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Nuovo accordo fiscale per i NUOVI lavoratori frontalieri italiani con la Svizzera in vigore dal 1 gennaio 2024.Sono 78mila persone che OGNI GIORNO passano il confine italiano per andare a lavorare in Canton Ticino in Svizzera
in parole povere un nuovo frontaliere dal 1 gennaio 2024 pagherà molte più tasse rispetto a prima e non sarà più molto conveniente ma bisogna trasferirsi in Svizzera direttamente,comunque prenderà sempre di più che in Italia ma non tanto di più come adesso un nuovo frontaliere,quelli vecchi rimangono con la tassazione svizzera attuale fino a che non vanno in pensione..Che cambiamenti potrebbe produrre il nuovo accordo sulla fiscalità?è entrato in vigore il nuovo accordo fiscale tra Svizzera e Italia per i frontalieri.I frontalieri italiani in Ticino sono 1/3 dei lavoratori. https://www.altalex.com/documents/news/2023/08/06/nuovo-accordo-fiscale-italia-svizzera-lavoratori-frontalieri
In sede domestica, l’Accordo è stato ratificato con la
Legge del 13 giugno 2023 n° 83, pubblicata in Gazzetta Ufficiale nel 30 giugno 2023 n° 151.
È opportuno fin da subito precisare che i lavoratori italiani già occupati in Svizzera a decorrere dal 31 dicembre 2018 saranno assoggettati al regime di tassazione anteriore, risalente al lontano 1974. La nuova disciplina riguarderà, dunque, solo i “nuovi frontalieri” per il periodo di imposta dell’anno 2024.
La novità più rilevante tra la nuova e la previgente disciplina risiede nel passaggio dal sistema esclusivo a quello concorrente. In altri termini, la pretesa fiscale non sarà più esercitata solo dalla Svizzera, ma anche della Repubblica italiana.
In particolare, i salari, gli stipendi (e le altre remunerazioni assimilabili) percepiti dai lavoratori frontalieri e corrisposti da un datore di lavoro a titolo di corrispettivo della prestazione resa, saranno imponibili nello Stato contraente in cui l'attività di lavoro viene svolta. In base all’Accordo, detto reddito è imponibile nel Paese di svolgimento dell’attività lavorativa entro il limite dell’ottanta per cento di quanto dovuto nell’altro Paese in base alle imposte sui redditi delle persone fisiche. Lo Stato di residenza assoggetta a sua volta a prelievo ed elimina la doppia imposizione.
https://fiscomania.com/accordo-frontalieri-svizzera/
Da precisare che l’accordo è ufficialmente entrato in vigore dallo scorso 17 luglio 2023, e sarà applicabile a partire dal 2024. L’intesa sarà sottoposta a riesame ogni cinque anni.
Sintesi delle disposizioni del nuovo accordo per i frontalieri con la Svizzera
Definizioni
Area di frontiera Ambito geografico di applicazione dell’accordo che, per quanto riguarda la Svizzera riguarda il cantone dei Grigioni, del Ticino e del Vallese, mentre per l’Italia le regioni Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e la provincia autonoma di Bolzano.
Lavoratore frontaliere Persona fisica
– fiscalmente residente nei comuni i cui territori ricadono per intero o parzialmente in una fascia di 20km dal confine con l’altro Stato contraente;
– che svolge un’attività di lavoro dipendente nell’area di frontiera dell’altro Stato contraente per un datore di lavoro residente, una stabile organizzazione o una base fissa nell’altro Stato;
– in linea di principio, ritorna quotidianamente nel proprio Stato di residenza.
Definizione di lavoratore frontaliere
Il nuovo accordo fornisce una definizione di lavoratore frontaliere molto più specifica e restrittiva rispetto a quella previgente. In particolare, l’art. 2, lett. b) del nuovo accordo fornisce la definizione del lavoratore frontaliere che si applica a qualsiasi lavoratore risiedente in uno Stato contraente che è fiscalmente domiciliato in un Comune il cui territorio si trova, totalmente o parzialmente, nella zona di 20km dal confine con l’altro Stato contraente. Le aree di frontiera sono:
Per la Svizzera: Cantoni di Grigioni, Ticino e Vallese;
Per l’Italia: Regione Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e provincia autonoma di Bolzano.
Questa persona svolge un’attività di lavoro dipendente nell’area di frontiera dell’altro Stato e ritorna, in linea di principio, quotidianamente al proprio domicilio principale nello Stato di residenza. Questa definizione si applica a tutti i frontalieri (nuovi e attuali) a partire dall’entrata in vigore dell’accordo.
Per quanto riguarda il ritorno presso il proprio domicilio, il Protocollo aggiuntivo precisa che questo status non viene meno se il soggetto non rientra al proprio domicilio, per motivi professionali, per un massimo di 45 giorni in un anno civile, esclusi i giorni di ferie e di malattia.
Definita anche la cosiddetta area di frontiera (che per quanto riguarda la Svizzera, è rappresentata dai Cantoni dei Grigioni, del Ticino e del Vallese; per l’Italia, le Regioni Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Bolzano). Inoltre, il nuovo accordo, all’art. 3, stabilisce il nuovo sistema di imposizione dei lavoratori frontalieri, con una importante distinzione tra: “attuali frontalieri” e “nuovi frontalieri”.
Il criterio di tassazione concorrente del reddito
In base all’art. 3, paragrafo 1 dell’accordo l’imposizione dei lavoratori frontalieri deve essere effettuata seguendo il criterio della tassazione concorrente: sia nello stato dove viene prestato il lavoro, sia nello Stato di residenza. Lo Stato dove l’attività lavorativa viene esercitata preleva una ritenuta alla fonte, fino ad un massimo dell’80% di quanto dovuto in base alle disposizioni sulle imposte sui redditi delle persone fisiche, comprese le imposte locali. Lo Stato di residenza del lavoratore, a sua volta, tassa il reddito per interno, andando tuttavia ad eliminare la doppia imposizione giuridica secondo quanto previsto dalle disposizioni convenzionali in vigore tra Svizzera ed Italia (articolo 5 dell’accordo).
Il paragrafo 2 dell’art. 3 prevede un principio generale per cui il carico fiscale complessivo non può essere inferiore rispetto all’imposta che sarebbe prelevata in applicazione del previgente accordo del 1974. Coloro i quali entrano nel mercato del lavoro come frontalieri a partire dalla data di entrata in vigore dell’accordo (17 luglio 2023) sono considerati come “nuovi frontalieri“. Sempre a partire dal 17 luglio entrano in vigore per l’Italia le seguenti disposizioni:
L’incremento da 7.500 a 10.000 euro del limite oltre il quale il reddito di lavoro dipendente prestato in zona frontaliera dai lavoratori italiani è assoggettato a tassazione;
La deducibilità dei contributi obbligatori per i prepensionamenti di categoria dei lavoratori frontalieri e l’esenzione IRPEF degli assegni familiari.
