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“LA DEMOLIZIONE DEL DOLLARO” (Parte 2) - MAZZONI NEWS #239
#CON L'OCCASIONE VI PREGO DI CONDIVIDERE CON QUANTI PIÙ POTETE IL LINK SEGUENTE, AFFINCHÈ TANTI "CATTOLICI ONESTI ED IN PERFETTA BUONA FEDE" NON SIANO PIÙ PRESI IN GIRO E NON SIANO PIÙ INCONSAPEVOLMENTE COINVOLTI IN QUESTA VERA E PROPRIA TRUFFA!!...
🛑“LIBERATEVI DALLA IPNOSI, PROFONDA E INDOTTA!!
ECCO, DALLA VIVA VOCE DI PAPA BENEDETTO XVI, LA CHIARA, INEQUIVOCABILE CONFERMA DELLE SUE VALIDE DIMISSIONI!!”😇💖🙏(cosa sia accaduto dopo, Dio solo lo sa...) CARO CIONCI, COSA HAI MESSO NEL CAFFÈ?!...👿😱👿
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🛑“LA DEMOLIZIONE DEL DOLLARO” (Parte 1) - MAZZONI NEWS #238
-https://rumble.com/v40mcvf-la-demolizione-del-dollaro-parte-1-mazzoni-news-238.html
La crescita progressiva del dollaro potrebbe arrivare al punto della sua completa esplosione e, con esso, l’azzeramento dell’attuale sistema finanziario e delle valute nazionali che dipendono tutte dal dollaro.
Tanto il governo cinese quanto quello statunitense paiono lavorare nella stessa direzione, insieme all’Unione Europea e tutti gli operatori primari tra cui Gran Bretagna, Giappone e Russia. Per capire il motivo di questa marcia verso l’implosione del sistema monetario che ci dicono dovrebbe trasformarsi in un sistema centrato sulle materie prime dobbiamo comprendere la natura e le finalità della Tecnocrazia.
L’attuale situazione mondiale viene ben descritta dalla seguente frase:
Apparirà come una confusione roboante e ronzante, ma sarà in realtà un aggiramento della sovranità nazionale che, erodendola pezzo per pezzo, otterrà un risultato molto maggiore di quello ottenibile con un attacco frontale.
Questa frase fu scritta in un articolo pubblicato sul numero 3 della rivista globalista americana Foreign Affairs pubblicata nel 1974. Il titolo dell’articolo era: “La dura strada verso l’ordine mondiale” ed era scritto da Richard Gardner, professore della Columbia University e ambasciatore degli Stati Uniti americano in Italia e in Spagna per conto dei presidenti Jimmy Carter e Bill Clinton.
È stato anche vicesegretario di stato per gli affari internazionali sotto la presidenza di John Fitzgerald Kennedy e Lyndon Johnson, tutti appartenenti al Partito Democratico. Gardner ha formato numerose generazioni di diplomatici americani, lasciando un segno indelebile sulla politica estera degli Stati Uniti.
La rivista Foreign Affairs è nata per iniziativa del Council of Foreign Relations, un’organizzazione creata dalla famiglia Rockefeller già nel 1922 per pilotare le scelte politiche della nazione, coordinandosi con le grandi famiglie europee con lo scopo di creare un nuovo ordine mondiale. È stata poi affiancata, nel 1974, dalla Commissione Trilaterale fondata da David Rockefeller per coinvolgere nel suo progetto di nuovo ordine mondiale anche il Giappone. Richard Gardner era un membro fondatore della Commissione Trilaterale e quindi sapeva molto bene di cosa stava parlando. David Rockefeller aveva perfezionato il progetto di Nuovo Ordine Mondiale immaginato dal padre su ispirazione del progetto originale britannico, e lo aveva ridenominato Nuovo Ordine Mondiale Economico definendo la completa struttura economica e politica della globalizzazione che abbiamo vissuto dagli Anni Settanta in avanti.
Lo scopo del Commissione Trilaterale era di imporre sul mondo un nuovo regime politico universale, la Tecnocrazia. L’approccio sarebbe stato dal basso verso l’alto nel modello della rivoluzione francese, ma avrebbe portato a una rigida dittatura mondiale governata da scienziati che a loro volta rispondevano a un elite molto ristretta di grandi banchieri, di cui Rockefeller faceva parte.
Nel libro: “Technocracy: The Hard Road to World Order”, Tecnocrazia, la dura strada verso l’Ordine Mondiale, scritto nel 2018 da Patrick Wood, autore che ha dedicato una vita a questi temi, troviamo una chiara descrizione della situazione attuale nell’introduzione: “Con il rapido sviluppo della tecnologia delle città intelligenti, la sorveglianza di massa, l’Internet delle cose, le reti 5G e ora una massiccia censura di chiunque si opponga, sembra che siamo arrivati alla fine del gioco, o per lo meno siamo molto vicini.
È ampiamente riconosciuto, per lo meno nei circoli accademici, che la cina abbia completato la transizione verso una tecnocrazia completa. Mantiene la parvenza esterna del comunismo, ereditata dal secolo scorso, ma ha rimpiazzato il marxismo e il comunismo classici con la tecnocrazia e la sta promuovendo al resto del mondo.
Il cofondatore della Commissione Trilaterale, Zbigniew Brzezinski, aveva abilmente previsto tale evoluzione nel 1970 all’interno del suo libro: “Tra le Due Ere: Il Ruolo dell’America nell’Era Tecnetronica”. Sosteneva che il marxismo il comunismo e il socialismo erano semplicemente un trampolino per raggiungere l’Era Tecnetronica ma non erano di per se stessi il traguardo”.
