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“TECNICHE DI GUERRA PSICOLOGICA E CORRUZIONE DEI MEDIA” (Parte 3) - MAZZONI NEWS #214
In questo video vediamo la seconda parte dell’intervista a Yuri Bezmenov, ex-ufficiale del KGB russo ed esperto di Guerra Psicologica. Qui Bezmenov ci spiega come funzionava il rapporto tra propagandista e giornalisti corrotti, oltre che con leader religiosi e accademici. E’ una tecnica che è stata utilizzata non solo in Unione Sovietica, ma replicata in tutto il mondo e in tutti i campi. Lo stile di vita sovietico descritto in questo video è il frutto di una lunga Guerra Psicologica contro il popolo russo. Lo stesso modello viene ora riproposto dal World Economic Forum, in versione modernizzata, per tutto il mondo.
La Guerra Psicologica dei media
[Edward Griffin]
La nostra conversazione con Yuri Alexandrovitch Bezmenov, che è un disertore dell’Unione Sovietica, un ex agente di propaganda per i novizi e il KGB continuerà dopo questa pausa.
[Yuri Bezmenov]
Bene. Come ogni studente dell’Unione Sovietica, ho seguito anche un addestramento fisico e militare molto esteso e un addestramento per la difesa territoriale. A differenza degli Stati Uniti, dove la difesa territoriale è praticamente inesistente, nell’Unione Sovietica, ogni studente, qualunque sia la sua materia principale, deve passare attraverso un addestramento militare e di difesa territoriale molto esteso della durata di quattro anni. Potete vedermi qui con un gruppo di studenti durante uno dei giochi di guerra vicino a Mosca. L’idea principale, ovviamente, è quella di preparare un enorme esercito di riserve per l’Unione Sovietica.
Ogni studente deve laurearsi come sottotenente. Nel mio caso, il campo d’azione erano i servizi di intelligence militari ed i servizi amministrativi. Il mio primo incarico è stato in India, quale traduttore, presso il Soviet Economic Aid Group che stava costruendo complessi di raffinerie nello stato di a e nello stato di Guajarat.
A quel tempo ancora credevo ingenuamente ed idealisticamente che ciò che stavo facendo contribuisse alla comprensione e alla cooperazione tra le nazioni. Mi ci sono voluti un bel po’ di anni per rendermi conto che quello che stavamo portando in India era un nuovo tipo di colonialismo, mille volte più oppressivo e sfruttatore di qualsiasi colonialismo o imperialismo nella storia dell’umanità. Ma a quel tempo, speravo ancora che le cose sarebbero potute andare meglio e che magari non fossero poi così male, e che sarebbero anche potute andare peggio. E ho anche cercato di mettere in atto il bellissimo motto marxista: proletari del mondo unitevi. E ho cercato di unirmi a una bella ragazza indiana. In realtà, ero affascinato dalla cultura indiana, dalla vita familiare in quel paese. Ma ovviamente, il Partito Comunista aveva piani diversi per i miei geni. Così ho dovuto sposare questa bellissima ragazza russa. Nell’arco della mia carriera, mi sono sposato tre volte. La maggior parte di questi matrimoni erano di convenienza, e avvenivano su consiglio del Dipartimento del Personale.
Si tratta di una prassi normale nell’Unione Sovietica. Quando un cittadino sovietico viene assegnato a un incarico all’estero, deve sposarsi al fine di lasciare la famiglia in Unione Sovietica come ostaggio, oppure, se si tratta di un matrimonio combinato come il mio, il marito e la moglie fanno sostanzialmente la spia uno sull’altro, al fine di evitare la defezione oppure la contaminazione da parte delle decadenti idee imperialiste o capitaliste. Nel mio caso, odiavo quella ragazza a tal punto che, nel momento stesso in cui sono atterrato a Mosca, abbiamo divorziato e mi sono risposato per la seconda volta più tardi. Alla fine del mio primo incarico in India, sono stato promosso alla posizione di responsabile delle pubbliche relazioni. Potete vedermi qui tradurre un discorso di un capo sovietico.
[Edward Griffin]
È sulla destra.
