festa si teneva anche il 5 marzo.
Dioniso a volte ha l'epiteto di Acratophorus, con il quale era designato come il donatore di vino non mescolato, e adorato a Phigaleia in Arcadia. [5][6] A Sicione era venerato con il nome di Acroreiti. [7] Come Bacco, portava l'epiteto latino di Adoneus, "Sovrano". [8] Egobolo, "uccisore di capre", era il nome con cui era adorato a Potniae in Beozia. [9] Come Asimneti ("sovrano" o "signore") era adorato ad Aroë e Patrasso in Acaia. Un altro epiteto era Bromios, "il tonante" o "colui che grida forte". Come Dendrites, "colui degli alberi", è un potente dio della fertilità. Dithyrambos è talvolta usato per riferirsi a lui o ai canti solenni che gli vengono cantati durante le feste; Il nome si riferisce alla sua nascita prematura. Eleutherios ("il liberatore") era un epiteto sia per Dioniso che per Eros. Altre forme del dio come quello della fertilità includono l'epiteto in Samo e Lesbo Enorches ("con le palle"[10] o forse "nei testicoli" in riferimento a Zeus che cuce il neonato Dioniso nella sua coscia, cioè nei suoi testicoli). [11] Evius è un suo epiteto usato in modo prominente nell'opera di Euripide, Le Baccanti. Iacco (greco: Ἴακχος), forse un epiteto di Dioniso, è associato ai Misteri Eleusini; a Eleusi, è conosciuto come figlio di Zeus e Demetra. Il nome Iacco potrebbe derivare da Iacco, un inno cantato in suo onore. [12] Con l'epiteto di Liknites ("colui del ventaglio di vagliatura"), è un dio della fertilità collegato con le religioni misteriche. Un ventaglio di vagliatura era simile a una pala e veniva utilizzato per separare la pula dal grano. Inoltre, Dioniso è conosciuto come Lyaeus ("colui che scioglie") come dio del relax e della libertà dalle preoccupazioni e come Oeneus, è il dio del torchio.

Nel pantheon greco, Dioniso (insieme a Zeus) assorbe il ruolo di Sabazios, una divinità frigia. Nel pantheon romano, Sabazio divenne un nome alternativo per Bacco.
https://en.wikipedia.org/wiki/Cult_of_Dionysus
Fallicismo, adorazione del principio generativo simboleggiato dagli organi sessual. Sebbene le attività religiose che coinvolgono la sessualità o il simbolismo degli organi sessuali maschili o femminili sono chiamati culti fallici,

Le forme più importanti di rituali sessuali sono quelle in cui si crede che il rapporto sessuale promuova la fertilità, quelle che rilasciano un'inondazione di energia creativa rompendo i confini e riportando una cultura allo stato di caos primordiale e potente (ad esempio, l'orgia durante le feste di Capodanno), o quelle in cui il rapporto sessuale simboleggia l'incontro degli opposti (ad esempio, alchimia o tantrismo, un sistema di meditazione esoterica indù).
cosa cambia la punta che è arrotondata e non piramidale come in quelli egizi ma sempre paganesimo eh..ed è quello che dicono i massoni sta cazzata..
In altre tradizioni gli oggetti di adorazione sono rappresentazioni degli organi sessuali (ad esempio, il fallo portato nelle processioni dionisiache in Grecia e Roma; il lingam maschile e la yoni femminile in India) o divinità con genitali prominenti (ad esempio, Priapo in Grecia). In questi casi, vengono adorati i poteri della creatività che l'organo sessuale rappresenta, piuttosto che l'organo stesso.
https://www.britannica.com/topic/phallicism
Un fallo (pl.: falli o falli) è un pene (specialmente quando è eretto),[1] un oggetto che assomiglia a un pene, o un'immagine mimetica di un pene eretto. Nella storia dell'arte, una figura con un pene eretto è descritta come itifallica.

Qualsiasi oggetto che simbolicamente – o, più precisamente, iconicamente – assomiglia a un pene può anche essere indicato come fallo; Tuttavia, tali oggetti sono più spesso indicati come fallici (come in "simbolo fallico"). Tali simboli spesso rappresentano la fertilità e le implicazioni culturali associate all'organo sessuale maschile, così come all'orgasmo maschile.
https://en.wikipedia.org/wiki/Phallus
Il termine è un prestito dal latino phallus, a sua volta preso in prestito dal greco φαλλός (phallos), che è in definitiva una derivazione dalla radice proto-indoeuropea *bhel- "gonfiare, gonfiare". Confronta con l'antico norreno (e l'islandese moderno) boli, "toro", l'inglese antico bulluc, "bue", il greco φαλλή, "balena".
Il fallo ha avuto un ruolo nel culto di Osiride nell'antica religione egizia. Quando il corpo di Osiride fu tagliato in 14 pezzi, Set li sparse per tutto l'Egitto e sua moglie Iside li recuperò tutti tranne uno, il suo pene, che un pesce ingoiò; Iside ne fece un sostituto di legno.