Gli obiettivi della Tecnocrazia sono stati minuziosamente definiti già nel 1934 in apposito corso di formazione elaborato negli Stati Uniti proprio nella Columbia University di New York, strettamente legata alla famiglia Rockefeller. Si tratta di un nuovo sistema economico che avrebbe rimpiazzato sia il capitalismo sia il libero mercato e che avrebbe salvato il mondo affidando agli scienziati il governo di ogni cosa.
Il sistema era stato inventato da un ciarlatano, Howard Scott, che si proclamava falsamente ingegnere. Il libro di 290 pagine descrive la nuova disciplina come segue:
“La Tecnocrazia si occupa dei fenomeni sociali nel più ampio senso della parola; questo include non solo le azioni degli esseri umani, ma anche qualsiasi cosa che possa influenzare direttamente o indirettamente tali azioni. Di conseguenza, gli studi di Tecnocrazia abbracciano l’intero campo della scienza e dell’industria. La biologia, il clima, le risorse naturali, i macchinari industriali rientrano tutti nella scena sociale complessiva. La Tecnocrazia è la scienza dell’ingegneria sociale, la gestione scientifica dell’intero meccanismo sociale al fine di produrre e distribuire beni e servizi all’intera popolazione.”
Da allora, il sistema ha preso piede grazie anche all’appoggio di David Rockefeller negli anni 70 e Wood spiega come si sviluppa nella pratica:
“I tecnocrati credono che qualsiasi problema sociale possa trovare risposta nella scienza e solo nella scienza. Credono che solo loro possono elaborare tali risposte usando lo stesso metodo scientifico usato nelle scienze esatte. E credono che solo loro dovrebbero governare la società.
La Tecnocrazia è un sistema basato sulle risorse che usa l’energia come sistema contabile. Si pone in contrasto con il nostro sistema economico attuale che invece si basa sui prezzi (vale a dire il rapporto tra domanda ed offerta) e usa il denaro come proprio sistema contabile.
In un sistema economico basato sulle risorse, tutti gli input di risorse necessari per la sussistenza umana verrebbero accuratamente misurati e distribuiti nel modo più efficiente possibile al fine di eliminare gli sprechi. Tutti i consumi verrebbero automaticamente limitati dando a tutti cittadini una quota personale di certificati energetici. Tali certificati potrebbero essere spesi su beni e servizi il cui prezzo sarebbe stabilito in base all’energia consumata per produrli.
Nel libro di testo pubblicato nel 1934 si specificano anche le modalità precise di applicazione del sistema tecnocratico suddivise per punti:
“1. Registrare su base continua 24 ore su 24 la conversione totale di energia.
2. Registrando l’energia convertita e consumata, rendere possibile un bilanciamento del carico.
3. Compilare un inventario continuo di tutte le attività di produzione e consumo.
4. Fornire una registrazione specifica del tipo e della natura di ciascun prodotto e servizio, dove prodotti e dove utilizzati.
5. Fornire una registrazione specifica dei consumi di ciascun individuo, più una registrazione e una descrizione del singolo individuo.
6. Consentire al cittadino la massima libertà nella scelta di come consumare la sua razione di ricchezza globale (sulla base dei certificati che gli sono stati consegnati).
7. Distribuire i beni e i servizi a ciascun membro della popolazione.
Per realizzare tali obiettivi, il manuale della Tecnocrazia prevede il raggiungimento di una serie di obiettivi irrinunciabili.
1. Qualsiasi forma di proprietà privata deve essere completamente eliminata. Tutto deve essere posseduto da tecnocrati e controllato da loro.
2. Qualsiasi valuta usata per fissare i prezzi va abolita e sostituita da un sistema di certificati energetici.
3. Tali certificati energetici verrebbero emessi all’inizio del periodo contabile, e scadrebbero alla fine dello stesso, impedendo l’accumulazione di qualsiasi risparmio per necessità future.
4. Qualsiasi necessità umana (cibo, trasporti, alloggi, cure mediche, cura degli anziani) sarebbe fornita dai tecnocrati a loro unica discrezione.
5. I sistemi tradizionali di governo dovrebbero essere aboliti, compresi i parlamenti.
6. Un comitato continentale di tecnocrati gestirebbe tutte le questioni economiche e sociali secondo sequenze funzionali definite da loro stessi.
7. L’istruzione verrebbe trasformata in condizionamento mentale al fine di preparare gli studenti a una vita di lavoro nelle mansioni scelte per loro dai tecnocrati.
8. Il tecnocrate baserebbe le proprie decisioni unicamente su dati scientifici raccolti con metodo scientifico”.
Se guardiamo i vari programmi portati avanti dalle Nazioni Unite e dal World Economic Forum vediamo una sovrapposizione quasi completa.
Uno degli elementi chiave consiste nell’eliminazione del denaro che dovrà essere sostituito dai certificati energetici, ma Bitcoin rischia di far naufragare il progetto sfruttando anche le crescenti rivalità all’interno del mondo finanziario dove si combatte per stabilire che comanderà la nuova tecnocrazia.
In particolare i grandi fondi d’investimento di Wall Street sono in rotta di collisione con la grandi banche centrali e recentemente Fidelity, uno dei più grande gestore mondiale di fondi d’investimento ha pubblicato un documento sorprendente che riscatta Bitcoin quasi completamente e che apre la strada per una sua ulteriore affermazione, per lo meno negli Stati Uniti.