[Yuri Bezmenov]
Sì, sono sulla destra. E l’occasione è stata la messa in servizio del complesso di raffineria nella città di a. Tornato a Mosca, sono stato immediatamente reclutato dalla Novosti Press Agency, che è un’organizzazione di facciata che in realtà svolge propaganda e sovversione ideologica per il KGB. Il 75% dei membri della Novosti sono ufficiali di grado intermedio del KGB. Il restante 25 per cento è, come nel mio caso, composto da agenti cooptati, che vengono assegnati ad operazioni specifiche. In questo caso particolare, potete vedermi parlare con gli studenti della b di Mosca.
Si tratta di una scuola gigantesca sotto il diretto controllo del KGB e del Comitato Centrale, dove i futuri leader dei cosiddetti Movimenti di Liberazione Nazionale, vengono educati e selezionati con cura. E alcuni di loro non sembrano affatto studenti. Guardate questo gruppo di studenti della Lumumba. Non lo sembrano affatto, hanno più l’aspetto di militari, che poi è esattamente ciò che erano. Sono stati rispediti nei rispettivi paesi per diventare leader dei cosiddetti Movimenti di Liberazione Nazionale, oppure, volendo tradurre in linguaggio corrente, capi di gruppi terroristici internazionali. Quando lavoravo per Novosti, un’altra area di attività consisteva nel fungere da accompagnatore per gruppi dei cosiddetti intellettuali progressisti, vale a dire scrittori, giornalisti, editori, insegnanti, professori universitari di nostro interesse.
Qui potete vedermi nel Cremlino. Sono il secondo a sinistra, in compagnia di un gruppo di intellettuali pakistani e indiani. La maggior parte di loro finge di non capire che in realtà stiamo lavorando per conto del governo sovietico e del KGB. Fanno finta di essere semplici ospiti, intellettuali di rilievo, trattati secondo i loro meriti e le loro capacità intellettuali. In realtà, per noi, erano solo un gruppo di prostitute politiche da sfruttare per varie operazioni di propaganda. Quindi potete vedere perfettamente bene che il mio collega anziano a sinistra non mostra un’espressione di grande rispetto sul suo viso, e io stesso ho un sorriso molto scettico. Il tipico sorriso sarcastico che i membri del KGB mostrano quando sono pronti a mietere nuove vittime del lavaggio del cervello ideologico. Ecco un esempio di come appare una tipica conferenza nei quartieri generali di Novosti, a Mosca. Seduto nel mezzo, c’è Boris Burkov, il direttore dell’agenzia stampa Novosti, un burocrate di alto rango del partito che lavorava nel Dipartimento della Propaganda. Io sono in piedi, accanto a un famoso poeta indiano, Sumitranandan Pant. Era famoso perché era stato l’autore di una celebre poesia intitolata Rapsodia a Lenin. Ecco perché era stato invitato in Unione Sovietica con una trasferta interamente a spese del governo sovietico.
Prestate particolare attenzione al numero di bottiglie sul tavolo. Questo è uno dei modi per stroncare la consapevolezza o la curiosità dei giornalisti stranieri. Una delle mie funzioni era di mantenere gli ospiti stranieri permanentemente ebbri fin dal momento in cui atterravano all’aeroporto di Mosca. Dovevo portarli a un pranzo per VIP e brindare all’amicizia e alla comprensione tra le nazioni del mondo. Dovevo fargli bere un bicchiere di vodka, e poi un secondo bicchiere di vodka, e in pochissimo tempo i miei ospiti si sarebbero sentiti molto felici, e avrebbero visto tutto sotto un’ottica più rosea e gradevole. E in tal modo avrei dovuto tenerli permanentemente sotto l’effetto dell’alcol per i successivi 15 o 20 giorni. Ad un certo punto avrei anche dovuto togliere l’alcol, in modo che alcuni di loro che apparivano essere i più facili da reclutare, si sentissero un po’ traballanti e colpevoli, mentre cercavano di ricordare di cosa avevano parlato la sera prima.
