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GREEN PASS GLOBALE & IL PRINCIPIO DELLA 🐸 BOLLITA CHE ACCETTA PASSIVAMENTE IN SILENZIO SENZA MAI...
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💉💀⚰️ ECCESSO DI MORTALITA'☠️DATI SUI 💉💀⚰️ VACCINI COVID ALLARMANTI🙈 🙉 🙊...
GREEN PASS GLOBALE & IL PRINCIPIO DELLA 🐸 BOLLITA CHE ACCETTA PASSIVAMENTE IN SILENZIO SENZA MAI REAGIRE🙈 🙉 🙊...
Il principio della rana bollita è un principio metaforico raccontato dal filosofo, e anarchico statunitense Noam Chomsky, per descrivere una pessima capacità dell’essere umano (zombie) moderno: ovvero la capacità di adattarsi a situazioni spiacevoli e deleterie senza reagire, se non quando ormai è troppo tardi. Viviamo, infatti, in una società nella quale il popolo è letteralmente schiacciato dall’economia, dalla politica, dai media, e accetta passivamente il degrado, le vessazioni, la scomparsa dei valori e dell’etica che derivano da questo continuo subire, in silenzio, senza mai reagire.
Questo principio può essere, tuttavia, calato in realtà diverse tra loro: ad esempio può essere usato per descrivere il comportamento delle persone inerti, immobili, remissive, rinunciatarie, noncuranti, che si deresponsabilizzano di fronte alle scelte quotidiane di vita. Ma vediamo nel dettaglio cosa ci racconta il principio della rana bollita:
“Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50°C avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.”
(Tratto dal libro “Media e Potere” di Noam Chomsky)
In verità il fenomeno della rana bollita risale ad una ricerca condotta dal “John Hopkins University” nel lontano 1882. Durante un esperimento, alcuni ricercatori americani notarono che lanciando una rana in una pentola di acqua bollente, questa inevitabilmente saltava fuori per trarsi in salvo. Al contrario, mettendo la rana in una pentola di acqua fredda e riscaldando la pentola lentamente ma in modo costante, la rana finiva inevitabilmente bollita.
Questo principio viene applicato quotidianamente nella società moderna attraverso delle subdole tecniche di manipolazione di massa e delle coscienze. Tecniche travestite da “benessere”, apparentemente a favore dell’umanità, come il vivere meglio, la salute, il prolungamento della vita, sempre più prodotti, più servizi, progresso, tecnologia, nuove morali, ma dove ci sta portando tutto questo?
“L’obiettivo è rendere la massa inoffensiva, talmente anestetizzata e confusa
da non rendersi nemmeno conto della gabbia in cui è rinchiusa.
Siamo rane messe a bollire dentro un pentolone a fuoco lento,
siamo bravi soldatini che marciano sincroni senza sapere dove stanno andando,
né tanto meno perché.”
(Dal mio libro “Schiavi del Tempo“)
In verità il principio della rana bollita ci dimostra che quando un cambiamento si effettua in maniera sufficientemente lenta, da diventare pertanto invisibile, sfugge alla coscienza e non suscita, per la maggior parte dell’umanità, nessuna reazione, nessuna opposizione, nessuna rivolta. Questo accade perché il permanente ingozzamento di informazioni da parte dei media satura i cervelli che non riescono più a discernere, quindi a pensare con la loro testa, e diventano alienati di un sistema che li governa a proprio piacimento.
Ci persone che credono ancora che questa crisi economica, politica e sociale, sia momentanea e non strutturale, ci sono persone che sperano ancora che le soluzioni arrivino dall’alto, convinti che nel frattempo possono tranquillamente lasciarsi avvolgere dal comfort della vita quotidiana. Un po’ come la rana apprezzava il momento in cui l’acqua si riscaldava pian piano. La verità è che queste persone sono già mezze bollite, sono i dormienti, i zombi di questa società. La loro fine sarà identica a quella della rana bollita. Bisogna saltare! E badate bene, non si tratta di fuggire, ma di affrontare la situazione ed esaminare le possibili soluzioni, prima che sia troppo tardi.
“Se guardiamo ciò che succede nella nostra società da alcuni decenni, ci accorgiamo che stiamo subendo una lenta deriva alla quale ci abituiamo. Un sacco di cose, che ci avrebbero fatto orrore 20, 30 o 40 anni fa, a poco a poco sono diventate banali, edulcorate e – oggi – ci disturbano solo leggermente o lasciano decisamente indifferenti la gran parte delle persone. In nome del progresso e della scienza, i peggiori attentati alle libertà individuali, alla dignità della persona, all’integrità della natura, alla bellezza ed alla felicità di vivere, si effettuano lentamente ed inesorabilmente con la complicità costante delle vittime, ignoranti o sprovvedute.”
(Noam Chomsky – “Media e Potere“)
FONTE: https://www.tragicomico.it/il-principio-della-rana-bollita-noam-chomsky/
🐸 https://gloria.tv/post/XCZe2WSE8ETi1X1YeC4jZgHq2/replies 🐸
🐸VADEMECUM CARTA D’IDENTITA’ ELETTRONICA E SPID🐸
https://www.youtube.com/watch?v=POdSvH0XU5c
La carta d'identità elettronica è un ulteriore elemento della gabbia digitale nella quale il Leviatano statale ha inteso rinchiuderci. Vediamo come funziona, quali sono le strategie per ottenere la vecchia carta d'identità cartacea e come fare per evitare gli effetti peggiori.