Sfatiamo le bugie su Bitcoin con un rapporto di Fidelity
[Guy Turner]
C’è molta disinformazione e misinformazione sulle criptovalute, in particolare su Bitcoin. Ironia della sorte, la maggior parte di essa proviene dagli stessi media mainstream che affermano di combattere le fake news. I lettori dei loro articoli di attacco vengono spesso lasciati con la sensazione di dover stare lontani dalle criptovalute e da Bitcoin. Qualcuno potrebbe obiettare che questo è precisamente l’obiettivo di chi scrive tali articoli. Qualunque sia la ragione, è giunto il momento di dire le cose come stanno. Mi chiamo Guy e oggi affronterò alcune delle più grandi critiche a Bitcoin, rivelerò quali sono giustificate, discuterò di come possono essere affrontate ed esaminerò con voi anche il motivo per cui il tono dei media mainstream sulle criptovalute sta per cambiare.
Inizierò dicendo che la maggior parte delle informazioni contenute in questo video proviene da un rapporto intitolato: Rivisitare le Critiche a Bitcoin. È stato pubblicato all’inizio di questo mese da Fidelity, uno dei più grandi gestori patrimoniali del mondo.
Il rapporto inizia fornendo un po’ di background. Fondamentalmente, dal novembre 2020, Fidelity ha condotto interviste con facoltosi investitori individuali e istituzionali chiedendo le loro opinioni su Bitcoin. Nel corso degli anni, hanno notato che questi investitori hanno costantemente sollevato nove critiche al progetto Bitcoin. Fidelity ha diviso queste critiche in due categorie, con cinque idee sbagliate e quattro critiche potenzialmente valide. Le 5 idee sbagliate sono che Bitcoin sia troppo volatile per essere una riserva di valore, che Bitcoin abbia fallito come mezzo di pagamento, che Bitcoin sia dannoso per l’ambiente, che Bitcoin sarà sostituito da un concorrente e che Bitcoin non è supportato da nulla. Se queste idee sbagliate vi suonano familiari, è perché sono quelle che si vedono più spesso nei media mainstream. È probabile che sia da questi media che gli investitori di Fidelity hanno preso le loro informazioni. Se è così, il rapporto di Fidelity sottolinea l’importanza di educare la gente comune sulle criptovalute.
Ora, per quanto riguarda le critiche potenzialmente valide, ricorderete che ce ne sono quattro. Tali critiche sono che potrebbe esserci un bug nel codice di Bitcoin che lo renda inutile, che le normative possano rallentare l’adozione di Bitcoin, che le persone possano perdere interesse per Bitcoin e che, riporto le esatte parole, ci siano incognite sconosciute su Bitcoin. Dal punto di vista di Fidelity, la possibilità che si verifichi una qualsiasi di queste situazioni è molto piccola, ma comunque è sufficiente da giustificare tali critiche. Ma cosa più importante è che queste critiche devono essere affrontate affinché i grandi investitori si sentano a proprio agio nell’investire in Bitcoin e nelle criptovalute in generale. Ma su questo torneremo più avanti. Innanzitutto, dobbiamo affrontare le idee sicuramente sbagliate. Ricorderete che il primo concetto sbagliato è che Bitcoin sia troppo volatile per essere una riserva di valore. Gli autori sostengono che Bitcoin è volatile principalmente perché viene scambiato senza interventi esterni.
Questo potrebbe essere un sottile riferimento al cosiddetto team di protezione contro i crolli del governo degli Stati Uniti, che stabilizza i mercati finanziari tradizionali. Ma sto divagando. Gli autori continuano evidenziando che la volatilità di Bitcoin è in realtà calata a mano a mano che la sua adozione è cresciuta. Una curiosità è che Cointelegraph Research stima che la volatilità di Bitcoin potrebbe scendere allo stesso livello del dollaro statunitense nei prossimi 10 o 20 anni, supponendo ovviamente che la sua adozione continui. Per ora, tuttavia, Bitcoin rimane più volatile della maggior parte dei beni, cosa che gli stessi autori ammettono. Ciononostante, insistono sul fatto che la sua volatilità diminuirà a mano a mano che le persone inizieranno a rendersi conto che la sua somiglianza con l’oro rende Bitcoin anche una riserva di valore.
A questo proposito, sembra che agli autori sia sfuggito uno dei motivi principali per cui Bitcoin è volatile. Le persone stanno ancora cercando di capire di cosa si tratta e come misurarne il valore. Da un lato, Bitcoin è un bene digitale scarso. D’altra parte, Bitcoin è tecnicamente la rete di pagamento più sicura del pianeta. A livello filosofico, lo scopo fondamentale di Bitcoin è di togliere alle banche centrali e ai governi il potere di controllare il denaro. Ora, nessuno sa quanto valga veramente un bene come questo, e il fatto che solo una piccola percentuale della sua offerta sia negoziabile non fa che aumentarne la volatilità.
Dal nostro punto di vista, la volatilità di Bitcoin ha poco o nulla a che fare con il suo status di riserva di valore. Questo semplicemente perché anche altre riserve di valore, come l’oro, sono volatili. Anche le valute fiat sono volatili. Basta considerare che lo yen giapponese ha perso quasi il 30 % del suo valore rispetto al dollaro statunitense negli ultimi due anni. Ad ogni modo, il secondo concetto errato è che Bitcoin abbia fallito come mezzo di pagamento. Gli autori sostengono che Bitcoin abbia volutamente sacrificato la scalabilità per la decentralizzazione e la sicurezza. Sottolineano inoltre che è sbagliato confrontare le 7 transazioni al secondo di Bitcoin con le 40.000 transazioni al secondo di Visa. Questo perché le transazioni sulla blockchain di Bitcoin vengono regolate istantaneamente, mentre le migliaia di pagamenti che Visa elabora vengono regolati solo a posteriori, a volte anche giorni dopo. Gli autori notano inoltre il fatto che Bitcoin ha regolato transazioni per un valore complessivo di 3,1 trilioni di dollari nel 2022, vale a dire il 40% di quanto fatto da Mastercard.