Quello era il momento per avvicinarli proponendo ogni genere di assurdità, come ad esempio un comunicato congiunto oppure una dichiarazione utile per la propaganda sovietica. Quello era il momento in cui erano più flessibili. E, naturalmente, ciò che non capivano, di cui non si rendevano conto, o fingevano di non rendersi conto, era il fatto che io non bevevo insieme a loro, anzi non bevevo affatto. Avevo modi per sbarazzarmi dell’alcol attraverso varie tecniche, tra cui pillole speciali che mi erano state date dai miei colleghi. Ma gli ospiti facevano invece sul serio. In altre parole, consumavano un volume piuttosto elevato di alcolici, e la mattina dopo si sentivano piuttosto a disagio. Nel 1967, il KGB mi ha assegnato a questa rivista dal titolo Look che in inglese significa sguardo o guardare. Un gruppo di dodici persone è arrivato in Unione Sovietica dagli Stati Uniti per coprire il 50° anniversario della rivoluzione socialista d’ottobre nel mio paese. Dalla prima all’ultima pagina, la rivista era una massa di bugie, propaganda, cliché da presentare ai lettori americani come se fossero opinioni e deduzioni di giornalisti americani. Ma nulla avrebbe potuto essere più lontano dalla verità. Queste non erano affatto opinioni. Non lo erano affatto. Erano i cliché che la propaganda sovietica voleva instillare nel pensiero del pubblico americano in modo che credesse che fossero idee proprie.
Magari può sembrare una cosa priva di senso, ma è perfettamente sensata, poiché, dal punto di vista della propaganda sovietica, benché il contenuto presenti alcune sottili critiche al sistema sovietico, il messaggio di base è che la Russia moderna è un sistema bello, funzionale, ed efficiente, sostenuto dalla maggioranza della popolazione. Questa è la bugia più grande di tutte, e, naturalmente, gli intellettuali e i giornalisti americani che lavoravano per la rivista Look, hanno elaborato queste falsità in modi diversi. Hanno conferito spessore intellettuale alle menzogne. E hanno trovato ogni genere di giustificazione personale per aver raccontato fandonie al pubblico americano.
[Edward Griffin]
Era parte del suo lavoro fare in modo che avessero queste idee e che le accettassero come proprie, giusto?
[Yuri Bezmenov]
In realtà, ancor prima che arrivassero in visita in Unione Sovietica, e sborsassero cifre da capogiro per la loro trasferta, l’agenzia Novosti aveva preparato una relazione informativa di 20 o 25 pagine che conteneva informazioni e opinioni che dovevano essere presentate ai giornalisti ancor prima che questi acquistassero i loro biglietti per Mosca. Il rappresentante locale della Novosti oppure un diplomatico sovietico di stanza a Washington, doveva analizzare la situazione e giudicare in che modo ciascun giornalista reagiva a quella relazione, valutando se fosse o meno il caso di concedere un visto per l’Unione Sovietica. Venivano quindi pre-selezionati con molta attenzione. E non c’era molta possibilità che i giornalisti onesti arrivassero in Unione Sovietica e ci rimanessero per un anno al fine di riportare a casa questa massa di bugie. Questo, per esempio, è il paginone centrale della rivista Look. Presentava questo monumento eretto dal Partito Comunista a Stalingrado come simbolo personificato della potenza militare russa. Nell’articolo pubblicato a fianco della grande foto, c’è scritto che i sovietici sono molto orgogliosi della loro vittoria nella seconda guerra mondiale. Questo è un altro grande mito, una bugia. La maggior parte delle persone ragionevoli non sarebbe orgogliosa di aver perso 20 milioni dei propri connazionali in una guerra iniziata da persone come Hitler e il compagno Stalin, e finanziata dalle multinazionali americane.
La maggior parte dei cittadini sovietici guarda questo tipo di monumenti con disgusto e dolore, perché ogni famiglia ha perso padre, fratello, sorella o figlio nella seconda guerra mondiale. Eppure i giornalisti americani che cercavano di soddisfare e di compiacere i loro ospiti, hanno presentato questa grande immagine al centro della rivista come simbolo e personificazione della nazionalità sovietica. Lo hanno chiamato lo spirito nazionale russo. Ed era, in realtà, l’idea più fuorviante e tragicamente malcompresa che potesse esserci. Naturalmente, la rivista Look non fu mai distribuita in Unione Sovietica. Il suo pubblico primario era negli Stati Uniti. Ma presumo che molti americani, milioni di americani che hanno letto la rivista Look in quel momento, si siano fatti un’idea assolutamente sbagliata dei sentimenti della mia nazione, di ciò di cui i sovietici sono veramente orgogliosi e di ciò che odiano.
Questo è un gruppo, sullo sfondo vedete la stessa signora con la spada, a Stalingrado. Ecco il gruppo di giornalisti. Io sono al centro con lo stesso sorriso sardonico. All’estrema sinistra c’è il signor Phillip Huntington con la sua macchina fotografica. Una persona che era totalmente sorda e disinteressata nei confronti di qualsiasi cosa avessi da dirgli.