Il fallo era un simbolo di fertilità e il dio Min era spesso raffigurato come ithyphallic, cioè con un pene eretto.
Nella mitologia greca tradizionale, Hermes, il dio dei confini e dello scambio (popolarmente il dio messaggero), è considerato una divinità fallica per associazione con rappresentazioni di lui su erme (pilastri) con un fallo.
https://en.wikipedia.org/wiki/Herm_(sculpture)
Un'erma (in greco antico: ἑρμῆς, pl. ἑρμαῖ hermai),[1] comunemente herm in inglese, è una scultura con una testa e forse un busto sopra una sezione inferiore piana, di solito quadrata, su cui possono anche essere scolpiti i genitali maschili all'altezza appropriata. Le erme erano così chiamate sia perché la testa di Ermes era più comune sia per la loro connessione etimologica con la parola greca ἕρματα (érma, che significa blocchi di pietra), che originariamente non aveva alcun riferimento a Hermes. [2] La forma ha avuto origine nell'antica Grecia, ed è stata adottata dai Romani (chiamati mercuriae), e ripresa nel Rinascimento sotto forma di figure e atlanti a termine.
Nei tempi più antichi le divinità greche erano adorate sotto forma di un mucchio di pietre o di una colonna informe di pietra o legno. In molte parti della Grecia c'erano mucchi di pietre ai lati delle strade, specialmente ai loro incroci, e ai confini delle terre. Il rispetto religioso che si tributa a tali mucchi di pietre, specialmente all'incrocio delle strade, è dimostrato dall'usanza di ogni passante di gettare una pietra sul mucchio o di ungerlo con olio. [3] Più tardi ci fu l'aggiunta di una testa e di un fallo alla colonna, che divenne quadrangolare (il numero quattro era sacro a Hermes).
Usi
Erma con la testa di Eracle (Hermherakles). Museo dell'antica Messene, Grecia.
Nell'antica Grecia si pensava che le statue scongiurassero il male o il male, una funzione apotropaica, ed erano collocate ai valichi, ai confini e ai confini dei paesi come protezione, davanti ai templi, vicino alle tombe, all'esterno delle case, nelle palestre, nelle biblioteche, nei portici e nei luoghi pubblici, agli angoli delle strade, sulle strade principali come cartelli stradali, con le distanze inscritte su di esse. [5] Prima del suo ruolo di protettore di mercanti e viaggiatori, Hermes era un dio fallico, associato alla fertilità, alla fortuna, alle strade e ai confini. Il suo nome deriva forse dalla parola erma, in riferimento a un pilastro quadrato o rettangolare di pietra, terracotta o bronzo; un busto della testa di Ermes, di solito con la barba,[6] si trovava sulla sommità del pilastro, e i genitali maschili adornavano la base. Le teste sovrastanti non erano, tuttavia, limitate a quelle di Hermes; quelle di altri dèi ed eroi, e anche di comuni mortali, erano frequenti. In questo caso si formò un composto:[2] Ermatena (un'erma di Atena), Ermares (di Ares), Hermherakles (di Eracle), Hermafrodito (di Afrodite, da non confondere con il figlio di Hermes e Afrodite con lo stesso nome, Ermafrodito, che aveva i genitali di entrambi i sessi), Hermanubis, Ermalcibiade, e così via. Ad Atene, dove gli hermai erano più numerosi e più venerati, venivano posti fuori dalle case come apotropi di buon auspicio. [7] Venivano strofinati o unti con olio d'oliva e adornati con ghirlande o ghirlande. [8] Questa superstizione persiste, ad esempio il cinghiale di bronzo Porcellino di Firenze (e numerosi altri simili in giro per il mondo), dove il naso è lucido per essere stato continuamente toccato per buona fortuna o fertilità.

Arcaica testa barbuta di Hermes da un'erma, inizio V secolo a.C.
Nelle versioni romane e rinascimentali (termini), il corpo era spesso raffigurato dalla vita in su. La forma è stata utilizzata anche per i busti ritratto di personaggi pubblici famosi, in particolare scrittori come Socrate e Platone. Le figure femminili anonime sono state spesso utilizzate dal Rinascimento in poi, quando le erme erano spesso attaccate alle pareti come decorazione.