Ciò significa che Bitcoin può essere utilizzato per regolare transazioni di alto valore e gli autori sembrano volerci dire che questo è proprio l’impiego per cui Bitcoin dovrebbe essere utilizzato. Per quanto riguarda tutti gli altri pagamenti di taglio inferiore, gli autori ritengono che siano più adatti per soluzioni di scalabilità di livello 2 come la Lightning Network, che sono più scalabili persino del circuito Visa. Ora, ciò che è affascinante è che gli autori ritengono possibile che il motivo principale per cui Bitcoin non viene utilizzato come mezzo di pagamento sia perché è tassato come proprietà negli Stati Uniti e nella maggior parte degli altri paesi. Ciò significa che i clienti e i commercianti devono tenere traccia delle plusvalenze o delle perdite sulle transazioni in Bitcoin. Ancora una volta, sembra che gli autori abbiano perso di vista uno dei motivi principali per cui Bitcoin non viene utilizzato per i pagamenti spiccioli. La relativa infrastruttura è ancora in fase di sviluppo. Ciò include le soluzioni di scalabilità di livello 2 e le applicazioni necessarie per utilizzarle.
Probabilmente siamo ancora nelle prime fasi di sviluppo dei pagamenti con Bitcoin. Inutile dire che la situazione sta migliorando di giorno in giorno e che i pagamenti in Bitcoin stanno diventando sempre più diffusi con l’aumentare della consapevolezza e dell’adozione di Bitcoin. Il fatto è che questa consapevolezza spesso si accompagna alla consapevolezza che probabilmente non bisognerebbe pagare per la spesa di tutti i giorni utilizzando una riserva di valore come Bitcoin. Questo perché le riserve di valore servono, appunto, come riserva di valore. Non sono fatte per essere spese alla spicciolata. Sono fatte per essere conservate e risparmiate. Questo è qualcosa che oggi viene spesso dimenticato, in gran parte grazie alle persone al potere che offuscano i confini tra denaro e valuta.
Ora, il terzo concetto errato è che Bitcoin sia dannoso per l’ambiente. Naturalmente, questo è un riferimento al mining di Bitcoin, che utilizza una grande quantità di energia. Gli autori iniziano sottolineando che la maggior parte di questa energia proviene da fonti di energia rinnovabile e la tendenza continua in quella direzione. In particolare, gli autori non negano che il mining di Bitcoin utilizzi molta energia. Piuttosto, si chiedono se valga la pena utilizzare questa energia. Ammettono che la risposta dipende da a chi lo chiedi e continuano spiegando che se apprezzi cose come la libertà finanziaria, la possibilità di effettuare transazioni liberamente, allora probabilmente ne vale proprio la pena. A coloro che dicono che non ne valga la pena, gli autori chiedono se lo spreco di energia associato al sistema finanziario tradizionale sia giustificato. Dopotutto, ci sono stime secondo cui il sistema finanziario utilizzi più energia del mining di Bitcoin. Si stima che anche le asciugatrici per gli abiti emettano più carbonio del mining di Bitcoin.
E a questo proposito, gli autori dedicano molto tempo a parlare di come il mining di Bitcoin venga utilizzato per ridurre tali emissioni. Ad esempio, il mining di Bitcoin può essere effettuato utilizzando gas discarto, che altrimenti andrebbe disperso nell’atmosfera. Il mining di Bitcoin può anche aiutare a sovvenzionare gli impianti di energia rinnovabile. E, come avrete intuìto, gli autori sembrano aver perso di vista alcuni motivi primari per cui Bitcoin non è dannoso per l’ambiente. Sul mio canale ho realizzato un video sui motivi per cui l’inflazione sta distruggendo il pianeta. Bitcoin è deflazionistico. Incentiva il risparmio anziché la spesa.
Al contrario, l’attuale sistema finanziario è inflazionistico. Incentiva la spesa rispetto al risparmio. Il risultato è un consumo eccessivo, che è alla base della maggior parte dei danni ambientali. Se il mondo passasse all’uso di una valuta deflazionistica, la tendenza allo spreco si fermerebbe da un giorno all’altro, senza la necessità di una singola regolamentazione o tassa. L’unica ragione per cui questo non è già accaduto è perché individui e istituzioni potenti hanno trilioni di dollari di debito che non possono assolutamente ripagare.
La deflazione renderebbe quel debito più costoso e li porterebbe al default. Quindi l’inflazione deve continuare a tutti i costi. In ogni caso, il quarto concetto errato è che Bitcoin sarà sostituito da un concorrente. Gli autori iniziano riconoscendo il fatto che il codice di Bitcoin è open source il che significa che chiunque può avviare la propria rete Bitcoin. Tuttavia, sostengono che non è possibile creare lo stesso effetto di rete o lo stesso ecosistema. Continuano spiegando che dozzine di progetti crittografici che si sono etichettati come il prossimo Bitcoin sono andati e venuti, principalmente perché sono scesi a compromessi sulle qualità che rendono Bitcoin prezioso, e quindi sono falliti.
Per dimostrare il loro punto di vista, sottolineano il fatto che la maggior parte della capitalizzazione di mercato delle criptovalute è su Bitcoin. E la cosa interessante è che questo grafico informativo include anche la posizione dominante di Ethereum, che è aumentata considerevolmente negli ultimi due anni circa. Questo è presumibilmente un riferimento alla possibilità che Ethereum possa un giorno superare Bitcoin per capitalizzazione di mercato. Un altro argomento di cui si è discusso a lungo e che probabilmente non accadrà mai. Questo semplicemente perché Bitcoin non ha una vera concorrenza nella nicchia delle riserve di valore, mentre Ethereum ha moltissimi concorrenti nella nicchia degli smart contract, i cosiddetti contratti intelligenti. La crescente popolarità delle alternative sta effettivamente riducendo la capitalizzazione di mercato di Ethereum.