L’eliminazione della doppia imposizione
L’articolo 5 dell’accordo conferma i metodi per l’eliminazione dalla doppia imposizione. In particolare, per lo Stato di produzione del reddito si applica il c.d. “metodo dell’esenzione“, con riserva della progressività. In particolare, un lavoratore residente che rientra nella categoria di frontaliere ai sensi dell’art. 2, lett. b) vedrà la sua imposizione nello Stato di lavoro ridotta del 20% (80% delle aliquote).
Per quanto riguarda lo Stato di residenza fiscale, invece, il metodo di eliminazione della doppia imposizione avviene secondo il meccanismo del credito per imposte estere. In questo senso il lavoratore italiano frontaliere con la Svizzera ha la possibilità di portare a credito le imposte svizzere pagate a titolo definitivo.
Tassazione per i lavoratori frontalieri con la Svizzera nel nuovo accordo
Ipotizziamo il caso di un lavoratore residente in Italia che lavora in Svizzera stabilmente rientrando nella definizione di frontaliere.
TIPOLOGIA DI FRONTALIERE VECCHIO ACCORDO CON LA SVIZZERA NUOVO ACCORDO CON LA SVIZZERA
Frontalieri nella fascia dei 20km dal confine* Imposizione fiscale esclusiva in Svizzera Tassazione concorrente:
– In Svizzera (80%) dell’imposta sul reddito delle persone fisiche in Svizzera;
– In Italia (soglia di esenzione di 10.000 euro) con applicazione del credito per imposte estere
Frontalieri oltre fascia dei 20km dal confine** Tassazione concorrente in Svizzera ed in Italia con soglia di esenzione dal reddito di 7.500 euro. Applicazione del credito per imposte estere Tassazione concorrente in Svizzera ed in Italia con soglia di esenzione dal reddito di 10.000 euro. Applicazione del credito per imposte estere
Tabella riassuntiva: tassazione dei lavoratori frontalieri con la Svizzera
* – Risiede in un Comune italiano entro la fascia di confine dei 20km, svolge attività lavorativa nel cantone Ticino, Vallese o dei Grigioni e rientra giornalmente nella sua abitazione in Italia.
** – Risiede in Italia ma in una zona non di confine con la Svizzera e rientra giornalmente nel proprio domicilio in Italia.
Esempio di calcolo della tassazione frontalieri
Ipotizziamo un lavoratore residente a Como che lavora come frontaliere in Svizzera a Lugano. Questo soggetto percepisce un reddito annuale lordo pari a 100.000 euro. Trattandosi di frontaliere nella fascia di 20km dal confine vediamo come avviene la tassazione:
Imposta Svizzera: 100.000 * 15% (ipotetica aliquota di tassazione Svizzera) * 80% = 12.000 euro
Imposta in Italia: 90.000 (100.000 – franchigia) su cui viene applicata la tassazione per scaglioni IRPEF. All’imposta così calcolata di 31.600 euro, deve essere applicato il credito per imposte estere assolte in Svizzera. Tale credito dovrà essere calcolato parametrando le imposte estere assolte a titolo definitivo in relazione al minore imponibile italiano (in virtù dell’applicazione della franchigia), ex art. 165, co. 6 del TUIR.
Il regime transitorio per i redditi dei lavoratori frontalieri
L’art. 9 dell’accordo prevede l’applicazione di un regime transitorio prevede un regime transitorio legato ai redditi percepiti dai frontalieri. In particolare, l’art. 9 prevede quanto segue:
Art. 9, par. 1 nuovo accordo Nonostante il paragrafo 1 dell’articolo 3, i salari, gli stipendi e le altre remunerazioni analoghe ricevute dai lavoratori frontalieri residenti in Italia che alla data di entrata in vigore svolgono oppure che tra il 31 dicembre 2018 e la data dell’entrata in vigore hanno svolto un’attività di lavoro dipendente nell’area di frontiera in Svizzera per un datore di lavoro ivi residente, una stabile organizzazione o una base fissa svizzere, restano imponibili soltanto in Svizzera.
In pratica, la data di entrata in vigore dell’accordo, ovvero il 17 luglio, è fondamentale per individuare “vecchi” e “nuovi” frontalieri. I lavoratori frontalieri residenti in Italia che al 17 luglio svolgono, oppure che nel periodo compreso tra il 31 dicembre 2018 ed il 17 luglio 2023 hanno svolto, un’attività di lavoro dipendente nell’area di frontiera, possono applicare il regime transitorio, in relazione al quale (in deroga alla nuova normativa) i redditi restano imponibili soltanto in Svizzera. Il nuovo accordo, infatti, opera per i lavoratori che entrano nel regime dei frontalieri a partire dal 17 luglio 2023.
La Svizzera, infatti, è tenuta a versare fino alla fine del 2033 una compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine pari al 40 per cento dell’imposta alla fonte prelevata dalla Svizzera. Dopo questa data, la Svizzera conserverà la totalità del gettito fiscale. I cantoni dei Grigioni, del Ticino e Vallese verseranno a beneficio dei comuni italiani di confine una parte del gettito fiscale derivante dalle remunerazioni dei lavoratori frontalieri fino al 2033. Tale compensazione è fissata al 40% delle imposte pagate lorde.
Quali sono i vantaggi di questo nuovo accordo sui frontalieri tra Italia e Svizzera?
Il nuovo accordo sui lavoratori frontalieri siglato tra Italia e Svizzera presenta alcuni elementi di vantaggio rispetto alla previgente normativa:
Vantaggio per la Svizzera, dato dall’aumento della quota di imposizione fiscale che passa dal 60% all’80%;
La reciprocità dell’accordo (che riguarda anche i lavoratori Svizzeri che operano in Italia);
Maggiore chiarezza giuridica nella definizione di lavoratori frontalieri e delle zone di frontiera;
La definitività dell’accordo.
e gli svantaggi?
L’unico aspetto su cui non si riscontrano vantaggi riguarda la fiscalità dei lavoratori frontalieri i quali, in ogni caso, si trovano a dover scontare la tassazione sul reddito percepito sia nel Paese di produzione del reddito che in quello di residenza fiscale (misura anti dumping). Situazione, questa, che sicuramente è penalizzante, anche se è possibile usufruire di un credito per imposte estere che attenua la doppia imposizione sul reddito.