💥APPROFONDIAMO L'ARGOMENTO NEL VADEMECUM:💥
🐸 https://www.difendersiora.it/vademecum-carta-identita-elettronica-e-spid 🐸
Uno dei nuovi mezzi di controllo dei cittadini è la carta d’identità elettronica (CIE) che in molti Comuni viene proposta come unica possibilità, visto il rifiuto da parte dei funzionari di rilasciare la vecchia carta d’identità cartacea. In questa breve guida cerchiamo di capire come funziona la CIE, cosa fare per evitare di farsela assegnare e come limitare i danni.
Anzitutto è bene ricordare che secondo l’art. 35 del DPR 445/2000 la carta d’identità non è un documento necessario. Essa può essere sostituita da una serie di altri documenti che sono: il passaporto, la patente di guida, la patente nautica, il libretto di pensione, il patentino di abilitazione alla conduzione di impianti termici, il porto d'armi e le tessere di riconoscimento munite di fotografia e di timbro rilasciate da un'amministrazione dello Stato.
Inoltre, ai sensi dell’art. 45 del DPR 445/2000 i documenti scaduti continuano ad essere validi e possono essere utilizzati. Chi sia in possesso di un documento di identità scaduto può utilizzarlo come prova degli stati, delle qualità personali e dei fatti in esso contenuti allegando una fotocopia del documento sotto alla quale si potrà scrivere e firmare la seguente dichiarazione: “Ai sensi e per gli effetti dell’art. 45 DPR 445/2000 si dichiara che gli stati, le qualità personali e i fatti contenuti nel documento sopra copiato non hanno subito variazioni dalla data del rilascio.”
Ovviamente questo non vale se è necessario utilizzare il documento per l’espatrio. In questo caso è necessaria una carta d’identità in corso di validità.
Come fare per evitare il rilascio della CIE
In alcuni casi i Comuni sono obbligati a rilasciare la vecchia carta d’identità cartacea. Si tratta delle seguenti ipotesi:
- motivi di salute che impediscono al soggetto di recarsi presso gli uffici comunali;
- viaggio all’estero in data imminente;
- visita medica per accertamento invalidità in data vicina;
- partecipazione a concorsi pubblici in data imminente;
- consultazione elettorale.
Pertanto, chiunque si trovi in una simile situazione può chiedere il rilascio del documento cartaceo a vista.
Quali sono i dati che la CIE deve contenere obbligatoriamente
Il titolare e richiedente della CIE mantiene un elevato livello di controllo sul contenuto della CIE e sulle informazioni date all’amministrazione che la rilascia. Infatti, ai sensi dell’art. 66, commi 3 e 4, del decreto legislativo 82/2005 ci sono dei dati obbligatori e dei dati facoltativi che il richiedente può scegliere di non inserire nella CIE.
Dati obbligatori
- i dati identificativi della persona, cioè nome, cognome, luogo e data di nascita
- il codice fiscale
Dati facoltativi, a richiesta dell’interessato
- gruppo sanguigno,
- scelta se donare gli organi,
- dati biometrici primari (immagine del volto) e secondari (impronte digitali) con esclusione, in ogni caso, del DNA,
- numeri di telefono,
- indirizzi di posta elettronica.
Attenzione: è possibile che l’incaricato del rilascio della CIE vi dica che ai sensi del decreto ministeriale dell’8 settembre 2022 è necessario il rilascio di una serie di dati personali, anche biometrici. È falso. La norma di legge che regola la CIE (art. 66, commi 3 e 4, del decreto legislativo 82/2005) prevede solo i dati obbligatori indicati sopra per cui è lecito RIFIUTARE IL CONSENSO alla comunicazione di tutti gli altri dati.
Attivazione della CIE
La CIE, per funzionare, deve essere attivata con un’applicazione per telefonia mobile. Pertanto, anche quando ci avranno consegnato la nuova carta d’identità elettronica continueremo ad utilizzarla esattamente come abbiamo fatto con quella cartacea, evitando di attivarla. Con questo sistema cercheremo di sottrarci al controllo digitale del Leviatano statale.
Lo SPID
L’alternativa alla CIE resta lo SPID (sistema pubblico di identità digitale). Si tratta di un sistema molto meno invasivo in cui una società abilitata alla certificazione rilascia un certificato digitale attestante l’identità del titolare. Le società che rilasciano lo SPID (molte anche gratuitamente) si limitano ad acquisire una copia del documento di identità e il codice fiscale che è meglio comunicare attraverso la tessera dell’Agenzia delle Entrate o il certificato di rilascio del codice fiscale e NON mediante la tessera sanitaria. Pertanto, lo SPID è una forma di identità digitale molto meno invasiva della CIE, senz’altro da preferire per tutti coloro che siano costretti ad avere una identità digitale, ad esempio per ragioni lavorative.
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