La città di Tyrnavos in Grecia ospita ogni anno il festival del fallo, un evento tradizionale che celebra il fallo nei primi giorni di Quaresima.
Il fallo era onnipresente nell'antica cultura romana, in particolare nella forma del fascinum, un amuleto fallico. [5][6] Le rovine di Pompei producevano campanelli a vento in bronzo (tintinnabula) che presentavano il fallo, spesso in multipli, per scongiurare il malocchio e altre influenze malevoli. Le statue di Priapo proteggevano in modo simile i giardini. I ragazzi romani indossavano la bulla, un amuleto che conteneva un amuleto fallico fino a quando non raggiungevano formalmente la maggiore età. Secondo Agostino d'Ippona, il culto di padre Libero, che presiedeva all'ingresso del cittadino nella virilità politica e sessuale, coinvolgeva un fallo. La divinità fallica Mutunus Tutunus promuoveva il sesso coniugale. Un fallo sacro era tra gli oggetti considerati vitali per la sicurezza dello stato romano, che era custodito dalle Vestali. La sessualità nell'antica Roma è stata talvolta caratterizzata come "fallocentrica".
Il dio norreno Freyr è una divinità fallica, che rappresenta la fertilità maschile e l'amore.
Il racconto Völsa þáttr descrive una famiglia di norvegesi che adorano un pene di cavallo conservato.
Alcune pietre dell'immagine, come i martelli di Stora e le pietre di Tängelgårda, erano di forma fallica.
Giappone
Il Santuario Mara Kannon (麻羅観音) a Nagato, nella prefettura di Yamaguchi, è uno dei tanti santuari della fertilità in Giappone che esistono ancora oggi. Presente anche in festival come il Danjiri Matsuri (だんじり祭)[11] a Kishiwada, nella prefettura di Osaka, il Kanamara Matsuri a Kawasaki e l'Hōnen Matsuri (豊年祭, Festa del raccolto) a Komaki, nella prefettura di Aichi, anche se storicamente l'adorazione del fallo era più diffusa.

Balcani

Rappresentazione del fallo, cultura di Cucuteni, 3000 a.C.
Kuker è una divinità che personifica la fecondità, a volte in Bulgaria e Serbia è una divinità plurale. In Bulgaria, uno spettacolo rituale di primavera (una sorta di carnevale eseguito da Kukeri) si svolge dopo uno scenario di teatro popolare, in cui il ruolo di Kuker è interpretato da un uomo vestito con una pelle di pecora o di capra, che indossa una maschera cornuta e cinto da un grande fallo di legno. Durante il rituale vengono interpretati vari atti fisiologici, tra cui l'atto sessuale, come simbolo del sacro matrimonio del dio, mentre la simbolica moglie, apparsa incinta, mima le doglie del parto. Questo rituale inaugura le fatiche dei campi (aratura, semina) e si svolge con la partecipazione di numerosi personaggi allegorici, tra cui l'Imperatore e il suo seguito. [12]

Svizzera

L'orso sullo stemma di Portein, in Svizzera, che porta un tronco, spesso interpretato come un fallo secondo la tradizione di lunga data.
In Svizzera, gli orsi araldici in uno stemma dovevano essere dipinti con peni rosso vivo, altrimenti sarebbero stati derisi come orse. Nel 1579, un calendario stampato a San Gallo omise i genitali dell'orso araldico di Appenzello, portando quasi alla guerra tra i due cantoni
Lo Shinto Kanamara Matsuri (かなまら祭り, "Festival del fallo d'acciaio") è un festival giapponese annuale che si tiene ogni primavera presso il Santuario Kanayama (金山神社, Kanayama-jinja) a Kawasaki, in Giappone. Le date esatte variano: le festività principali cadono la prima domenica di aprile. Il fallo, come tema centrale dell'evento, si riflette in illustrazioni, caramelle, verdure intagliate, decorazioni e una sfilata di mikoshi.
https://rumble.com/v43lmtn-il-festival-pagano-pi-strano-del-mondo-il-kanamara-matsuri
https://en.wikipedia.org/wiki/Kanamara_Matsuri
La Festa del Raccolto (豊年祭, Hōnensai) è una festa della fertilità che si celebra ogni anno il 15 marzo in Giappone. Hōnen significa anno prospero in giapponese, il che implica un ricco raccolto, mentre un matsuri è una festa. La festa e la cerimonia Hōnen celebrano le benedizioni di un raccolto abbondante e ogni sorta di prosperità e fertilità.
https://en.wikipedia.org/wiki/H%C5%8Dnensai
Il fallo di legno di cipresso giapponese di 280 kg (620 libbre), lungo 2,5 metri (96 pollici), di 200-250 anni, chiamato youbutsu (陽物, lett. "l'oggetto maschile") o ō-owase-gata (大男茎形, lett. "la grande forma/oggetto del fallo") che viene trasportato da un santuario chiamato Shinmei Sha (negli anni pari) a Komaki su una grande collina o dal santuario Kumano-sha (negli anni dispari), ad un santuario chiamato Santuario Tagata (田縣神社) a Komaki, Tagata, Prefettura di Aichi.