Presenza di una clausola antiabuso
Il nuovo accordo contiene una disposizione finalizzata a impedire i potenziali casi di abuso in relazione allo status di “attuale frontaliere“. Infatti, non vi possono essere dubbi sul fatto che per i nuovi frontalieri nella fascia dei 20km vi sia un aggravio di tassazione rispetto alla situazione attuale. Infatti, per questi lavoratori la tassazione effettiva sul reddito sarà quella italiana – di gran lunga più elevata di quella svizzera – ed anche il credito per imposte estere difficilmente potrà mitigare la situazione. Questo significa che il nuovo frontaliere nella fascia dei 20km dovrà presentare dichiarazione dei redditi autonoma anche in Italia per assoggettare a tassazione il suo reddito di fonte Svizzera (con franchia di 10.000 euro e con applicazione del credito per imposte estere).
Di fatto questo significa che fino a quando resterà in vigore il regime transitorio potrebbe esserci una volontà di firmare nuovi contratti per poter applicare ancora questo regime, verificando anche possibili situazioni di abuso. Per tale ragione, il comma 8 del nuovo accordo prevede espressamente che, qualora l’autorità competente di uno dei due Paesi ravvisi una ipotesi di “abuso evidente e manifesto” della norma transitoria, informerà l’autorità competente dell’altro Stato per gli opportuni provvedimenti.
In relazione a questi aspetti è opportuno evidenziale che per l’entrata in vigore delle nuove disposizioni è necessario attendere almeno due anni. Infatti, tale accordo diverrà valido ed efficace esclusivamente a seguito della ratifica del testo da parte dei parlamenti di entrambi gli Stati. Inoltre, la Svizzera potrebbe sottoporre l’applicazione di tale accordo alla consultazione popolare, tramite referendum, da richiedere entro cento giorni dall’ultima approvazione. Difficile quindi che le novità di cui si è parlato, a causa dei tempi tecnici di ratifica nei due Paesi, possano entrare in vigore prima 2024.
https://www.mef.gov.it/inevidenza/2020/article_00029/Accordo.pdf
https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2023-06-30&atto.codiceRedazionale=23G00087&elenco30giorni=false
https://www.rainews.it/tgr/lombardia/video/2023/06/frontalieri-italia-svizzera-arriva-il-nuovo-regime-fiscale-299b247f-cb2c-4bb1-b81a-adfe7b3408e7.html
Frontalieri Italia-Svizzera: arriva il nuovo regime fiscale
Il Senato approva il doppio sistema, ma solo per i nuovi contratti: l'80% delle tasse sarà pagato nella Confederazione, il resto allo Stato italiano. L'accordo entrerà in vigore il primo gennaio 2024
01/06/2023 Paolo Gila
Dopo la Camera, anche il Senato ha approvato il disegno di legge che cambia le regole per la tassazione dei lavoratori frontalieri tra Italia e Svizzera. Il testo sarà oggetto di un accordo bilaterale tra i due paesi e entrerà in vigore dal primo gennaio del prossimo anno.
Alla norma sono interessati tutti coloro che abitano entro i 20 chilometri dal confine e che potranno avere rapporti di lavoro con società elvetiche a partire dalla data in cui sarà efficace l’intesa. Per tutti gli altri lavoratori che da anni sono in attività oltre confine – sono 84 mila tra Lombardia, Piemonte e Trentino Alto Adige - valgono le vecchie regole, che prevedono il pagamento delle tasse in Svizzera, a livello federale e cantonale.
https://rumble.com/v3e2g9m-italiani-non-venite-in-svizzera-perch-un-paese-tristepovero-dove-si-guadagn
https://rumble.com/v3e2yfk-pazzesco-in-svizzeraguardate-che-roba
https://rumble.com/v3dxpz6-prezzo-della-benzina-in-svizzera-in-canton-ticino-passata-la-dogana
in Lombardia attualmente il prezzo medio è 1,95 euro/l..in Germania costa 15 cents in meno a 1,80 euro/l... guardare prima questo video e la descrizione https://rumble.com/v3dsa8w-lassedio-il-coming-out-di-elly-schlein-in-tv
https://rumble.com/v3d1vvm-le-bugie-di-lady-aspen-institute-giorgia-meloni-agli-italiani-sulle-accise
casualmente gli italiani se ne vanno all'estero da dove governano quelli del Partito Democratico nel nord Italia casualmente scappano tutti da lì chissà come mai eh.. https://rumble.com/v2uloiy-gli-italiani-allestero-iscritti-allaire-sono-a-quota-6-milioni-nel-2023
https://rumble.com/v2um7js-1-italiano-su-4-guadagna-meno-di-800-al-mese-e-1-su-3-meno-di-1000-al-mese
https://rumble.com/v2um552-non-si-chiede-mai-lo-stipendio-in-merdalia
ho spegato appunto sia come si formano ma anche come si riparano eh..ripeto che sono un perito meccanico cioè un tecnico specializzato e l'analisi dei carichi e dei materiali è proprio il mio lavoro quindi non parlo a caso ma perchè ho studiato e lo so e parlo da tecnico appunto ma perchè posso parlare ed ho i titoli di studio per farlo..ora i politici dovranno rifare tutte le strade con 25 cm di asfalto etc ovvio ..https://rumble.com/v2o3a84-come-si-formano-le-buche-stradali-e-perch-ricompaiono-sempre-documentario
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road maintenance in Italy and comparison with foreign countries:https://www.youtube.com/playlist?list=PLuNGnkcXvyh90Kl18fzlhc9xxO9r_Bb7J
Viaggio in Russia: https://www.youtube.com/playlist?list=PLuNGnkcXvyh8EAMZldpRXFrOHa_xEHxtR
spesa in giro per l'europa e confronto con l'Italia anno 2021:https://www.youtube.com/playlist?list=PLuNGnkcXvyh-52z0i09bb0IDf-70bKUcT
manutenzione stradale,confronto prezzi,costo e qualità della vita,nightlife,la dogana che non c'è...confronto estero con Italia in SPAGNA anno 2021:https://www.youtube.com/playlist?list=PLuNGnkcXvyh_S0TOzF0rUZ3xNHG7UkOID
Viaggio in Germania e confronto con l'Italia sulla manutenzione stradale,confronto prezzi etc 2021:https://www.youtube.com/playlist?list=PLuNGnkcXvyh-4cypt-j8Oe3_29dLoeE2B ... https://rumble.com/v1hha9v-lleuropa-il-terzo-mondo-delle-economie-del-mondo-occidentaleforbes
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COME DA NOI IN ITALIA LE RIPARANO COSì LE BUCHE STRADALI GIUSTO? I POLITICI IN ITALIA FANNO SOLO CHIACCHIERE E NON SANNO FARE NIENTE nel video trovate altri video e la spiegazione
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quando le avremo anche noi in Italia allora i politici potranno parlare prima no...ma devono solo stare zitti,vergognarsi,nascondersi e scappare dalla folla inferocita che vi ammazza in pubblica piazza ripeto..non sanno neanche fare una strada,un ponte,un tombino a livello e riparare una buca..solo a denunciargli tutto il degrado delle infrastrutture italiane spenderebbero tutti i soldi delle finanziarie solo per rifarle e se non le rifanno dopo una denuncia pubblica anche su internet appunto devono risarcire i danni agli automobilisti,ciclisti,pedoni.
