CRISI DOPO CRISI

1 year ago
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Trasmissione del 16 marzo 2023

Fanno discutere le tesi dell’economista bocconiano Francesco Giavazzi illustrate sulla prima pagina del Corriere della sera dopo il caso Silicon Valley Bank. Il commento di Giuseppe Liturri

Non sappiamo quante volte il professor Francesco Giavazzi sia entrato in un’azienda. Ma possiamo ipotizzare che, qualora l’avesse mai fatto, si sia tenuto ben lontano dall’ufficio del direttore finanziario.

Non si può trarre diversa conclusione dopo aver letto che “Il governo americano ha anche detto che avrebbe salvato tutti i depositanti delle banche fallite. Questo è un errore: negli Stati Uniti un’assicurazione federale già protegge tutti i depositi bancari fino ad un ammontare di 250 mila dollari. Se un investitore è così folle da depositare somme maggiori in una singola banca, è giusto che ne paghi le conseguenze. Soprattutto se, come è accaduto nel caso di Svb, quell’investitore è una società che gestisce una criptovaluta”.

Forse al professor Giavazzi sfugge che anche una normale piccola o media impresa italiana (figuriamoci quelle Usa) può detenere disponibilità liquide a vista per cifre ben superiori a 250mila dollari. Si pagano i fornitori, si ricevono incassi dai clienti, si pagano i dipendenti. E si lavora con saldi che spesso si misurano in milioni di euro o dollari. Cose normali, per chi in un’azienda ci lavora.

Giusto per fare un esempio, anche il Tesoro italiano detiene disponibilità liquide nell’ordine delle decine di miliardi, un cuscinetto di liquidità al servizio dei flussi quotidiani di entrate ed uscite. Che facciamo? Gli chiediamo di aprire decine di migliaia di conti da 100mila euro (il limite dei depositi garantiti in Italia)?

Oppure, secondo Giavazzi, diamo del “folle” al Ministro dell’economia o al direttore finanziario di qualsiasi impresa di medie dimensioni?
IL SALVATAGGIO DEI DEPOSITANTI

Garantire (di fatto) tutti i depositanti è stata una mossa preventiva delle autorità Usa, dopo che già da mercoledì era partita una vera propria corsa al ritiro dei depositi da banche meno solide a favore di banche più solide. Almeno sulla carta. Determinando così la più classica delle profezie autoavveranti.

Qui non si tratta di salvare imprudenti ed avidi (per un semplice deposito bancario?) investitori ma di garantire il normale funzionamento del sistema dei pagamenti.

Vogliamo ricordare cosa è accaduto a Cipro nel 2013, con le banche chiuse per settimane, i depositi oltre 100mila euro ridotti a carta straccia e limiti ai movimenti dei capitali che sono durati due anni, proprio per impedire la corsa agli sportelli dei depositanti?
IL PENSIERO DI GIAVAZZI SUL RISCHIO E L’INNOVAZIONE

Giavazzi ritiene che il rischio debba esistere perché stimola l’innovazione, su cui le aziende della Silicon Valley hanno costruito la loro prosperità ed un eccesso di regolazione e controlli eliminerebbe la volatilità che è la misura del rischio. Ma è un ragionamento fuori luogo se applicato ai depositi bancari. Stentiamo a credere che renderli non rischiosi, garantendoli di fatto senza limiti creerebbe azzardo morale e disincentiverebbe l’innovazione. Per rischiare e subire “giustamente” le relative perdite, ci sono gli azionisti ed obbligazionisti pronti a rispondere. E non sembra che negli USA le banche coinvolte abbiano usato i soldi dei depositanti per investire in complessi strumenti finanziari derivati.

Suggeriremmo quindi di lasciare in pace i depositi bancari e preoccuparsi di quanto potrebbe accadere in Europa dove – ammesso e non concesso che sia vero che la vigilanza non dovrebbe consentire che una banca finisca come la Silicon Valley Bank – se malauguratamente accadesse qualcosa di simile, lasceremmo volentieri a Giavazzi il compito di fermare il panico dei risparmiatori.

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