Ora, il quinto concetto errato è che Bitcoin non sia sostenuto da nulla. Questo è un altro punto di discussione popolare tra gli esperti dei media mainstream, in particolare quelli strettamente affiliati a Wall Street. Gli autori del rapporto di Fidelity sostengono che Bitcoin è supportato da un codice informatico immutabile e dai suoi partecipanti all’ecosistema. Ciò include gli utenti che effettuano transazioni sulla blockchain, i miner che elaborano tali transazioni, i nodi che memorizzano la cronologia di queste transazioni, gli sviluppatori che aggiornano il codice e i possessori di Bitcoin. Gli autori sottolineano che un ampio ecosistema di questi partecipanti è ciò che sostiene Bitcoin. Pertanto, ogni ulteriore utente, miner, nodo, sviluppatore o possessore aumenta ulteriormente il supporto di Bitcoin.
Altri hanno sostenuto che Bitcoin è supportato anche dall’energia utilizzata per proteggere la blockchain di Bitcoin. Stando così le cose, l’immenso consumo di energia di Bitcoin suggerisce che gode di un supporto molto maggiore della maggior parte degli altri beni disponibili. Ma ahimè, sembra che gli autori non abbiano colto il fatto fondamentale, ovvero che Bitcoin ha valore perché la gente crede che lo abbia. In fin dei conti, questo è tutto ciò che conta. Se tutti decidessimo che l’oro non ha valore, allora il suo prezzo scenderebbe vicino allo zero. Non allo zero assoluto, in quanto sarebbe ancora utilizzato per alcune applicazioni industriali.
E il crollo per mancanza di fiducia è particolarmente vero quando si tratta delle valute fiat, che sono letteralmente supportate da decreto governativo: che è letteralmente il significato della parola fiat. Se tutti decidessimo che le nostre valute fiat sono prive di valore, allora andrebbero effettivamente a zero. Ecco perché le autorità finanziarie sono talmente ossessionate dalle apparenze e dalla credibilità. È anche il motivo per cui le autorità finanziarie sono terrorizzate da qualsiasi concorrenza da parte di valute fiat straniere o valute veramente sovrane come Bitcoin. E a pensarci bene, è una buona cosa che la maggior parte di loro non consideri Bitcoin una valuta.
Se lo facessero, probabilmente aumenterebbe la probabilità di un giro di vite normativo. In ogni caso, ricorderete che le quattro critiche rimanenti potrebbero essere giustificate, e la prima di queste è la possibilità che un bug nel codice di Bitcoin possa renderlo inutile. Gli autori iniziano riconoscendo che un bug è sempre possibile, dato che abbiamo a che fare con una rete veramente globale di miner e di nodi. Gli autori descrivono poi in dettaglio due casi in cui Bitcoin ha effettivamente riscontrato un bug. Il primo caso si è verificato nel 2010. Qualcuno è riuscito a coniare 184 miliardi di Bitcoin senza attività di mining. Fortunatamente, questo problema è stato rapidamente risolto dallo stesso Satoshi Nakamoto che ha eliminato le monete false. Purtroppo, però, il secondo caso è stato molto più problematico.
Nel 2013, la rete di Bitcoin è andata offline per sei ore, dopo che un aggiornamento del suo software aveva causato una biforcazione temporanea della sua blockchain. Fortunatamente, i miner e gli sviluppatori sono stati in grado di coordinare una soluzione e riportare la blockchain di Bitcoin al blocco precedente la biforcazione, ma quell’incidente ha comunque causato un calo del 20% nel valore di Bitcoin portandolo a $ 37. E sì, so cosa state pensando, anch’io vorrei aver comprato Bitcoin in quel momento di ribasso. A parte i rimpianti, gli autori sottolineano il fatto che Bitcoin non ha avuto problemi tecnici dal 2013 in avanti e che la rete è rimasta attiva per il 99,9% del tempo dal suo debutto nel 2009.
Tuttavia, ammettono che un altro problema tecnico dopo un futuro aggiornamento è teoricamente possibile, e questo potrebbe comportare un calo precipitoso dei prezzi. Ora, con queste critiche, siamo onestamente sorpresi che gli autori non abbiano menzionato nulla sull’informatica quantistica. In questo momento questa viene fatta apparire come una minaccia molto più grande di un potenziale difetto nel software.
Per contestualizzare, si dice che i computer quantistici potrebbero teoricamente decifrare il codice crittografico di Bitcoin, rendendolo inutile. La buona notizia è che si tratta di un rischio ancor aipotetico di cui gli sviluppatori di Bitcoin sono comunque consapevoli. Un malintenzionato dotato di un computer quantistico probabilmente prenderebbe di mira prima anche altre infrastrutture, come le banche. La cattiva notizia è che i governi potrebbero teoricamente utilizzare i computer quantistici per abbattere Bitcoin se diventasse una minaccia. Quindi speriamo che ciò non accada presto.
