STRANE FESTE

1 year ago
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Trasmissione del 21 dicembre 2022

"Quella che stiamo attraversando è molto più una crisi europea di quanto non sia una crisi americana (ricordando che nel resto del mondo la crisi energetica e alimentare può avere un impatto devastante sui Paesi più poveri). Una grande differenza con la crisi degli anni Settanta, che colpì le due sponde dell’Atlantico. Negli Stati Uniti l’impatto della guerra in Ucraina è stato fortemente positivo sulla produzione militare e non ha creato significativi problemi di autosufficienza energetica. Anzi, l’export di gas naturale liquido (Gnl) è aumentato, e a prezzi molto più alti.
Per la Ue, invece, la dipendenza dal petrolio e dal gas, in sensibile misura proveniente dalla Russia, è molto simile alla dipendenza dal petrolio Opec degli anni Settanta. Vi sono poi differenze sensibili fra Paesi: peggiore la situazione di Germania, Italia, Est Europa; migliore quella degli Iberici, che grazie alle capacità di rigassificazione possono approvvigionarsi di Gnl. Enormi guadagni, a spese degli altri Paesi europei, si stanno determinando per la Norvegia.

Il prezzo del gas è aumentato di venti volte nell’Ue, negli Stati Uniti di tre. Questo accade perché il gas è diverso dal petrolio, il cui mercato internazionale è integrato e nel quale gli aumenti dei prezzi sono stati identici in Europa e Stati Uniti. Vi sono inoltre specifiche difficoltà tecniche e logistiche: il gas transita per i gasdotti che ci sono o, in alternativa, via mare, e richiede impianti di liquefazione in partenza e di rigassificazione in arrivo.
Questo rende molto difficile diversificare rapidamente le forniture e impedisce l’allineamento internazionale dei prezzi. Come ricordato da Valeria Termini, vi è stato poi uno strano "incidente" nel giugno 2022 al terminal di liquefazione del Gas Freeport Lng in Texas, che ha contribuito a mantenere bassi i prezzi interni e altissimi quelli dell’export del gas americano. L’ormai famoso mercato Ttf di Amsterdam, a cui sono legati i prezzi del gas europeo, è altamente volatile e influenzato da azioni speculative.
La risposta comunitaria alla crisi energetica è stata assai modesta e al momento largamente insufficiente, per l’esistenza di diverse condizioni e priorità fra gli Stati membri; non si è ancora riusciti a creare un nuovo mercato più regolato di Ttf. Come negli anni Settanta, la crisi potrebbe non lasciare l’Europa uguale a prima: o si integrerà maggiormente (come avvenne allora prima con il Sistema monetario europeo e poi con l’Atto unico) o correrà seri rischi.

La Banca centrale europea sta attuando politiche fortemente restrittive, con ripetuti e sensibili incrementi dei tassi, nonostante l’inflazione europea sia da costi – non da domanda come quella statunitense – legati ai colossali interventi governativi del 2020-21. Ma la stretta monetaria non riduce i prezzi energetici e quindi direttamente l’inflazione; potrà agire solo inducendo volutamente una recessione in tutti i settori dell’economia, con un conseguente calo della domanda e un progressivo raffreddamento dei prezzi.

La stretta monetaria oggi è molto più rapida e intensa (negli Stati Uniti e in Europa) rispetto agli anni Settanta. Inoltre, l’economia, specie in Italia, è molto meno indicizzata di quanto fosse allora. Questi due aspetti, in positivo, possono determinare una trasmissione più lenta dell’inflazione: l’ultimo Outlook del Fondo monetario mostra che non vi è evidenza di spirali prezzi-salari. Ma questo può determinare, rispetto ad allora, anche un impatto maggiore sul potere d’acquisto dei cittadini e sull’occupazione. Inoltre, oggi c’è l’euro: quindi è impossibile il fortissimo deprezzamento della lira degli anni Settanta, rispetto ai partner europei. Anche questo riduce la trasmissione dell’inflazione, ma anche lo sfogo sull’export della produzione."

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