Questa è la stessa immagine, un ingrandimento della stessa immagine.
Ho accompagnato in un tour attraverso la Siberia, in quanto dipendente dell’agenzia stampa Novosti, molti ospiti provenienti da vari paesi, in questo caso particolare dall’Asia e dall’Africa. Ad esempio, mostravamo loro il tipico asilo, che non era niente di speciale secondo gli standard americani. Vedevano solo bambini seduti che mangiavano la colazione oppure il pranzo.
Quello che non riuscivano a capire, oppure facevano finta di non capire, era che questo era un asilo esemplare. Non era il tipico asilo per persone qualsiasi o famiglie medie nell’Unione Sovietica.
Ma noi facevamo in modo che tale illusione si cementasse nelle loro menti. Potete vedermi sotto la macchia rossa nel mezzo della fotografia, con la stessa espressione disincantata. Stavo facendo il mio lavoro, quello che mi era stato assegnato di fare, e per cui venivo pagato. Ma nel mio profondo comunque speravo che almeno alcuni di quegli utili idioti capissero che ciò che stavano guardando non aveva nulla a che fare con il livello medio di benessere nella mia nazione. Questa è un’altra immagine che è più idonea a riflettere il vero spirito dell’infanzia sovietica. è stata stampata, per errore, in una pubblicazione del governo canadese. Nel mezzo potete vedere i bambini che giocano all’interno di un piccolo cortile, e la didascalia dice che questo è un tipico asilo in Siberia. Ciò che questi idioti non avevano capito è che non si trattava affatto di un asilo, bensì di una prigione per i figli dei prigionieri politici. Non c’era una sola menzione del fatto che quella che stavano visitando, in realtà, era un’area con campi di concentramento. E il lavoro delle persone come me consisteva nell’aiutarli a non notare il fatto che stessero parlando con prigionieri. In occasione delle visite da parte di stranieri, la maggior parte dei bambini venivano vestiti a festa. Naturalmente non c’erano cadaveri sul terreno e non si vedevano in giro guardie con le mitragliatrici. In ogni caso, non aveva comunque un’apparenza piacevole. Come vedete, l’asilo manteneva un aspetto tetro, ma ovviamente non creava l’impressione che si trattasse, in realtà, di una prigione.
[Edward Griffin]
Qualcuno dei giornalisti ha mai avuto la curiosità di chiedere dove fossero le prigioni e cose del genere? In fondo eravate in Siberia.
[Yuri Bezmenov]
Sì, alcuni di loro facevano domande e, naturalmente, alle domande stupide rispondevamo con risposte stupide, come ad esempio: “Non ci sono prigioni in Siberia, la maggior parte delle persone che vedete sono liberi cittadini dell’Unione Sovietica. Sono molto felici di essere qui e stanno contribuendo alla gloria del sistema socialista.” Per la maggior parte, i giornalisti hanno fatto finta di credere a ciò che dicevo loro, e potremo discutere in seguito su quali sono le motivazioni di queste persone. Perché dovrebbero ostinatamente raccontare bugie alla propria gente attraverso i propri mass media? Ho varie risposte in proposito, non ce n’è una sola. è un intero insieme complesso di spiegazioni. Cominciamo con la pura e semplice paura biologica. Capiscono di essere sul territorio di uno stato nemico. In uno stato di polizia. E solo per salvare le loro pelli marce e i loro miserabili posti di lavoro, il loro benessere a casa propria, preferirebbero raccontare fandonie piuttosto che porre domande autentiche e riportare informazioni veritiere In secondo luogo, la maggior parte di questi stupidi temeva di perdere il proprio lavoro perché, ovviamente, se avessero detto la verità sul mio paese non sarebbero durati a lungo come corrispondenti del New York Times o del Los Angeles Times in Russia. Li avrebbero licenziati perché avrebbero dimostrato di essere incapaci come corrispondenti e di non riuscire a trovare un linguaggio comune con i russi se erano stati cacciati in 24 ore.