Tale possibilità si collega alla seconda critica potenzialmente giustificabile a Bitcoin e cioè che le normative potrebbero rallentarne l’adozione. Gli autori sostengono che la regolamentazione è rialzista, non ribassista. Questo perché invia il segnale che Bitcoin è abbastanza significativo da giustificare una regolamentazione. Ma riconoscono anche che ci sono circostanze in cui tali regolamenti potrebbero diventare eccessivi. Sembrano volerci far capire che Signature Bank e Silvergate Bank ne siano due esempi. Entrambe le banche sono state messe sotto pressione dalle autorità di regolamentazione che le hanno costrette a chiudere. Ed è sorprendente che Fidelity lo stia insinuando all’interno di un rapporto pubblico.
Ciò si riferisce a qualcosa che gli autori non vorrebbero mai insinuare, tanto meno ammettere, e cioè che la regolamentazione finanziaria negli Stati Uniti è influenzata dai potenti gestori patrimoniali e dalle megabanche. Il presidente della Security Exchange Commission, Gary Ghensler, ha ammesso nelle audizioni parlamentari che presta attenzione ai commenti pubblici che vengono da tali entità. Se avete seguito l’evoluzione delle normative sulle criptovalute, avrete notato che sembra esserci una battaglia tra i gestori patrimoniali e le megabanche che spingono in direzioni opposte. I gestori patrimoniali vogliono fare soldi, mentre le megabanche non vogliono concorrenza.
Ora, potremmo sbagliarci, ma quando si guardano le normative sulle criptovalute attraverso questa lente, in particolare negli Stati Uniti, le incongruenze da parte di autorità delle regolamentazione come la SEC iniziano ad avere un senso. è troppo presto per dire quale di questi interessi vincerà la guerra e riuscirà ad influenzare di più l’evoluzione normativa, ma gli eventi recenti suggeriscono che i gestori patrimoniali stiano avendo la meglio. Se questo fosse il caso, allora potete scommettere che inizieremo a vedere l’introduzione di normative cripto più ragionevoli con il passare degli anni. Questo solo perché è probabile che questi gestori patrimoniali facciano un sacco di soldi con le criptovalute, e potete scommettere che useranno tale denaro per influenzare ancora più regolatori. È un futuro un po’ pasticciato, ma alla fine sarà rialzista per Bitcoin e per le criptovalute.
E questo si collega alla terza critica razionale di Bitcoin, vale a dire che le persone potrebbero iniziare a perdere interesse. La cosa folle è che gli autori credono che sia possibile che ciò possa accadere in ragione dell’arrivo delle valute digitali delle banche centrali, dette anche CBDC. Questo è pazzesco perché non potrebbero essere più diverse tra loro. Mentre Bitcoin è stato progettato per offrire la libertà finanziaria, le CBDC sono progettate per imporre il controllo finanziario totale. Se avete guardato uno dei nostri diversi video sulle CBDC, saprete che le banche centrali hanno esplicitamente dichiarato che intendono limitare quanto si può risparmiare e vogliono imporre vincoli a come potete spendere i vostri soldi.
È difficile capire come le persone possano preferire le CBDC a Bitcoin, date queste caratteristiche. Semmai, l’introduzione delle CBDC le incentiverebbe ulteriormente a far uscire i loro soldi dal sistema finanziario tradizionale e ad investire in beni come Bitcoin e come l’oro. È possibile che stiamo assistendo alle prime fasi di questa evoluzione. Ora, ad essere onesti, gli autori sembrano presumere che le CBDC in questione non abbiano queste qualità e immaginano uno scenario in cui le persone non si preoccupino affatto della propria libertà finanziaria. E, stranamente, sembrano raggruppare nella stessa categoria anche coloro che non apprezzano la decentralizzazione delle criptovalute.
Ciò che è ancora più illuminante è il fatto che l’adozione di Bitcoin continua a crescere, cosa che gli autori hanno messo in piena mostra. In particolare, il numero di portafogli Bitcoin che detengono meno di 10 Bitcoin è esploso approssimativamente nell’ultimo decennio, indicando non solo una maggiore adozione, ma anche una maggiore distribuzione della ricchezza. Ma torniamo alla possibilità che le persone possano perdere interesse. In un mondo in cui i governi e le banche centrali cercano sempre più di controllare ciò che possiamo fare e dire, sembra impossibile che cadano in disgrazia tecnologie come le criptovalute, che ci permettono di mantenere questa sovranità individuale. A nostro avviso, l’unico modo in cui ciò potrebbe accadere è che i governi e le banche centrali riescano a censurare le informazioni vere su Bitcoin e sulle criptovalute, e a sostituirle con la loro propaganda falsa. Qualcuno direbbe che questo è esattamente ciò che stiamo vedendo succedere oggi, ma evitiamo di commentare su questo argomento scottante.
La quarta critica a Bitcoin ci trova completamente concordi, vale a dire che ci sono incognite inconoscibili. In parole povere, potrebbe esserci un problema che nessuno sia ancora riuscito nemmeno a immaginare. Al contrario, cose come un difetto nel codice di Bitcoin sono semplicemente sconosciute, il che significa che sappiamo che potrebbero accadere, ma non sappiamo quando o come. La cosa inquietante è che gli autori includono la ricomparsa di Satoshi Nakamoto come uno degli eventi imprevedibili che non sono noti. Questo è inquietante perché anche Coinbase ha menzionato il ritorno di Satoshi come un potenziale rischio per l’exchange in uno dei suoi documenti presentati alla SEC.