Il festival inizia con la celebrazione e la preparazione alle 10:00 a Tagata Jinja, dove vengono venduti tutti i tipi di cibi e souvenir (per lo più a forma di fallo o correlati).
I sacerdoti shintoisti recitano preghiere e impartiscono benedizioni ai partecipanti e ai mikoshi, così come al grande fallo di legno, che devono essere trasportati lungo il percorso della parata
Il fallo (Gk φαλλός/phallós), il membro maschile eretto, svolge vari ruoli nelle religioni; È più di un semplice oggetto di culto. Nelle pitture rupestri preistoriche (arte preistorica), il fallo denota l'uomo che preme verso il coito. La vulva è sempre da pensare insieme al fallo, e a volte ¶ il coito è rappresentato direttamente o da un simbolo della vulva (ad esempio un triangolo
https://referenceworks.brillonline.com/entries/religion-past-and-present/phallic-cults-SIM_124364
Un lingam (sanscrito: लिङ्ग IAST: liṅga, lett. "segno, simbolo o marchio"), a volte indicato come linga o Shiva linga, è una rappresentazione astratta o aniconica del dio indù Shiva nello Shivaismo. ricordarsi che l'induismo è contraddittorio ci sono quelli che dicono Shiva,altri Vishnu,altri Shakti,altri politeisti...Dio è uno ma i saggi lo chiamano con nomi diversi,Dio è forse solo il Dio dei giudei?non è anche degli altri popoli?Certo e anche degli altri popoli.. e quindi Gesù UNICO MAESTRO,UNICO NOME E UNICO SALVATORE PER GLI UOMINI li mette d'accordo tutti,ti battezzi e poi ti salvi con la parola di Dio e il nome Gesù DIO SALVA rispettando soltanto i suoi 2 comandamenti e basta,se tu credere Gesù unico Salvatore,Dio poi salvare te al giudizio se non riuscire tu a santificarti da solo,GESù DISSE CHE CHIUNQUE CREDE IL LUI SARà POI SALVATO,E CHI CREDE IN LUI CREDE AL PADRE CIOè DIO,MA TU PRIMA DOVERE BATTEZZARE E CONVERTIRE E POI ADORARE DIO IN SPIRITO E VERITà NON GLI IDOLI E LE STATUE,NON IN TEMPLI,NON FARE PUJA AGLI IDOLI PAGANI MA SOLO ADORARE LA SUA PAROLA IN BIBBIA E NEL VANGELO.. È in genere la murti primaria o immagine devozionale nei templi indù dedicati a Shiva, che si trova anche in santuari più piccoli o come oggetti naturali auto-manifestati.È spesso rappresentato all'interno di una piattaforma a forma di disco,la yoni – la sua controparte femminile, costituita da un elemento piatto, orizzontale rispetto al lingam verticale, e progettato per consentire alle offerte liquide di defluire per la raccolta. Insieme, simboleggiano la fusione di microcosmo e macrocosmo,l'eterno processo divino di creazione e rigenerazione, e l'unione del femminile e del maschile che ricrea tutta l'esistenza.

Il significato originale di lingam come "segno" è usato nella Shvetashvatara Upanishad, che dice "Shiva, il Signore Supremo, non ha liūga", liuga (sanscrito: लि ऊग IAST: liūga) significa che è trascendentale, al di là di ogni caratteristica e, in particolare, del segno del genere. Il Lingam è considerato come il "simbolo esteriore" della "Realtà senza forma", la simbolizzazione della fusione della "materia primordiale" (Prakṛti) con la "pura coscienza" (Purusha) nel contesto trascendentale.

Il principio creativo metaforico del lingam-yoni, l'unione del femminile e del maschile, l'eterno processo cosmologico della creazione è raffigurato anche nella filosofia cinese dello Yin e dello Yang,dove etimologicamente e semanticamente lo Yin rappresenta la semi-unità femminile della coscienza e dello Yang denota il maschile, l'altra metà, che insieme simboleggia l'interezza o l'unità-coscienza nella creazione. Il lingam è concettualizzato sia come emblema del potere generativo che distruttivo,in particolare nelle pratiche esoteriche Kaula e Tantra, così come nelle tradizioni Shaivismo e Shaktismo dell'Induismo.

