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I Ladri 1959
CinetecaIIGangster emigrato da Napoli negli Stati Uniti, decide di tornare in Italia per organizzare un colpo geniale.50 views -
Don Camillo Anno 1952
CinetecaIIBrescello, Bassa emiliana, giugno 1946. Don Camillo, parroco impulsivo ed esuberante che non rinuncia ad immischiarsi in faccende politiche, rimane molto contrariato per la vittoria alle elezioni amministrative locali di Giuseppe Bottazzi, detto Peppone, capo della sezione locale del PCI, nonché suo vecchio amico, sebbene i litigi tra i due siano all'ordine del giorno.53 views -
IL Ritorno di Don Camillo Anno 1953
CinetecaIIInverno 1946. Don Camillo è stato sollevato dall'incarico di parroco del suo paese per punizione e parte quindi per la parrocchia di Montenara, sperduta tra i monti, in sostituzione al defunto parroco Don Luciano. Qui, in un ambiente freddo, svolge il suo ministero presso la chiesa frequentata dalla sola perpetua. Nel frattempo, nel paese di don Camillo, Peppone si ritrova ad affrontare molti problemi e non ha neanche l'aiuto del nuovo parroco, ma anzi la cittadinanza non ha preso per niente bene l'allontanamento del reverendo a causa di Peppone e si rifiuta categoricamenente di sposarsi, battezzare bambini o addiruttura organizzare funerali portando un serio danno alle casse comunali28 views -
Don Camillo E L' Onorevole Peppone Anno 1955
CinetecaII1948. Brescello è in fermento. Nella piazza si costruisce un monumento alla Pace, e il Partito Comunista manda in missione alcuni compagni della città per fare propaganda: infatti a breve ci saranno le elezioni politiche, e il sindaco Peppone si candida a deputato.19 views -
Fermo Con le Mani Anno 1937
CinetecaIITrama Totò di Torretota è un povero diavolo che tenta in ogni modo di sbarcare il lunario. Dopo essere stato cacciato di casa (un'abitazione in via di demolizione in cui si è insediato abusivamente), nel cercare una nuova sistemazione riesce a liberare una povera orfanella dalle grinfie di un bieco sfruttatore, che la obbligava a elemosinare per la strada, e decide di prendersene cura, nonostante l'indigenza. Per racimolare qualche soldo, Totò accetta di fare da factotum in un salone di bellezza e, per conquistare una buona mancia, si traveste da donna e si fa passare per massaggiatrice spagnola dalla bella Eva, un'assidua cliente del salone, nonché soubrette di rivista protetta dall'inetto cavalier Girolamo Battaglia, il quale non si avvede del fatto che Eva amoreggia sotto i suoi occhi col direttore d'orchestra dello spettacolo. Alla vista delle grazie di Eva, Totò perde il controllo e si fa smascherare. Eva, infuriata, chiede a Girolamo di catturare l'uomo e schiaffeggiarlo, ma il passo lesto di Totò e l'incapacità del Cavaliere impediscono che ciò avvenga. Eva allora intima a Girolamo di ritrovare Totò e schiaffeggiarlo pubblicamente per dimostrare di essere un vero uomo. Licenziato dal salone di bellezza per la sua bravata, Totò si ritrova a trattare con Girolamo che, a suon di denaro, convince il poveraccio a combinare un incontro in un locale elegante dove sarà convenzionalmente schiaffeggiato davanti a tutti. Sennonché la sera in questione Totò riesce a conquistare la simpatia di Eva così il gesto di Girolamo la indispettisce ancor di più. Istigato da un amico altrettanto in miseria, Totò decide di tornare dall'uomo per ricattarlo ed estorcergli altro danaro, fingendosi un nobile decaduto che intende imporre un duello per lavare l'onta subita. Poco dopo Totò riesce a trovare lavoro proprio nel teatro dove lavora Eva e, per una serie di equivoci, finisce col sedurre la ballerina, mandando su tutte le furie il suo amante, che rifiuta di dirigere l'orchestra per lo spettacolo serale. A quel punto Totò si offre lui stesso come direttore d'orchestra, ottenendo un incredibile trionfo nonostante non fosse un vero musicista. La cosa fa imbestialire ulteriormente l'amante di Eva che, sconfitto in amore e sul lavoro, aggredisce fisicamente Totò, così che si rende necessario l'intervento della polizia. In commissariato, Totò scopre di essere veramente un conte e unico erede di parecchi milioni. L'inaspettata eredità gli consente di crearsi una famiglia con Eva e la piccola orfana. Come ultimo gesto, l'ormai ricco e stimato Totò si reca nel locale in cui era stato umiliato da Girolamo e gli si avvicina con la scusa di ringraziarlo per quanto ha fatto in suo favore, restituendogli il denaro avuto per gli schiaffi e rifilandogli due sonori ceffoni, liberandosi dalla frustrazione del precedente episodio.20 views -
Toto pepino e la dolce vita Anno 1961
