SOTTOSOPRA

11 months ago
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Trasmissione del 13 novembre 2023
"Quando si sono incontrate l’ultima volta a Bruxelles, a margine del vertice europeo dei capi di Stato, Christine Lagarde sperava che lo strappo italiano non ci fosse. Ma poiché non lo considera definitivo, la presidente della Banca centrale europea ha deciso di mandare a Giorgia Meloni (e non solo) un messaggio a mezzo stampa. «Mi fa sentire a disagio che non si sia trovato ancora un accordo sulla riforma del patto di stabilità». Il fatto che Lagarde rilasci un’intervista ad un evento del Financial Times a poche ore dalla riunione dell’Ecofin che ha riavvicinato le posizioni di Berlino e Parigi non è ovviamente un caso. «Sono leggermente rassicurata dal fatto che Germania e Francia stanno lavorando insieme ad un accordo, ma non ci sono solo due Paesi. E’ però possibile che se continuano a lavorare insieme si arrivi ad un accordo entro fine anno».

Intanto l'agenzia Fitch ha confermato il rating BBB dell'Italia con un outlook stabile.. Alla base della decisione, si spiega, l'economia ampia, diversificata e ad alto valore aggiunto dell'Italia, cui si contrappone tuttavia «fondamentali macroeconomici e fiscali deboli», in particolare con «un debito pubblico molto elevato, una politica fiscale relativamente allentata dopo la pandemia, un potenziale di crescita economica contenuto e, più recentemente, rendimenti più elevati» dei titoli di Stato. L'Outlook stabile riflette la stima di Fitch secondo cui il debito pubblico/PIL si stabilizzerà nei prossimi anni intorno al livello di fine 2022 mentre la stabilità della coalizione di governo «limita i rischi politici».

Perché la presidente della Bce, un organo apparentemente tecnico, entra a gamba tesa nella trattativa fra governi invitandoli ad un accordo? Lagarde è preoccupata del possibile stallo. Di più: teme che il mancato accordo spinga l’Italia fuori dalle regole, innescando conseguenze imprevedibili sui mercati. A un lustro esatto dalla crisi che portò il governo Berlusconi alle dimissioni, l’architettura europea è molto più solida di allora. A luglio dell’anno scorso il consiglio dei governatori di Francoforte ha varato uno scudo finanziario (si chiama Trasmission protection instrument) che eviterebbe le conseguenze che allora spinsero l’Italia a un passo dal default. Ma perché quello scudo possa essere attivato a favore di un certo Paese occorrono alcune condizioni, la prima delle quali è rispettare le regole europee e non essere sottoposto a procedura di infrazione. Ebbene - questo il non detto di Lagarde - lo stallo sulle regole del Patto sarebbe una picconata alle fondamenta costruite in dodici anni di politica europea.
Si dirà: la situazione italiana è molto diversa da allora, il differenziale con i titoli tedeschi resta contenuto e non è lontanamente comparabile a quello di allora: ieri, nonostante lo strappo di Giorgetti all’Ecofin, è sceso a 185 punti. Vero, l’esperienza però insegna che per cambiare le cose talvolta basta una miccia. Una di queste - nel caso italiano - potrebbe essere il declassamento di un’agenzia di rating. Moody’s ad esempio, che sull’Italia si pronuncerà il 17 novembre, giudica il debito italiano al limite dell’«investment grade». Se il suo giudizio peggiorasse di un solo gradino, Francoforte non potrebbe aprire più il paracadute sui titoli italiani, comprando debito in vece degli investitori privati.

Il contesto attorno all’Italia non è dei più favorevoli. I tassi di interesse, ad esempio, sono molto più alti di quelli di un lustro fa: non raggiungevano il quattro per cento dal lontano 2007. E poiché l’inflazione potrebbe tornare a crescere, Lagarde ha avvertito che i tassi resteranno alti a lungo: «Ci vorrà più di un paio di trimestri prima che la Bce inizi a tagliarli». Inflazione, tassi alti, bassa crescita, tensioni internazionali: le premesse per la tempesta perfetta ci sono tutte. Il messaggio di Lagarde a Roma (e a Parigi, e a Berlino) si può sintetizzare così: ci manca solo l’Italia isolata ai tavoli europei."

A. Barbera, La Stampa, 11 Novembre 2023

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