Di conseguenza, al solo fine di essere confermati dai rispettivi capi editoriali, hanno cercato di non offendere i sentimenti degli amministratori sovietici e delle persone come me. Nel mio profondo in realtà io speravo che offendessero i miei sentimenti, ma ovviamente hanno preferito non farlo. C’è anche un altro motivo. Preferisco rifiutare di crederci, ma c’è un altro motivo che ovviamente è l’avidità. Queste persone avrebbero guadagnato un sacco di soldi una volta tornati negli Stati Uniti dove spacciandosi per esperti del mio paese avrebbero scritto libri destinati a vendere milioni di copie con titoli come, La verità sulla Russia. La maggior parte di tali contenuti sarebbero state menzogne sulla Russia, ma costoro avrebbero comunque sostenuto di essere Sovietologi e avrebbero riprodotto i miti del mio paese e i cliché forniti loro dalla nostra propaganda.
E pur dichiarandosi esperti della Russia, si rifiutano ostinatamente di ripetere le parole di verità, di persone come Solzhenitsyn, che hanno disertato o sono state espulse dall’Unione Sovietica. Anzi fanno del loro meglio per screditarle e scoraggiarle. Non ho molte possibilità di apparire sulla rete nazionale con una storia vera sul mio paese, ma utili idioti, come b, vengono presentati quali grandi eroi. Tornano dall’Unione Sovietica e dicono di aver parlato con alcuni dissidenti mentre erano in Russia, vantandosene. In realtà i dissidenti sovietici inseguono i corrispondenti americani per le strade e, per qualche strana ragione, i giornalisti americani fuggono vigliaccamente per evitare il contatto.
Se volete saperne di più sulla Spagna, fate riferimento a scrittori spagnoli. Se volete saperne di più sulla Francia, leggete gli autori francesi. Persino sull’Antartide scommetto che consultereste i pinguini, ma, per qualche strana ragione, per quel che riguarda l’Unione Sovietica leggete solo persone come Hendrick oppure Kissinger perché affermano di sapere di più di chiunque altro sul mio paese, quando non sanno nulla o quasi nulla, oppure fingono di sapere più di quanto non sappiano in realtà. Direi che sono persone disoneste che mancano di integrità, buon senso e onestà intellettuale. Sono pronte a riportare ogni genere di fantasie sugli asili in Siberia, omettendo il fatto che si tratta in realtà di una prigione per i figli dei prigionieri politici.
Ecco un altro grande esempio dell’idiozia monumentale dei politici americani. In questa foto Edward Kennedy si trovava a Mosca e pensava evidentemente di essere un politico americano carismatico e popolare che si comporta in modo disinvolto. Che può permettersi di sorridere. Che può permettersi di danzare a un matrimonio nel palazzo russo dei matrimoni. Quello che non ha capito, o che forse ha fatto finta di non capire, è che in realtà lo stavano prendendo in giro. Questa è una messa in scena creata appositamente per impressionare i media stranieri oppure utili idioti come Ted Kennedy. La maggior parte degli ospiti presenti in quel luogo avevano un lasciapassare di sicurezza e sono stati espressamente istruiti su cosa dire agli stranieri. Questo era esattamente il mio lavoro. Potete vedermi nello stesso maledetto palazzo dei matrimoni a Mosca dove abbiamo visto Ted Kennedy ballare sorridendo.
Ted Kennedy pensa di essere molto intelligente, ma dal punto di vista dei cittadini russi che osservano questa pagliacciata, egli appare come un idiota egocentrico di mentalità ristretta che cerca di guadagnare la propria popolarità attraverso la partecipazione a farse propagandistiche come questa. Qui potete vedermi di nuovo sulla destra vicino a una sposa sovietica esemplare, mentre alla mia sinistra ci sono tre giornalisti provenienti da vari paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina. Questi ultimi, ovviamente, si stanno godendo la situazione e torneranno a casa e scriveranno resoconti in cui racconteranno di aver partecipato a un tipico matrimonio sovietico. Ma in realtà non stavano partecipando a un tipico matrimonio sovietico, bensì facevano parte di una farsa, di uno spettacolo circense.