CinetecaIITrama «Nella vita e nella morte ci sono le cose vere e le cose supposte: le cose vere mettiamole da parte, ma le supposte? Le supposte dove le mettiamo?[2]» Antonio Barbacane viene mandato dal ricco nonno a Roma per cercare di corrompere dei politici affinché spostino il tracciato di un'autostrada sulle proprie terre al fine di aumentarne il valore. Egli, invece di provvedere, si abbandona ai piaceri della capitale pur non avendo un lavoro fisso. Però nelle lettere che manda al paesino, Antonio usa sempre un linguaggio velato, per fare credere che è diventato un pezzo grosso. Per controllarne l'operato e farlo finalmente occupare della faccenda dell'autostrada viene inviato a Roma il suo cugino Peppino, segretario comunale del paese, moralista ed integerrimo a tal punto da far rimuovere i manifesti del film La dolce vita. Antonio sta sbarcando il lunario come posteggiatore abusivo a via Veneto dove però è conosciuto da tutti. Arrotonda infatti gli incassi delle mance con i servizi che procura ai frequentatori dei locali di Via Veneto. Peppino dopo essere stato coinvolto involontariamente in una scazzottata prontamente fotografata dai paparazzi, trova Antonio su quella strada. Rifiutati i rimproveri del nonno portati da Peppino, Antonio, che rivendica di essere il presidente di una non meglio identificata S.p.a., lo porta a divertirsi nei locali notturni, assicurandolo che dopo il divertimento parlerà col ministro dell'autostrada. Durante una festa in questi locali Totò spruzza nell'aria della cocaina, che facendo effetto, provoca negli astanti uno stato di euforica follia. Le donne americane che accompagnano i cugini, cominciano a spogliarsi ma sopraggiungono i mariti e scoppia un parapiglia. Il nonno intanto sta sorvegliando i nipoti di nascosto e depreca i loro comportamenti. È notte alta e Peppino è ubriaco e stanco. Antonio lo colloca nel bagagliaio di un'auto in sosta nella quale si accomoda per riposare. Ma la macchina non rimane lì tutta la notte: il suo proprietario, l'avvocato Guglielmo detto Gugo, infatti la porta via accompagnato dalla sua amante Magda. Svegliatosi Antonio, su richiesta della ragazza alla ricerca di un posto tranquillo e originale, li conduce a casa sua, una dimora allagata e abbandonata. Mentre sono lì due ladri tentano di rubare la ruota di scorta dell'auto in sosta ma alla vista di Peppino nel bagagliaio, temendo che sia morto, fuggono impauriti. La ragazza intanto dopo i primi entusiasmi si è annoiata e all'insaputa di Antonio i due amanti vanno via portando con loro il dormiente Peppino. Il giorno dopo Antonio arringa in una dimostrazione di piazza i posteggiatori abusivi come lui per sollecitare la regolarizzazione della categoria. Alla vista della polizia il comizio non autorizzato si interrompe e Antonio viene fermato. Intanto Peppino si sveglia e tornato a via Veneto ritrova il cugino questa volta in tenuta da posteggiatore. Antonio si giustifica con la scusa di mimetizzarsi agli agenti del fisco per non pagare troppe tasse e continua a illuderlo di avere parlato al ministro del problema della strada. Intanto arriva Renata Francesca, la baronessa che lo invita con lei a un party col proposito segreto di fargli pagare il pieno dell'auto. Giunti sul posto Antonio confessa a Peppino di non avere più una lira, di sopravvivere facendo il posteggiatore e che la S.p.a. di cui è presidente, significa società posteggiatori abusivi. Peppino si sente perso, su quell'aiuto contava molto. Antonio lo persuade prima a spararsi, poi a dimenticare i suoi problemi almeno per quella notte, invitandolo a partecipare a quella festa malgrado il rischio di perdere l'eredità. I comportamenti degli invitati sono disinibiti e promiscui, annoiati e infantili. I due cugini, invitati alla seduta spiritica condotta dalla medium Norma per stabilire un contatto con le anime dei morti, vengono terrorizzati dalla comparsa di un fantasma che non è altro che uno scherzo. Il festino riprende. Irrompe furibondo il nonno che li rimprovera di aver abbandonato le consegne ricevute e di essersi dati alla brutta vita. Spediti al paese i nipoti, mentre vivono tra le pecore, ricevono una lettera del nonno. Sarà lui a occuparsi degli affari di famiglia iniziando proprio da via Veneto dove anche lui però si è lasciato travolgere dalla dolce vita.38 views -
Toto Truffa 62 Anno 1961