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in Svizzera le autostrade non sono gratis come in Germania,Olanda,Belgio,Spagna etc ma si paga un bollino annuale di circa 40 franchi svizzeri l'anno..strade perfette ovviamente...prendetevela con i vostri politici corrotti e i massoni che vi governano ed evitavano di dargli le sanzioni alla Russia ed ora pegherete i prezzo delle loro cazzate senza fiatare da bravi schiavi,servi e zerbini dei vostri padroni come siete...
https://rumble.com/v2bqirq-1-year-of-the-russian-special-operation-in-ukraine-full-mapping-compilation.html?mref=rljsx&mc=e5yiv
https://rumble.com/v2ab6ri-9-anni-dopo-come-le-rivolte-di-euromaidan-a-kiev
https://rumble.com/v1pgxhf-giorgio-bianchi-andata-e-ritorno-dal-donbass-intervista https://rumble.com/v15k52z-nuovo-filmato-della-resa-dellultimo-gruppo-di-militanti https://rumble.com/v15janr-russian-forces-take-full-control-of-azovstal-plant https://rumble.com/v2ad7ki-le-osservazioni-di-biden-in-polonia-in-poche-parole-il-conflitto-in-ucraina https://rumble.com/v1d6xc5-azovs-last-stand-driving-out-the-ukrainian-nationalists-from-the-azovstal https://rumble.com/v11u1w3-mariupol-stata-liberata-ed-presa-sotto-il-controllo-dellesercito-russo https://rumble.com/v11z1m3-immagini-della-colonna-di-carri-armati-del-battaglione-dassalto
.video riassunto dettagliato sui cult pagani in questo video:
https://rumble.com/v23w0mk-bergoglio-e-lo-sciamano
profezie di economist 2023: https://www.youtube.com/playlist?list=PLuNGnkcXvyh85fYUA7WY_HapNTg-vwFCr https://rumble.com/v2nlupy-una-crisi-economica-di-proporzioni-epiche-incombe
https://www.gruppoa2a.it/it/investitori/investire-a2a/azioni
I dati del Viminale al 1°gennaio 2023 fotografano una crescita dell’emigrazione continua, ma in rallentamento. Fughe in aumento dalle province della bassa pianura padana.Mantova,Brescia,Lodi,Cremona,Ferrara,,Reggio Emilia,Rovigo,Bologna.L'Europa in pole tra le destinazioni Germania etc..se gli italiani scappano dal nord ricco e industriale per gli stipendi da vomito e il costo della vita da paese nordico che c'hanno dove non funziona nulla significa che in Italia non si sta bene come dicono in televisione eh...non vedo emigrazioni di massa di spagnoli,greci,tedeschi che vogliono venire a lavorare in Italia eh..ci sarà un motivo e di chi sarà la colpa ovvio..
Inchieste
Italiani all’estero verso quota 6 milioni: la mappa delle partenze provincia per provincia
Il Viminale certifica 127.350 nuove iscrizioni all’Aire nel 2022, anche se la pandemia ha rallentato i progetti migratori definitivi. Sono 10,7 gli iscritti ogni cento residenti under 30, si parte dalle province interne della Bassa Padana
Sono poco meno di sei milioni, pari a circa un decimo della popolazione residente, gli italiani iscritti all’Aire, e quindi stabilmente all’estero da oltre 12 mesi, al 1° gennaio 2023. Un’emorragia che non si arresta (+2,2% l’anno scorso, con 127.350 nuove iscrizioni da gennaio a dicembre), ma che rallenta la sua corsa dopo la pandemia.
A monte, forse, l’incertezza che porta alcuni italiani a temporeggiare sulla richiesta di residenza nel Paese in cui si trovano, e di conseguenza nell’Anagrafe dei residenti all’estero (Aire). A valle il trend in costante aumento dei trasferimenti oltreconfine dalle aree meno attrattive del Paese, da un territorio - quello italiano - su cui già pesa una grave crisi demografica. I dati aggiornati, anticipati in esclusiva al Sole 24 Ore del Lunedì dal ministero dell’Interno, evidenziano come a emigrare sono soprattutto i giovani: ogni 100 residenti in Italia con meno di trent’anni se ne contano 10,7 che hanno scelto di trasferirsi all’estero, per un totale di oltre 1,8 milioni di iscritti under 30. In pratica ogni 10 giovani, ce ne è un altro che se ne è andato. Un’incidenza che scende a 8,6 ogni 100 tra gli over 60.
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Il trend post pandemia
«Ci aspettavamo di superare i 6 milioni quest'anno, ma i dati riflettono ancora l'onda lunga della pandemia: c'è stato un ridimensionamento delle iscrizioni ufficiali anche nel 2022». Sul trend degli iscritti all'Aire pesano gli eventi dell'anno appena passato, secondo Delfina Licata, responsabile del dossier annuale «Italiani nel mondo», esperta di fenomeni migratori. «Lo spettro dell'emergenza sanitaria - spiega la ricercatrice - ancora condiziona le nostre vite e il clima di incertezza ha minato la sicurezza necessaria per avviare un progetto migratorio definitivo. Rallentando le decisioni o aumentando i ripensamenti». Se dunque la pandemia ha in parte frenato i trasferimenti definitivi oltre confine - che comportano, tra le altre cose, la perdita dell’assistenza sanitaria pubblica - resta il fatto che le nuove iscrizioni all’Aire sono salite del 12,2% rispetto a prima della pandemia.
La sociologa, referente dell'area ricerca e documentazione della Fondazione Migrantes, ricorda infatti che con l'iscrizione all'Aire, obbligatoria per legge dopo 12 mesi di residenza continuativa oltreconfine, si perde il diritto al sistema sanitario nazionale. Qualcuno può aver deciso di tardare la l'iscrizione ufficiale, una scelta che prima della pandemia - anche grazie alla digitalizzazione delle pratiche necessarie - era diventata più immediata. Nonostante questo, il trend risulta comunque in crescita.