C’è un’altra cosa che a volte ho cercato di spiegare agli stranieri a rischio della mia vita. Per esempio, la rivista Time è molto critica nei confronti del regime razzista sudafricano. C’è un intero articolo dedicato al vergognoso sistema interno dei passaporti mediante il quale i neri non possono vivere insieme ai bianchi. Ma per qualche strana ragione, negli ultimi 14 anni dopo la mia defezione, nessuno ha voluto prestare attenzione al mio passaporto. Eccolo. Mostra anche la mia nazionalità, e ha un timbro della polizia che, in lingua russa, si chiama be che mi assegna a una specifica area di residenza. Non posso lasciare quell’area. Allo stesso modo in cui questo uomo nero non può lasciare la zona in cui vive in Sud Africa. Eppure, mentre diciamo che il governo sudafricano è un regime razzista, non c’è una sola Jane Fonda che sia abbastanza coraggiosa da andare dai media e dire: guardate, la stessa cosa succede anche nell’Unione Sovietica. Ho inviato una copia del mio passaporto ai liberali americani, ai difensori dei diritti civili, e a tutti gli altri utili idioti. Non si sono mai preoccupati di rispondermi. Questo dimostra il livello di integrità, il livello di onestà di queste persone. Sono un gruppo di ipocriti perché non vogliono riconoscere l’esistenza di un valido esempio di razzismo nel mio paese.
Questa è la prima fase del fare amicizia con un professore. Potete vedermi a sinistra con un sorriso nello stile di James Bond. Sulla destra c’è il mio supervisore del KGB, il compagno Leonid Mitrokhin. E nel mezzo abbiamo un professore di scienze politiche all’Università di Delhi. Il prossimo passo sarebbe stato di invitarlo a un incontro presso la Società di Amicizia Sovietica. Lì è seduto accanto a sua moglie, prima di partire per un viaggio gratuito in Unione Sovietica. Tutto è pagato dal governo sovietico. Gli abbiamo fatto credere di essere stato invitato in Unione Sovietica perché è un intellettuale di talento e moderato. Tutto assolutamente falso. Lo abbiamo invitato perché è un utile idiota.
Perché durante il sondaggio che abbiamo condotto su di lui, abbiamo accertato che è pronto a veicolare la maggior parte dei cliché della nostra propaganda. E quando tornerà nel suo paese, andrà avanti per anni e anni nell’insegnare le bellezze del socialismo sovietico a molte nuove generazioni dei suoi studenti, promuovendo in tal modo la linea di propaganda sovietica.
Il KGB era curioso anche di quest’altro signore. Può apparire come un personaggio innocente, e potremmo considerarlo un grande leader spirituale, oppure forse un grande ciarlatano e truffatore, a seconda del lato da cui lo guardiamo. Ha indottrinato i Beatles nella meditazione nel suo b in India. Mia Farrow e altri utili idioti di Hollywood hanno visitato la sua scuola e sono tornati negli Stati Uniti assolutamente fuori di testa, imbottiti di marijuana, hashish e folli idee sulla meditazione. Meditare, in altre parole, consiste nell’isolarsi dalle questioni sociali e politiche del momento, che la persona vive nel proprio paese. Consiste nell’entrare nella propria bolla, per dimenticare i problemi del mondo. Ovviamente, il KGB era molto affascinato da una scuola così splendida, un tale centro di lavaggio del cervello per americani stupidi. Sono stato inviato dal KGB per controllare che tipo di VIP americani frequentassero la scuola.
[Edward Griffin]
Questo a sinistra è lei?
[Yuri Bezmenov]
Sì, sono a sinistra.
Stavo cercando di iscrivermi a quella scuola. Sfortunatamente, Maharishi Mahesh Yogi chiedeva troppo. Voleva 500 dollari americani per l’iscrizione. Ma il mio compito non era in realtà di iscrivermi. La mia funzione era di scoprire che tipo di persone, provenienti dagli Stati Uniti, frequentassero quella scuola. E abbiamo scoperto che in effetti c’erano alcuni membri di famiglie statunitensi influenti.
C’erano leader di pensiero pubblici americani che tornavano negli Stati Uniti con strampalate storie sulla filosofia indiana che gli stessi indiani avrebbero considerato idiote. Si trattava quindi di utili idioti che il KGB vedeva come persone estremamente ingenue e fuorviate. Ovviamente, dopo essere stato addestrato in quella scuola, un VIP americano, per esempio la moglie di un membro del Congresso, oppure una personalità di spicco a Hollywood, risulta molto più strumentale nelle mani dei manipolatori dell’opinione pubblica e del KGB rispetto a quanto lo sia una persona normale che capisce, e che riconosce la vera natura di questo tipo di falsa formazione religiosa.
[Edward Griffin]
Perché dovrebbero essere più suscettibili alla manipolazione?
[Yuri Bezmenov]
L’ho appena menzionato. Vedete, quando una persona è troppo coinvolta in una meditazione introspettiva diventa più vulnerabile. Se guardiamo attentamente, ciò che Maharishi Mahesh Yogi sta insegnando agli americani è che la maggior parte dei problemi, la maggior parte delle questioni scottanti di oggi, possono essere risolte semplicemente meditando.
