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DOPPIO PESO
Trasmissione del 2 ottobre 2023
"Cos’è il genocidio? Anche, “infliggere deliberatamente ad un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso in quanto tale, condizioni di vita intese a provocarne la distruzione fisica totale o parziale”. Cos’è la pulizia etnica? Rendere un’area etnicamente omogenea, mediante l’uso della forza o dell’intimidazione, per allontanare da una determinata area persone di un differente gruppo etnico o religioso.
Altrimenti detto, in senso stretto genocidio significa “uccisioni di massa”, mentre pulizia etnica significa l’allontanamento forzato da un particolare territorio. Ciò che è in corso nel Nagorno-Karabakh (NK) sarebbe, quindi, pulizia etnica.
Né tale impostazione viene apertamente contraddetta dallo Statuto di Roma della Corte penale internazionale, concluso il 17 luglio 1998 e che Erevan forse ratificherà. Esso riconosce sì la “deportazione o il trasferimento forzato di popolazione” come un crimine contro l’umanità; ma specifica che “s’intende la rimozione delle persone, per mezzo di espulsione o con altri mezzi coercitivi, dalla regione nella quale le stesse si trovano legittimamente, in assenza di ragioni previste dal diritto internazionale che lo consentano”.
Esso riconosce sì “la deportazione e il trasferimento di tutta o di parte della popolazione del territorio occupato all’interno o all’esterno di tale territorio” come un crimine di guerra; ma non specifica “diretto o indiretto”, come invece fa a proposito di trasferimenti verso i territori occupati.
Insomma, lo Stato che opera i tragici eventi potrà sempre farla franca nascondendosi dietro il dito della assenza di provvedimenti specifici di espulsione. Come ieri la Jugoslavia, come oggi l’Azerbaigian.
Cacciare un popolo dalla sua terra
Dietro a quel dito si nasconde il presidente azerbaigiano Aliyev, secondo il quale “il processo di integrazione della popolazione armena che vive in Karabakh nella società azera avrà successo”. E pure il suo alleato di ferro Erdogan, per il quale “è motivo di orgoglio che l’operazione sia stata completata con successo in un breve periodo di tempo, con la massima sensibilità per i diritti dei civili”.
Invero – e nonostante ciò che ne pensa Tajani -, Baku ha esplicitamente negato alcun accordo o garanzia internazionale a beneficio della propria minoranza armena: “è una questione interna, sovrana” … cioè, ‘cogli Armeni ci facciamo quel che ci pare’.
Prima dei tragici eventi, non si può dire che la cosiddetta comunità internazionale si sia impegnata ad aiutare Erevan, anzi. A febbraio 2023, la Corte internazionale di giustizia (ICJ), ordinava all’Azerbaigian di garantire il libero transito del corridoio di Lachin … naturalmente senza esito. Il 21 agosto, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ospitava una parata retorica di Stati esortanti l’Azerbaigian a riaprirne il traffico.
Ma, pure a tragici eventi avviati, non si può dire che le cose siano cambiate di uno iota. Biden mandava ad Ereven la capa di USAID, Samantha Power; distintasi per una memorabile visita al Memoriale del genocidio armeno di ieri, mentre si svolgevano i tragici eventi di oggi. Nonché il vicesegretario ad interim per l’Europa e gli affari eurasiatici del Dipartimento di Stato, Yuri Kim; distintasi, mentre cominciava l’attacco azero, per aver pronunciato le ultime parole famose: “non tollereremo alcuna azione militare contro gli abitanti del NK”. Fatte proprie pure da Blinken: “l’uso della forza per risolvere le controversie è inaccettabile”.
Le due recavano una lettera di Biden. Tanti auguri per la festa dell’indipendenza e gli Usa “continueranno a stare al fianco dell’Armenia mentre lavorate per … cercare stabilità nel vostro vicinato”. I tragici eventi nel NK descritta come “la recente perdita di vite umane di etnia armena” e “le violenze più recenti”. Per l’avvenire, “cooperazione in materia di diversificazione energetica, resilienza e sicurezza, come dimostrato dalle nostre recenti esercitazioni militari” … cioè, i menzionati 88 uomini. Tradotto: nulla.
D’altronde, Biden è in tutt’altre faccende affaccendato: principalmente con l’Ucraina ed è lì che egli vuole rompere la schiena alla Russia … non dall’Armenia. Per far questo, ha bisogno dell’aiuto dell’alleato principale di Baku, la Turchia. Turchia, che si fa pagare bene in termini di rifornimenti militari … perché non in termini di acquiescenza in materia armena?
Bruxelles si era data un certo daffare a convincere Erevan a rendere il NK a Baku, ottenendone due accordi interlocutori. E non vincolanti visto che, ancor oggi, la stessa Bruxelles vorrebbe fossero “pubblicamente reiterati”.
Manifestamente, Leuropa non aveva alcun interesse alla tutela dei confini armeni. E fa ridere Pashinyan quando afferma che i due accordi mediati da Bruxelles sanzionano i confini di Stato.
Parimenti, Leuropa non aveva alcun interesse alla tutela degli armeni del NK."
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