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La mappa delle province di partenza
Scandagliando le province italiane di origine dei nuovi italiani nel mondo, emergono alcuni picchi di fughe nell’arco del periodo tra il 1°gennaio 2019 e il 1° gennaio 2023. E in territori molto vicini tra loro. È la provincia di Mantova, ad esempio, a segnare il trend di crescita più elevato dal pre al post Covid: gli emigrati oltreconfine provenienti da questo territorio sono passati dai 28.734 del 1° gennaio 2019 ai 40.325 del 1°gennaio 2023 (+40,3%, di cui 2.804 sono le nuove iscrizioni registrate solo nel corso del 2022). Il dato potrebbe fotografare lo spostamento di alcuni membri della comunità italo/brasiliana, storicamente radicata nel mantovano, verso il Brasile oppure verso altri paesi europei come Francia e Germania.
Subito dietro, sempre in termini di crescita, ci sono altre province della Bassa padana: Rovigo (+39,7%), Lodi (+34,5%), Cremona (+32,9%) , Brescia (+32,2%), Reggio Emilia (+31,5%). Unica eccezione, Prato, al terzo posto per crescita: la provincia toscana sconta probabilmente le scelte di alcuni cittadini appartenenti alla comunità cinese (la più numerosa in loco) che dopo i lockdown del 2020 hanno scelto di trasferirsi (o tornare) in Cina o altrove.
Tra le prime venti province più colpite dalle fughe all’estero emergono territori dove già pesa lo spopolamento: la provincia di Rovigo, ad esempio, conta meno di 231mila abitanti, di cui 6,1 ogni 10 in età non attiva, con un’indice di vecchiaia tra i più elevati del Paese (256 over 65 ogni 100 bambini tra gli 0 e i 14 anni). E non stupisce che proprio nel 2022, anno in cui la provincia si è posizionata all’ultimo posto nella categoria «Affari e lavoro» della classifica annuale della Qualità della vita del Sole 24 Ore, sono stati 1.853 i nuovi iscritti all’Aire provenienti dal territorio, segnando il maggior incremento su base annua (+9,9%).
Le città metropolitane
Tra le prime venti province di origine che, rispetto al 2019, registrano gli aumenti più marcati nell’Anagrafe dei residenti all’estero c’è anche la città metropolitana di Bologna (15ª), che a inizio 2023 registra un +26,3% sul 2019, ma mantiene un’incidenza di emigrati nettamente inferiore alla media nazionale (47,6 iscritti all’Anagrafe ogni 1.000 abitanti). Le “partenze” sono in crescita anche da altre aree metropolitane: Venezia (+23,1%), Firenze (+20,4%), Milano (+18%), Torino (+17,8%), con aumenti più marcati rispetto alla media nazionale. L’aumento dalle aree metropolitane va letto come un «rimbalzo dopo due anni di blocco dei movimenti», dice Licata, «da territori dove università cosmopolite formano da sempre studenti più predisposti a un progetto oltreconfine».
Gli incrementi minori sono concentrati al Sud (Reggio Calabria e Messina) e a Trieste. Queste grandi città, tuttavia, registrano un’incidenza elevata degli espatri definitivi sulla popolazione residente, frutto di flussi migratori - iniziati molti anni prima - che pesano maggiormente in termini quantitativi in un territorio che ha già perso molti abitanti: osservando i dati di Reggio Calabria, per esempio, si conta quasi un residente all’estero proveniente dalla provincia ogni cinque residenti.
L’esodo dal Sud
Nonostante negli ultimi anni l’aumento delle fughe all’estero sia concentrato tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, in particolare dalle zone “interne” colpite duramente anche dalla pandemia nel 2020, l’impatto più significativo dell’esodo in rapporto alla popolazione rimane concentrato al Sud. Impressionante il dato di Enna, dove al 1° gennaio 2023 si contano 522,8 persone provenienti dal territorio iscritte all’anagrafe dei residenti all’estero ogni mille abitanti. Un rapporto cinque volte superiore alla media nazionale. La fuga è pressoché indiscriminata: riguarda giovani (477,5 under 30 si sono trasferiti ogni mille ennesi residenti) e anziani (506,2 ogni mille). Incidenze molto elevate si registrano anche ad Agrigento (388,1 iscritti all’estero ogni mille residenti) e Isernia (382,2 ogni mille).
Si parte da tutte le province d’Italia, insomma, ma l’impatto della mobilità diventa «devastante» al Sud, «nelle aree interne e in quelle più ai margini che offrono meno opportunità ai giovani», dice l'esperta. Nel Mezzogiorno rispetto al numero di residenti l’incidenza degli iscritti è più elevata, anche se negli ultimi anni le nuove iscrizioni partono soprattutto dal Nord, da alcune zone di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna più colpite dalla spopolamento.
I profili di chi emigra
In base agli studi della Fondazione Migrantes, aumentano le partenze di uomini, diminuiscono quelle di donne, quasi azzerate quelle dei minori. «Partono soprattutto lavoratori, da soli e senza la famiglia», dice Licata. Crescono le iscrizioni dei giovani e, in particolare dopo la pandemia, quelle di italiani tra i 30 e i 40 anni, con un'identità professionale già ben definita.
«Sono anni - racconta la sociologa - che da questi dati emerge la fuga dei giovani come un campanello d'allarme per una società in piena crisi demografica. Di solito partono subito dopo aver ottenuto un titolo di studio, diploma o laurea, in cerca di un percorso professionalizzante da definire oltreconfine. Ma con la pandemia abbiamo visto aumentare il trasferimento all'estero di profili con un'identità già ben definita, che riescono ad ottenere un lavoro grazie a competenze definite». In calo invece i progetti migratori più fragili, quelli che ancora vivono nella precarietà e senza contratto.
«Addirittura - conclude Licata - nel 2020, in seguito ai lockdown per il Covid 19, circa in 20mila sono rientrati in Italia, anche se non si sa ancora se stabilmente».
https://24plus.ilsole24ore.com/art/italiani-all-estero-quota-6-milioni-mappa-partenze-provincia-provincia-AEuHDMfC
https://www.academia.edu/103726678/Italiani_all_estero_verso_quota_6_milioni_la_mappa_delle_partenze_provincia_per_provincia
https://www.academia.edu/103726806/Statistiche_in_formato_excel_delle_partenze_degli_italiani_allestero_al_1_gennaio_2023
Si era soliti affermare che l’Italia da paese di emigrazione si è trasformato negli anni in paese di immigrazione: questa frase non è mai stata vera e, a maggior ragione, non lo è adesso perché smentita dai dati e dai fatti. Dall’Italia non si è mai smesso di partire e negli ultimi difficili anni di limitazione negli spostamenti a causa della pandemia, di recessione economica e sociale, di permanenza di una legge nazionale per l’immigrazione sorda alle necessità del tessuto lavorativo e sociodemografico italiano, la comunità dei cittadini italiani ufficialmente iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) ha superato la popolazione di stranieri regolarmente residenti sul territorio nazionale.