Il messaggio è, non scuotere la barca, non farti coinvolgere. Basta sedersi, guardare il tuo ombelico e meditare, e vedrai che le cose si sistemeranno da sole in ragione di qualche strana logica, oppure a causa della vibrazione cosmica. Questo è esattamente ciò che il KGB e la propaganda marxista leninista vogliono creare negli americani, al fine di distruggere la loro energia mentale e la loro capacità di dare attenzione ai problemi reali degli Stati Uniti e formarsi un’opinione personale, spingendoli invece a immergersi in un mondo artificiale di armonia inesistente.
Ovviamente, è più vantaggioso per gli aggressori sovietici dover trattare con una massa di americani instupiditi anziché dover avere a che fare con americani che sono autocoscienti, sani, fisicamente in forma e attenti alla realtà. Maharishi Mahesh Yogi, ovviamente, non è sul libro paga del KGB. Ma che ne sia consapevole o meno, sta contribuendo notevolmente alla demoralizzazione della società americana. E non è l’unico a farlo. Ci sono centinaia di quei guru che vengono nel vostro paese per trarre profitto dall’ingenuità e dalla stupidità degli americani. È una vera e propria moda. È la moda del meditare e del non lasciarsi coinvolgere.
Quindi, ovviamente, potete vedere che il KGB doveva esserne rimasto affascinato per essere così curioso e per pagare il mio viaggio a Rishikesh, e per assegnarmi quello strano lavoro. Erano convinti che quel tipo di lavaggio del cervello fosse molto efficiente e strumentale alla demoralizzazione degli Stati Uniti.
Gli obiettivi primari della Guerra Psicologica
Uno degli obiettivi primari della Guerra Psicologica è la distruzione della famiglia. Nel video vediamo che moglie e marito venivano accoppiati dai burocrati del partito e dovevano spiare uno sull’altro.
L’espansione verso l’esterno dell’influenza russa veniva gestita tramite l’addestramento di personale militare proveniente da diverse nazioni, che poi sarebbe tornato in patria per formare movimenti di liberazione nazionale che avevano le caratteristiche degli odierni terroristi. La formazione preventiva e dettagliata è sempre stata una caratteristica fondamentale del modello comunista. Benchè non funzioni come sistema economico e sociale, e tenda a crollare su se stesso, ha sviluppato una tecnologia molto efficace per conquistare il potere politico in una nazione. Una componente essenziale di tale tecnologia è la Guerra Psicologica.
Il modello sovietico è stato esportato in tutto il mondo, sia dai sovietici sia da altri attori stranieri che lo hanno copiato e adottato. Possiamo vedere numerosi paralleli nella storia moderna. Vediamo che già allora le agenzie stampa ufficiali erano in realtà organizzazioni di copertura del KGB, utilizzate per promuovere disinformazione e propaganda all’estero.
Tra gli obiettivi prescelti per le operazioni all’estero del KGB c’erano gli intellettuali, i leader politici e religiosi, oltre che naturalmente i giornalisti stranieri.
Uno degli strumenti di manipolazione era naturalmente l’alcool, che attenua la consapevolezza e rende la persona più suscettibile ad attività di programmazione mentale. In tempi più moderni è stato affiancato da varie droghe.
Una delle caratteristiche fondamentali del comunismo e della Guerra Psicologica è che dissimula le proprie vere intenzioni. Accusa gli altri di ciò che esso stesso sta facendo. Perciò l’unione sovietica accusava l’Occidente di essere colonialista, il che era in una certa misura vero, al fine di nascondere le proprie attività coloniali. Come gli africani, gli indiani e molti altri popoli hanno capito alla fine, il colonialismo dissimulato da aiuto può essere molto peggio del colonialismo convenzionale.
Nel video vediamo che Bezmenov parla della meditazione indiana come uno strumento di allontanamento dalla realtà e calo di responsabilità. E’ facile manipolare persone introverse che fuggono dalla realtà. Oggi vediamo questo stesso modello replicato nell’immersione della vita virtuale proposta dai social media, dai giochi online e dalla cosiddetta realtà virtuale.
Nel prossimo video vedremo i quattro stadi primari della Guerra Psicologica.
- Roberto Mazzoni -
FONTE: https://mazzoninews.com/
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