Si ritiene che Satoshi detenga 1 milione di Bitcoin. Immaginate se lui, o loro, li vendessero. In ogni caso, a parte l’inquietudine, il nocciolo della questione è che non mancano le incognite sconosciute quando si parla di Bitcoin. Ciò è dovuto a qualcosa che abbiamo menzionato in precedenza. oggettivamente parlando, siamo ancora all’inizio del ciclo di adozione delle criptovalute. Ci sono molte cose che non sappiamo, incluso come misurare correttamente il valore di Bitcoin. Gli autori notano anche qualcosa che avremmo dimenticato, e cioè ricordare a tutti che devono decidere se, per loro, queste incognite sconosciute sono accettabili. Inoltre, gli investitori dovrebbero prendersi il tempo necessario per garantire che i loro portafogli siano protetti da tali eventi inaspettati, se possibile. Tutto questo ci porta alla grande questione enunciata nel titolo del rapporto, che giustifica anche il motivo per cui il tono dei media mainstream sulle criptovalute sta per cambiare.
A prima vista, sembra che questo sia completamente estraneo a ciò di cui abbiamo appena discusso. A un esame più attento, tuttavia, vi renderete conto che gestori patrimoniali come BlackRock possono influenzare i media mainstream. Allo stesso modo, sembra che per molto tempo le megabanche abbiano avuto il sopravvento sui media e sui regolatori. Con il passare del tempo, tuttavia, sembra che i gestori patrimoniali abbiano più controllo della narrativa, almeno quando riguarda le criptovalute. Se questo è vero, allora potremmo vedere meno propaganda di paura, dubbi e incertezze. L’avvertenza è che questi gestori patrimoniali hanno anche nemici nel settore delle criptovalute, in particolare gli exchange e gli emittenti di stablecoin che rifiutano di essere controllati e hanno sede al di fuori degli Stati Uniti.
Non sorprende che la maggior parte della recente campagna terroristica contro le criptovalute sui media mainstream si sia concentrata su tali entità. Ciò sottolinea ulteriormente l’importanza di educare la persona media sulle criptovalute. Per quanto sia sorprendente che i media mainstream possano presto iniziare a sostenere il settore, questo sostegno andrà probabilmente al servizio delle entità allineate con i gestori patrimoniali e i loro alleati. Gli altri continueranno ad essere combattuti. Nel corso del tempo, questo favoritismo potrebbe trasformare l’industria delle criptovalute in un altro braccio del sistema finanziario esistente, cosa che molte normative sulle criptovalute cercano esplicitamente di fare. Sembra che l’unica soluzione a questo problema esistenziale sia di assicurarsi che la persona media sia consapevole di ciò che sta realmente accadendo.
E potete stare certi che questo è qualcosa che continueremo a fare.
La rapida marcia verso la dittatura tecnocratica
Carrol Quigley, storico americano della Georgetown University ha scritto un libro intitolato Tragedy and Hope; A History Of The World In Our Time, tragedia e speranza, una storia del mondo nei nostri tempi, in cui sostiene che l’elite dei banchieri anglo-americani ha collaborato per secoli al fine di diffondere globalmente alcuni valori fondamentali. Il libro è una sorta di manuale filosofico per il movimento globalista, ma ci offre una visione molto chiara di come potrebbe essere il futuro.
“Tutta la storia del passato ci mostra che lo spostamento da un esercito di massa composto di cittadini-soldato verso un esercito più piccolo di combattenti professionali porta nel lungo periodo, al declino di una democrazia. Quando le armi sono economiche e facili da ottenere, quasi chiunque può procurarsele, e la struttura organizzata della società, come lo stato, non può procurarsi armi migliori rispetto a quelle di un privato cittadino industrioso. Questa rara condizione storica esisteva intorno al 1880, ma ora è solo una lontana memoria, poiché le armi che lo stato può procurarsi vanno ben al di là del portafoglio, della comprensione e della competenza del cittadino ordinario.
Quando le armi erano di tipo amatoriale, come nel 1880, oppure come nella Grecia del quinto secolo avanti Cristo, erano ampiamente possedute dai cittadini, e il potere era parimenti disperso. Nessuna minoranza poteva costringere la maggioranza a cedere alla propria volontà. Con un sistema di armi amatoriali di quel tipo (se altre condizioni sono favorevoli) è probabile trovare un governo della maggioranza e un sistema politico democratico. Al contrario, quando un periodo può essere dominato da armi complesse e costose che solo pochi possono permettersi di possedere e di imparare a utilizzare, abbiamo una situazione dove una minoranza della popolazione che controlla queste armi da “specialisti” può dominare la maggioranza della popolazione che ne è priva. In tale società, presto o tardi, verrà creato un sistema politico autoritario che riflette la diseguaglianza nel controllo delle armi.
Al momento, non c’è motivo di dubitare che le armi da specialisti di oggi continueranno a dominare la situazione militare del futuro prossimo. Se fosse così, non c’è motivo di dubitare che nel futuro prevedibile il mondo sia dominato da regimi politici autoritari anziché regimi democratici. Naturalmente, la tradizione ed altri fattori potrebbero mantenere in vita i sistemi democratici, o che hanno una parvenza democratica, per lo meno negli Stati Uniti e in Inghilterra. A noi che veniamo educati fin da piccoli nell’ideologia democratica, questo futuro potrebbe sembrare decisamente tragico, ma ci sono una serie di qualità positive che meritano di essere considerate.
Innanzi tutto, la nostra società, che chiamiamo Civiltà Occidentale, ha quasi 1500 anni e ha visto un regime democratico per meno di 200 anni, o persino per metà tempo, a dire il vero. Un periodo che abbia una struttura politica non democratica non è necessariamente negativo, e potrebbe essere un governo nel quale la gente può godersi una vita sociale ed intellettuale ricca, il cui valore può anche essere più significativo rispetto a una struttura politica e militare di tipo democratico.