Una Italia interculturale in cui l’8,8% dei cittadini regolarmente residenti sono stranieri (in valore assoluto quasi 5,2 milioni), mentre il 9,8% dei cittadini italiani risiedono all’estero (oltre 5,8 milioni) afferma oggi iol Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes presentato a Roma.
In generale, la popolazione straniera in Italia è più giovane di quella italiana. I ragazzi nati in Italia da genitori stranieri (“seconde generazioni” in senso stretto) sono oltre 1 milione: di questi, il 22,7% (oltre 228 mila) ha acquisito la cittadinanza italiana. Se ad essi si aggiungono i nati all’estero (245 mila circa) e i naturalizzati (quasi 62 mila), la compagine dei ragazzi con background migratorio supera 1,3 milioni e rappresenta il 13,0% del totale della popolazione residente in Italia con meno di 18 anni. Una popolazione “preziosa” vista la situazione demografica ogni anno più critica vissuta dall’Italia, caratterizzata da inesorabile denatalità e accanito invecchiamento e considerando il fatto che tra i sogni di queste nuove generazioni vi è sempre più presente quello di vivere in altri paesi del mondo: il 59% degli alunni stranieri delle scuole secondarie, infatti, vorrebbe da grande spostarsi all’estero, un dato molto più alto rispetto ai loro compagni italiani (42%). Per gli stranieri assume rilevanza anche il paese di nascita (proprio o dei propri genitori), che verrebbe scelto come destinazione di vita una volta adulti dall’11,6%. Il 47,7%, però, sceglierebbe un paese diverso sia dall’Italia sia dal paese di origine e gli Stati Uniti sono la meta più desiderata in assoluto.
Fino a quando l’estero rimane per i giovani e i giovanissimi attualmente residenti in Italia un desiderio, il problema, per il nostro Paese, resta poco grave e circoscritto; la storia nazionale, però, insegna che la mobilità è qualcosa di strutturale per l’Italia e il passato più recente ha visto e vede proprio le nuove generazioni sempre più protagoniste delle ultime partenze. D’altronde non potrebbe essere altrimenti
considerando quanto la mobilità sia entrata a far parte pienamente dello stile di vita, tanto nel contesto formativo e lavorativo quanto in quello esperienziale e identitario.
L’Italia sempre più transnazionale
L’attuale comunità italiana all’estero è costituita da oltre 841 mila minori (il 14,5% dei connazionali complessivamente iscritti all’AIRE) moltissimi di questi nati all’estero, ma tanti altri partiti al seguito delle proprie famiglie in questi ultimi anni. Ai minori occorre aggiungere gli oltre 1,2 milioni di giovani tra i 18 e i 34 anni (il 21,8% della popolazione complessiva AIRE, che arriva a incidere per il 42% circa sul totale delle partenze annuali per solo espatrio).
Non bisogna dimenticare, infine, tutti quelli che partono per progetti di mobilità di studio e formazione – che non hanno obbligo di registrazione all’AIRE e chi è in situazione di irregolarità perché non ha ottemperato all’obbligo di legge di iscriversi in questo Anagrafe.
Una popolazione giovane, dunque, che parte e non ritorna, spinta da un tasso di occupazione dei giovani in Italia tra i 15 e i 29 anni pari, nel 2020, al 29,8% e quindi molto lontano dai livelli degli altri paesi europei (46,1% nel 2020 per l’UE-27) e con un divario, rispetto agli adulti di 45-54 anni, di 43 punti percentuali. I giovani occupati al Nord, peraltro, sono il 37,8% rispetto al 30,6% del Centro e al 20,1% del Mezzogiorno. Al divario territoriale si aggiunge quello di genere: se i ragazzi residenti al Nord risultano i più occupati con il 42,2%, le ragazze della stessa fascia di età ma residenti nel Mezzogiorno non superano il 14,7%.
Il triplice rifiuto percepito dai giovani italiani – anagrafico, territoriale e di genere – incentiva il desiderio di estero e soprattutto lo fa mettere in pratica. Dal 2006 al 2022 la mobilità italiana è cresciuta dell’87% in generale, del 94,8% quella femminile, del 75,4% quella dei minori e del 44,6% quella per la sola motivazione “espatrio”.
Una mobilità giovanile che cresce sempre più perché l’Italia ristagna nelle sue fragilità; ha definitivamente messo da parte la possibilità per un individuo di migliorare il proprio status durante il corso della propria vita accedendo a un lavoro certo, qualificato e abilitante (ascensore sociale); continua a mantenere i giovani confinati per anni in “riserve di qualità e competenza” a cui poter attingere, ma il momento non arriva mai. Il tempo scorre, le nuove generazioni diventano mature e vengono sostituite da nuove e poi nuovissime altre generazioni, in un circolo vizioso che dura da ormai troppo tempo.
In questa situazione, già fortemente compromessa, la pandemia di Covid-19 si è abbattuta con tutta la sua gravità rendendo i giovani italiani una delle categorie più colpite dalle ricadute sociali ed economiche.
La presa di coscienza di quanto forte sia stato il contraccolpo subito dai giovani e dai giovanissimi, già in condizioni di precarietà e fragilità, in seguito all’esplosione dell’epidemia mondiale, è stata al centro della creazione e formalizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e di diverse politiche adottate a livello europeo. Le azioni del PNRR sono volte a recuperare il potenziale delle nuove generazioni e a costruire un ambiente istituzionale e di impresa in grado di favorire il loro sviluppo e il loro protagonismo all’interno della società. Il PNRR è, detto in altri termini, un punto da cui ricominciare per pensare e programmare un futuro diverso, che risponda e valorizzi i giovani, le loro capacità e le loro competenze rispondendo anche ai loro desideri e alle loro attese.
L’Italia fuori dall’Italia
È da tempo che i giovani italiani non si sentono ben voluti dal proprio Paese e dai propri territori di origine, sempre più spinti a cercar fortuna altrove. La via per l’estero si presenta loro quale unica scelta da adottare per la risoluzione di tutti i problemi esistenziali (autonomia, serenità, lavoro, genitorialità, ecc.). E così ci si trova di fronte a una Italia demograficamente in caduta libera se risiede e opera all’interno dei confini nazionali e un’altra Italia, sempre più attiva e dinamica, che però guarda quegli stessi confini da lontano.
Al 1° gennaio 2022 i cittadini italiani iscritti all’AIRE sono 5.806.068, il 9,8% degli oltre 58,9 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre l’Italia ha perso in un anno lo 0,5% di popolazione residente (-1,1% dal 2020), all’estero è cresciuta negli ultimi 12 mesi del 2,7% che diventa il 5,8% dal 2020. In valore assoluto si tratta di quasi 154 Non c’è nessuna eccezione: tutte le regioni italiane perdono residenti aumentando, però, la loro presenza all’estero. La crescita, in generale, dell’Italia residente nel mondo è stata, nell’ultimo anno, più contenuta, sia in valore assoluto che in termini percentuali, rispetto agli anni precedenti.