"Lingam" si trova nei testi sanscriti, come Shvetashvatara Upanishad, Samkhya, Vaisheshika e altri testi con il significato di "evidenza, prova" di Dio e dell'esistenza di Dio, o esistenza di Brahman senza forma. L'iconografia lingam trovata nei siti archeologici del subcontinente indiano e del sud-est asiatico include semplici cilindri incastonati all'interno di una yoni; mukhalinga, pilastri arrotondati con intagli, come quelli di una o più mukha (facce); e rappresentazioni anatomicamente realistiche di un fallo come sul Gudimallam Lingam.Nelle tradizioni Shaiva, il lingam è considerato una forma di iconografia spirituale.
Si trova spesso all'interno di una struttura a labbro e disco che è un emblema della dea Shakti e questo è chiamato yoni. Insieme simboleggiano l'unione dei princìpi femminili e maschili, e "la totalità di tutta l'esistenza"

Per gli Shaiviti, un linga non è né un fallo né praticano l'adorazione del pene-vulva erotico, piuttosto il linga-yoni è un simbolo dei misteri cosmici, dei poteri creativi e la metafora delle verità spirituali della loro fede. Ad esempio, secondo Swami Sivananda, la correlazione tra linga e fallo è errata; il Lingam è solo il simbolo esteriore dell'essere senza forma del Signore Shiva. Egli afferma inoltre che è la luce o il potere della coscienza, che si manifesta da Sadashiva.
Secondo Sivaya Subramuniyaswami, il lingam significa tre perfezioni di Shiva.La parte ovale superiore dello Shivalingam rappresenta la Parashiva e la parte inferiore dello Shivalingam, chiamata pitha, rappresenta la Parashakti. Nella perfezione della Parashiva, Shiva è la realtà assoluta, l'atemporale, l'informe e l'aspaziale. Nella perfezione della Parashakti, Shiva è onnipervasiva, pura coscienza, potere e sostanza primordiale di tutto ciò che esiste e ha forma a differenza della Parashiva che è senza forma.
Secondo Sivananda Saraswati, Shiva Lingam parla l'inconfondibile linguaggio del silenzio: "Io sono uno senza un secondo, sono senza forma". Shiva Lingam è solo il simbolo esteriore dell'essere senza forma, il Signore Shiva, che è l'essenza eterna, sempre pura, immortale di questo vasto universo, che è il vostro Sé più intimo o Atman, e che è identico al Brahman Supremo, afferma Sivananda Saraswati.
https://rumble.com/vropro-il-lingam-non-il-cazzo-di-shiva
https://rumble.com/vmnv7f-parliamo-del-culto-del-fallolinga-e-di-shiva
quando capirete che sia la Bibbia,sia Gesù negano la dualità e io spiego appunto la realtà è che non è duale l'anima con lo spirito sarà troppo tardi ormai..non potete mica cambiare la dottrina voi massoni adesso eh..dopo secoli che dite che è duale e tutto è duale e i vostri libri sono tutti basati sul duale ovvio..
In Giovanni 1 1:1 viene sottolineato l'arrivo del Logos come "Parola di vita" fin dall'inizio.
In Giovanni 8:12 Gesù applica il titolo a se stesso mentre discute con i Giudei, e afferma:
Io sono la luce del mondo: chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.
Gesù afferma ancora di essere Luce del Mondo in Giovanni 9:5, durante il miracolo di guarire i ciechi alla nascita, dicendo:
Quando sono nel mondo, sono la Luce del Mondo.
Questo episodio conduce a Giovanni 9:39 dove Gesù spiega metaforicamente che era venuto in questo mondo, perché i ciechi possano vedere.
Questa applicazione di "luce paragonata alle tenebre" appare anche in Giovanni 11:5 che la applica a Dio e afferma: "Dio è luce, e in lui non c'è tenebra".NEGANDO LA DUALITà CHE DICONO I BUGIARDI MASSONI E GLI GNOSTICI DA MILLENNI
https://rumble.com/vrq0ae-l-advaita-vedanta-spiegato-semplicemente-checos-la-non-dualit
La credenza popolare è che lo Shiva Lingam rappresenti il fallo o l'organo virile, l'emblema del potere generativo o principio in natura. Questo è solo un grave errore,
https://en.wikipedia.org/wiki/Lingam
https://rumble.com/v3n7sat-il-soggiorno-dei-morti-che-aspetta-gli-empi-e-tutti-i-peccatori
https://rumble.com/v19x0f4-apocalisse-2012-e-vidi-i-morti

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