Per centinaia di anni, dal nono secolo al ventesimo secolo, l’accresciuta capacità offensiva delle armi dell’Occidente ha reso possibile imporre l’obbedienza su aree sempre più vaste e su un numero sempre maggiore di persone. Di conseguenza, nel nostro Mondo Occidentale, le organizzazioni politiche (come lo stato) sono state in grado di governare su aree sempre più vaste, e quindi si sono ingrandite e sono diminuite in numero. In tal modo, lo sviluppo dell’Europa nell’ultimo millennio ha visto la fusione di migliaia di aree feudali in centinaia di municipalità, e la fusione delle municipalità in qualche decina di monarchie dinastiche e alla fine poco più di una dozzina di stati nazionali.
Lo stato nazionale, le cui dimensioni vengono misurate in centinaia di chilometri, si basava in gran parte sul fatto che i sistemi d’arma del diciannovesimo secolo, fondati su cittadini soldato armati di pistole e fucili che potevano essere spostati e riforniti mediante ferrovia e carri, potessero esercitare la propria forza su centinaia di chilometri. In molti casi, la dimensione di queste aree si è dimostrata paragonabile a quella delle aree linguistiche e culturali europee, e di conseguenza è stato facile motivare il popolo a proteggere la struttura dello stato sfruttando il concetto del nazionalismo, vale a dire una lingua e una cultura omogenee.
Col progredire della tecnologia degli armamenti, dei sistemi di trasporto e di comunicazione e della propaganda, è stato possibile forzare l’obbedienza su aree ampie migliaia di chilometri e quindi su zone che eccedevano i limiti dei gruppi linguistici esistenti. Divenne quindi necessario sviluppare una fedeltà verso lo stato che avesse basi più ampie del semplice nazionalismo. Questo diede vita, negli Anni Trenta e Quaranta, all’idea dei blocchi continentali e si passò alla fase in cui lo stato ideologico rimpiazzava lo stato nazionalista.
Abbracciato da Hitler, dai giapponesi e, in modo molto meno consapevole, anche dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti, questo modello nascente di nuova organizzazione politica fu completamente distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale. In tale guerra, gli sviluppi tecnologici degli armamenti consentirono di espandere ancora di più l’area su cui era possibile imporre il consenso e l’obbedienza. Nel 1950, si è cominciato a parlare di un mondo diviso in due poli, come se il consenso potesse essere ottenuto solo dalle due superpotenze e come se ciascuna di essere avesse un’influenza semisferica sul globo. Ma non era così. Benché la sfera di potere di entrambe le superpotenze si fosse allargata, non era diventata semisferica e apparvero nuovi fattori che controbilanciavano la tendenza e che minacciavano d’invertirla.
Negli Anni Cinquanta, invece di avere il potere concentrato in due centri, ciascuno con influenza semisferica e capace d’imporre l’obbedienza su distanze di decine di migliaia di chilometri, le due superpotenze potevano imporre obbedienza solo su distanze che variavano da 10000 a 13000 chilometri, lasciando considerevoli aree libere tra le due. In aggiunta a neutralizzare il proprio potere attraverso il confronto diretto, le due superpotenze resero ancora più evidente l’esistenza di questa zona di separazione, e resero ancora più difficile imporre l’obbedienza a richieste estreme persino a diecimila chilometri dal loro centro di potere, portando alla formazione di frange neutrali che sfuggivano al loro controllo.
Ma la situazione era più complessa di quanto imposto dalle limitazioni geografiche. Stava cambiando anche la natura del potere, e pochi se ne accorsero. L’uso della forza nella politica era stato efficace nella misura in cui era riuscito ad influenzare le menti e le volontà delle persone. Ma le nuove armi, che cercavano di avere una portata sempre maggiore, erano diventate armi di distruzione di massa anziché strumenti di persuasione. Se le vittime di tali armi vengono uccise, non c’è più nessuno che possa diventare consenziente ed obbedire. Di conseguenza tali armi sono diventate non più uno strumento di potere politico, bensì uno strumento per la distruzione di tutte le organizzazioni di potere. Questo spiega la crescente riluttanza ad utilizzarle da parte di tutti gli interessati. Inoltre la loro portata e la loro area d’impatto le rendono assai poco efficaci nei confronti dei singoli individui, sopratutto nei confronti delle loro menti. Alla fine, in una forma di governo ideologica, l’obiettivo primario sono le menti degli individui.
Qualsiasi organizzazione governativa viene strutturata secondo modelli ideologici predefiniti e la relativa morale. Se le relazioni tra individui vengono messe in pericolo da armi di distruzione su vasta scala, l’organizzazione può sopravvivere diventando decentralizzata, con minor enfasi sulle relazioni organizzative e più enfasi sui valori morali e sulle prospettive future. Di conseguenza può diventare sempre più amorfa e invulnerabile rispetto alle moderne armi di distruzione. Per questo e per altri motivi, le genti dell’Africa sono immuni dall’influenza delle bombe nucleari. Di conseguenza sia le popolazioni occidentali sia le popolazioni sovietiche possono diventarne immuni africanizzandosi.
Il momento di africanizzarsi?
Come vediamo l’evoluzione futura descritta da Quigley è allineata con l’evoluzione portata da Bitcoin e i fenomeni che abbiamo descritto nel nostro video la Terza Epoca del Caos. Benché orientate a un risultato diametralmente opposto, Quigley immaginava un mondo sotto il controllo di poche famiglie aristocratiche che venivano dal mondo delle grandi banche e delle multinazionali, l’evoluzione inevitabile verso una massiccia decentralizzazione provocata da armi illimitate possedute solo dai governi favorisce l’evoluzione di Bitcoin e di un’economia parallela e una progressiva conversione dell’Occidente verso il modello africano .
- Roberto Mazzoni -
FONTE: https://mazzoninews.com/
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