Il 48,2% degli oltre 5,8 milioni di cittadini italiani residenti all’estero è donna (2,8 milioni circa in valore assoluto). Si tratta, soprattutto, di celibi/nubili (57,9%) o coniugati/e (35,6%). I/le divorziati/e (2,7%) hanno superato i/le vedovi/e (2,2%). Da qualche anno si registrano anche le unioni civili (circa 3 mila).
I dati sul tempo di residenza all’estero indicano che il revival delle partenze degli italiani non è recentissimo, ma risale alla profonda crisi vissuta nel 2008-2009 dal nostro Paese. Infatti, il 50,3% dei cittadini oggi iscritti all’AIRE lo è da oltre 15 anni e “solo” il 19,7% è iscritto da meno di 5 anni. Il resto si divide tra chi è all’estero da più di 5 anni ma meno di 10 (16,1%), e chi lo è da più di 10 anni ma meno di 15 (14,3%).
La presenza italiana nel mondo cresce, lo si è detto, ma la crescita avviene attraverso elementi esogeni ed endogeni. Tra gli elementi esogeni il più importante e più discusso, a seguito dei profondi cambiamenti del nostro Paese, dovuti a quasi 50 anni di immigrazione e a causa della legge n. 91 del 1992 oggi distante dalla realtà interculturale del Belpaese, è l’acquisizione di cittadinanza: i cittadini italiani iscritti all’AIRE per acquisizione della cittadinanza dal 2006 al 2022 sono aumentati del 134,8% (in valore assoluto si tratta di poco più di 190 mila italiani; erano quasi 81 mila nel 2006). L’elemento endogeno per eccellenza è, invece, la nascita all’estero dei cittadini italiani, ovvero figlie e figli che si ritrovano a venire al mondo da cittadini italiani che risiedono già oltreconfine e che, sempre da italiani, crescono e si formano lontano dall’Italia ma con un occhio rivolto allo Stivale. Gli italiani nati all’estero sono aumentati dal 2006 del 167,0% (in valore assoluto sono, oggi, 2.321.402; erano 869 mila nel 2006). Si tratta di italiani che restituiscono un volto ancora più composito del nostro Paese rendendolo interculturale e sempre più transnazionale, composto cioè da italiani che hanno origini diverse (nati e/o cresciuti in paesi lontani dall’Italia o nati in Italia in famiglie arrivate da luoghi lontani) e che si muovono con agilità tra (almeno) due paesi, parlando più lingue, abitando più culture.
Gli oltre 5,8 milioni di italiani iscritti all’AIRE hanno, quindi, un profilo complesso: sono giovani (il 21,8% ha tra i 18 e i 34 anni), giovani adulti (il 23,2% ha tra i 35 e i 49 anni), adulti maturi (il 19,4% ha tra i 50 e i 64 anni), anziani (il 21% ha più di 65 anni, ma di questi l’11,4% ha più di 75 anni) o minori (il 14,5% ha meno di 18 anni).
Oltre 2,7 milioni (il 47,0%) sono partiti dal Meridione (di questi, 936 mila circa, il 16%, dalla Sicilia o dalla Sardegna); più di 2,1 milioni (il 37,2%) sono partiti dal Nord Italia e il 15,7% è, invece, originario del Centro Italia.
Il 54,9% degli italiani (quasi 3,2 milioni) sono in Europa, il 39,8% (oltre 2,3 milioni) in America, centro-meridionale soprattutto (32,2%, più di 1,8 milioni).
Gli italiani sono presenti in tutti i paesi del mondo. Le comunità più numerose sono, ad oggi, quella argentina (903.081), la tedesca (813.650), la svizzera (648.320), la brasiliana (527.901) e la francese (457.138).
https://www.migrantes.it/rapporto-italiani-nel-mondo-migrantes-mobilita-italiana-convivere-e-resistere-nellepoca-delle-emergenze-globali/
https://www.migrantes.it/wp-content/uploads/sites/50/2022/11/Sintesi_RIM2022.pdf
https://www.migrantes.it/wp-content/uploads/sites/50/2022/11/RIM-2022_Allegati_Statistici.pdf
Bresciani all’estero: sono aumentati del 32% in quattro anni
E' questo il quadro tracciato da Aire, da l’Anagrafe degli italiani residenti all’Estero, attraverso una comparazione de Il Sole 24 Ore, come gli italiani che hanno deciso di stabilirsi fuori dal Paese siano complessivamente 6 milioni.
https://www.quibrescia.it/societa/2023/02/09/bresciani-allestero-sono-aumentati-del-32-in-quattro-anni/638306/
Brescia. In fuga da Brescia. E’ questo il quadro tracciato da Aire, da l’Anagrafe degli italiani residenti all’Estero nella quale si devono iscrivere i cittadini italiani che risiedono all’estero stabilmente per periodi superiori ai 12 mesi e quelli che, pr essendo nati fuori dall’Italia acquisiscono la cittadinanza a qualsivoglia titolo.
In quattro anni i bresciani che hanno deciso di abbandonare la Leonessa e la sua provincia sono aumentati del 32%: i dati registrano, al 1 gennaio 2023, 64.821 che si sono trasferite fuori dal Paese stabilmente, mentre erano state 49.015 nel 2019.
Come riporta Il Sole 24 Ore, Il Viminale certifica 127.350 nuove iscrizioni all’Aire nel 2022, anche se la pandemia ha rallentato i progetti migratori definitivi. Sono 10,7 gli iscritti ogni cento residenti under 30, in particolare dalle province interne della Bassa Padana.
Complessivamente sono 6 i milioni di italiani che hanno lasciato il suolo natio, la maggior parte dei quali under 30 (compresi i minorenni).
Brescia risulta sesta tra le province italiane in cui si è verificato il maggior “esodo” (le altre sono, rispettivamente: Mantova, con il 40,3%, Rovigo con il 39,7%, Lodi, Cremona, Brescia, con il 32% e Reggio Emilia). L’identikit di chi parte: per la maggior parte si tratta di giovani ad alta scolarizzazione, formazione, specializzazione e single. Tra le prime province da cui ci si allontana per trovare maggiore fortuna ci sono Enna ed Agrigento dove le partenze non riguardano solo i giovani, ma anche i pensionati. Che l’Italia non sia più nemmeno “un paese per vecchi?”.
https://it.wikipedia.org/wiki/Anagrafe_degli_italiani_residenti_all%27estero
L'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, meglio nota con l'acronimo AIRE, è il registro dei cittadini italiani che risiedono all'estero. È stata istituita con la legge 470 del 27 ottobre 1988.[1] L'AIRE è confluita, insieme a tutti i dati presenti nelle Anagrafi comunali d'Italia, nell'Anagrafe nazionale della popolazione residente, gestita in modo centralizzato dal Ministero dell'interno.
