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CALENDA GRECA
Trasmissione del 11 agosto 2022
Il "gran rifiuto" di Calenda al PD, l'equilibrismo strategico della Turchia nella guerra Russia-Ucraina, la "Troika di fatto" costituita dall'uso dei programmi di acquisto PEPP e PSPP da parte della BCE, le confessioni di Draghi sulle proprie dimissioni, la crisi di Taiwan ed altro ancora.
Ne parliamo con Fabio Dragoni, Sergio "Durezzadelvivere" Giraldo, Musso, Pietro Bargagli Stoffi.
«A un passo dall’altare, il matrimonio tra Pd e Azione non si celebrerà. Durante la trasmissione di approfondimento Mezz’ora in più, il leader del partito centrista ha rivelato di non sentirsi a proprio agio all’interno dell’alleanza voluta da Enrico Letta, nella quale “non ci sono coraggio, bellezza, serietà e amore”.
Pur “essendo una scelta sofferta“, Carlo Calenda avrebbe deciso di intraprendere un percorso di “coerenza valoriale”, perché “non si può fare un’alleanza contro“, cioè che ci si allei solo per evitare la vittoria del centrodestra, senza un piano per governare il Paese e senza una maggioranza coesa.
La comunanza di valori ci sarebbe solo con Enrico Letta ma “non con gli altri”. Dentro l’alleanza ci sarebbero due correnti. Una per un accordo di governo, l’altra per “fare un comitato di liberazione nazionale“. In caso di vittoria una parte della coalizione non avrebbe appoggiato l’Agenda Draghi abbracciata da Azione e +Europa,»
Nel frattempo, dum Romae consulitur, i dati pubblicati da Francoforte hanno certificato quanto gli operatori di mercato avevano già rilevato durante il mese: a luglio la Bce è intervenuta in misura significativa acquistando titoli pubblici italiani e contribuendo in modo decisivo al contenimento dello spread tra Btp e Bund tedesco.
Fin qui, nulla di nuovo.
Tali reinvestimenti proseguiranno però in modo differenziato. Il programma “pandemico” PEPP prevede che proseguano almeno fino al dicembre 2024. Il programma Pspp eseguirà i reinvestimenti per “un prolungato periodo di tempo dopo l’inizio del rialzo dei tassi”. Il primo programma, a differenza del secondo, prevede però un’ampia flessibilità nei reinvestimenti, sia per tipologie di titoli che per Paesi beneficiari.
Ed è proprio questa la chiave di volta per comprendere l’importanza di quanto accaduto a luglio e reso noto qualche giorno fa. Come promesso già nel consiglio direttivo straordinario del 15 giugno, dall’inizio di luglio l’Eurotower ha dirottato i proventi incassati dai titoli tedeschi ed olandesi in scadenza, verso l’acquisto di titoli italiani e spagnoli, aumentandone quindi la consistenza.
Da luglio non siamo più in presenza di una normale flessibilità, ma di una deliberata manovra i cui significativi contorni emergono dal grafico in pagina, in esecuzione delle decisioni del consiglio direttivo di Francoforte. Per offrirvi un’idea della sensibilità dei mercati verso la presenza della Bce, basta ricordare che ad ottobre e novembre 2018, l’Eurotower nell’esercizio di quella normale flessibilità, “casualmente” toccò i livelli minimi mensili di acquisto di titoli italiani e gli investitori ebbero gioco facile nello spingere lo spread ben oltre 300. Ora tale discrezionalità viene elevata all’ennesima potenza.
Questa – che è stata definita dalla Lagarde “la prima linea di difesa” per contrastare problemi nella trasmissione della politica monetaria a causa dell’allargarsi indesiderato degli spread – è la definitiva affermazione di una pesante e decisiva ipoteca sulle sorti dell’Italia. La Bce non intende generare nuova liquidità e quella necessaria per acquistare titoli italiani e quindi prevenire o mitigare indesiderati aumenti dello spread, può solo derivare dal drenaggio di liquidità operato verso i detentori di titoli tedeschi, olandesi e francesi. Si introduce così una pericolosa dipendenza, a favore di questi ultimi Paesi ed un umiliante status di Paese bisognoso viene affibbiato all’Italia. Tanto più umiliante quanto più emergerà ogni mese la correlazione diretta tra ricevitori e donatori. Ove non bastasse ci sono sempre i reinvestimenti del programma PSPP, su cui c’è però minore flessibilità.
Non è difficile immaginare le conseguenze devastanti di tali modalità operative sulle vicende politiche del Paese. Ancor più che in passato, ogni mattina gli investitori verificheranno le munizioni con cui la Bce si presenterà sul mercato dei titoli e capiranno la valutazione maturata a Francoforte sulle scelte di politica economica del governo di turno. Non ci sarà nemmeno bisogno di ricorrere al nuovo programma Tpi, per mandare chiari messaggi sulla meritevolezza degli acquisti. Infatti i 1.664 miliardi del Pepp, con una durata media di circa 7,6 anni, rendono disponibili circa 220 miliardi di rinnovi all’anno. Ben più delle emissioni del Next Generation UE e sufficienti a spaventare chiunque.
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