L'iscrizione all'AIRE permette ai cittadini italiani di esercitare alcuni diritti di cittadinanza al di fuori dell'Italia, ed usufruire di una serie di servizi forniti dai diversi Consolati Generali presenti negli stati esteri[2], fra cui:
Votare per le elezioni politiche e referendum per corrispondenza nel Paese di residenza straniero, e per l'elezione dei rappresentanti italiani al Parlamento europeo nei seggi istituiti dalla rete diplomatico-consolare nei Paesi appartenenti all'Unione Europea
Beneficiare di Servizi anagrafici di Stato Civile (rilascio o rinnovo di documenti di identità e di viaggio, nonché altre certificazioni)
Ultimo rilevamento
Secondo le statistiche ufficiali[3], al 31 dicembre 2021 c'erano 5.806.068 italiani residenti all'estero (in 3.423.087 famiglie). La popolazione residente all'estero, alla stessa data, è così ripartita:
Spaccato continentale
Continente di residenza Iscritti
Europa 3.187.011
Africa 70.171
Asia 73.887
America 2.311.871
Oceania 163.054
Antartide 74
Spaccato classe d'età
Classe d'età Percentuale
Fino a 20 anni 18,21%
da 21 a 40 anni 28,26%
da 41 a 60 anni 28,48%
Oltre 60 anni 25,04%
Secondo l'Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR), al 19 maggio 2023[4], 65.690.115 persone sono registrate in anagrafica nazionale, di cui 6.026.112 residenti all'estero (AIRE). Di conseguenza l'ultimo dato disponibile è che il 9,17% dell'intera popolazione italiana è iscritta all'AIRE, ed ha residenza all'estero.
https://www.anagrafenazionale.interno.it/anpr/numeri/
https://rumble.com/v2uloiy-gli-italiani-allestero-iscritti-allaire-sono-a-quota-6-milioni-nel-2023
https://rumble.com/v2um7js-1-italiano-su-4-guadagna-meno-di-800-al-mese-e-1-su-3-meno-di-1000-al-mese
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playlist su eventi musicali olandesi e altri: https://www.youtube.com/playlist?list=PLuNGnkcXvyh8CjOBOBqpE48CzGXAhrVk4
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https://rumble.com/v2urr5o-non-siete-voi-cittadini-il-problema-ma-lo-stato-italiano-ad-avere-fallito-m.html?mref=rljsx&mc=e5yiv
https://www.dt.mef.gov.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/analisi_progammazione/documenti_programmatici/nadef_2022/Relazione-evasione-fiscale-e-contributiva_21set-30.09.2022-clean.pdf
https://rumble.com/v2b997q-evasione-fiscalechi-non-paga-le-tasse-un-ladro https://rumble.com/v2b0j9i-italiala-repubblica-degli-evasori-fiscali-e-delle-banane-documentario https://taxjustice.net/reports/state-of-tax-justice-2022/ https://taxjustice.net/indexes-tools/
quindi spieghiamo al popolino piteco come le NWO elites e i sionisti hanno rubano per 80 anni ai poveri: https://rumble.com/v1szf9m-riassunto-di-tutti-i-video-economici-e-sullinflazione
playlist sull'evasione fiscale: https://www.youtube.com/playlist?list=PLuNGnkcXvyh9gSd9jSVwSKtYs2p_SwYEN
https://rumble.com/vryv0v-nando-ioppolo-economia-criminale-massacro-e-genocidio-attraverso-l-economia
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prendo un pezzo di carta e la stampo dal nulla senza copertura in oro e nulla al pc e ci metto un valore sopra e ci mettiamo d'accordo che lo abbia al posto dell'euro va bene così no??si lamentano ma questo sistema lo hanno fatto loro togliendo nel 1971 con il Nixon shock il cambio fisso con l'oro e quindi il denaro tecnicamente proprio è solo carta straccia ed un numero su un pc senza valore e ha valore solo perchè la gente glielo dà se non glielo desse sarebbero liberi dai loro padroni sono le persone che si sono schiavizzate da sole accettando questo sistema a debito appunto .si condanna solo la ricchezza nelle scritture andate a verificare nelle scritture e vedrete che è come dico io..quella frase l'aveva detta un uomo Basilio di Ceserea nè Dio nè Gesù appunto..
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riassunto video sulla manutenzione stradale: https://rumble.com/v2ogd2m-ecco-spiegato-come-e-perch-di-formano-e-si-continuano-a-formare-le-buche
https://rumble.com/v2tcoau-10-culti-pazzeschi-esistiti-a-cui-non-dovresti-mai-unirti-o-iscriverti
https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_new_religious_movements
https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_Neopagan_movements
https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_general_fraternities
https://en.wikipedia.org/wiki/Secret_society
https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_Gnostic_sects
https://en.wikipedia.org/wiki/Sect https://en.wikipedia.org/wiki/Governmental_lists_of_cults_and_sects
https://en.wikipedia.org/wiki/Religious_order
https://en.wikipedia.org/wiki/Religious_order_(Catholic)
https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_Christian_denominations
https://en.wikipedia.org/wiki/Order_of_chivalry
https://en.wikipedia.org/wiki/Order
Le associazioni o ordini possono avere caratteristiche e finalità di tipo religioso,culturale,assistenziale,filosofica,militare,ricreativa,fraterno,monastico,sociale,ambientale,sportivo ecc. In generale, si parla di associazione definendo un organismo unitario, formato da almeno 2 o più soggetti, che viene considerato dall'ordinamento giuridico soggetto di diritto, dotato di propria capacità giuridica https://it.wikipedia.org/wiki/Associazione_(diritto) quindi ho giudicato le associazioni o ordini e se fai parte di una associazione o ordine qualsiasi di questi elencati nei link muori e vai all'inferno prima e poi al giudizio poi ovvio e posso farlo perchè la legge me lo consente...prrrrrrrr
https://rumble.com/v2fc71i-la-dichiarazione-universale-dei-diritti-umani...i-30-articoli-documentario
Fai valere i tuoi diritti INVIOLABILI...Il 10 dicembre 1948, l'Assemblea Generale dell'ONU approvò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg18/file/DICHIARAZIONE_diritti_umani_4lingue.pdf presenti pure nella costituzione italiana appunto su cui tutti i politici hanno giurato https://www.senato.it/sites/default/files/media-documents/Costituzione.pdf
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