CinetecaIITrama Antonio e Camillo sono due ex trasformisti che vivono organizzando piccole truffe e continui raggiri, riuscendo spesso a sfuggire alla Legge grazie alla benevolenza del commissario Malvasia, ex compagno di scuola di Antonio. Quest'ultimo impiega quasi tutti i soldi ricavati dai raggiri andati a segno per pagare gli studi della figlia Diana, che studia in un importante e costoso collegio: la ragazza è all'oscuro della vera attività del padre, che le fa credere di essere invece un diplomatico sempre in giro per il mondo. Ma il destino ci mette lo zampino: Antonio truffa involontariamente il giovane figlio del commissario, Franco, fidanzatosi nel frattempo proprio con Diana, facendosi pagare una cauzione per un posto di lavoro fittizio che poi, scoperta la paternità del giovane, dovrà per forza trovargli: lo sistemerà come ragioniere presso un equivoco garage, dove il giovane Malvasia finirà per essere coinvolto nei loschi affari del suo datore di lavoro ed arrestato. Tutto si risolverà per il meglio quando Antonio riceverà, all'improvviso ed inaspettatamente, una miliardaria eredità dall'America che gli permetterà di restituire il maltolto a tutti i suoi truffati, mentre Franco e Diana convoleranno a nozze. Produzione In origine il film doveva intitolarsi Totòtruffa '61, ma il titolo fu cambiato in Totòtruffa '62 per non abbinare la fatidica cifra "61" (legata al centenario dell'Unità d'Italia e alle relative celebrazioni) alle truffaldine avventure di Totò e Taranto. Nel film Totò e Nino Taranto interpretano anche un ruolo femminile. Nella biografia di Taranto, scritta da Andrea Jelardi, si può leggere: A proposito di questo film e delle apparizioni en travesti dei due protagonisti, è lo stesso Taranto a ricordare un simpatico aneddoto: «Totò voleva che gli dessi del tu, io non ci sono mai riuscito... Diceva: «Ma perché, non capisco, ti sono antipatico?» E io gli rispondevo: «No... anzi se fossi una donna mi sarei dato a voi con tutto il cuore senza pensarci su nemmeno una volta... ». Quando capitò che in Totòtruffa 62 facemmo quella scena in cui me lo vedevo sbucare vestito da donna mentre io ero truccato da marito siciliano, finimmo le riprese e lui disse: «Beh adesso sono femmina ne puoi approfittare». «No, così no» gli dissi e lui se la legò al dito. Nello stesso film, in un'altra scena, lui faceva Fidel Castro e io, vestito da donna, facevo la moglie di Fidel e, forse perché ero più giovane, non so, facevo più colpo e questo mi inorgogliva. Gli dissi: «Con me lo potete fa' il capriccio». «Ah no… se io ero brutto, voi siete una cosa tremenda!», mi rispose (in: Andrea Jelardi, Nino Taranto, Kairòs, Napoli 2012). Al film parteciparono il cantante Wee Willie Harris e la sua band nel ruolo di sé stessi. L'attore Renzo Palmer recita con la sua voce nella sua prima scena e con quella di Glauco Onorato nella seconda. Nelle scene di canto la protagonista Estella Blain è doppiata da Anita Sol, mentre nelle restanti scene del film viene doppiata da una giovane Vittoria Febbi.35 views -
Baciami, stupido Anno 1964
CinetecaIITrama Orville J. Spooner, pianista di professione, vive in una piccola cittadina del Nevada, dando in casa lezioni di pianoforte, suonando a matrimoni e funerali e facendo l'organista per la parrocchia locale. Inoltre compone canzoni insieme al "paroliere" Barney, unico benzinaio e meccanico per auto del paese, che manda regolarmente le canzoni composte con Orville a tutte le case editrici musicali più importanti degli Stati Uniti d'America, senza tuttavia averne risposta. Orville è sposato da cinque anni, senza figli, con una bella donna, Zelda, della quale è gelosissimo fino alla paranoia. Un giorno, proprio quello del quinto anniversario di matrimonio di Orville e Zelda, capita in paese il famoso cantante italo-americano (e noto tombeur de femmes) Dino, il quale, diretto a Las Vegas con la sua potente cabriolet, è stato costretto ad una deviazione a causa di un incidente che ha bloccato la strada statale. Fermatosi al distributore di Barney per fare il pieno viene subito riconosciuto dal benzinaio, che intravede un'opportunità unica per riuscire a far pubblicare qualcuna delle canzoni scritte da lui e Orville. Con la scusa del controllo dell'olio, Barney manomette l'alimentazione del motore e inventa un guasto per riparare il quale, a suo dire, ci vuole un giorno intero. Dino viene così ospitato da Orville, che gli mette a disposizione la camera degli ospiti. Barney ha un piano: allontanare Zelda facendola trasferire per la notte dai genitori e far venire a casa di Orville, pagando il giusto, una bionda entraineuse del malfamato locale da ballo del paese, spacciandola con Dino per Zelda. La bionda è la sexy Polly, detta la Bomba (nella versione originale Polly la Pistola: ecco il motivo del gesto finale, quando la ragazza passa davanti ai personaggi riuniti di fronte alla vetrina). Orville dovrà così ingraziarsi Dino spingendogli fra le braccia la finta moglie durante la cena e approfittarne per sottoporgli le canzoni scritte da loro, sperando che Dino ne acquisti almeno un paio. Il problema è allontanare la vera Zelda, che tra l'altro non sa che Dino, del quale è una grande fan, è ospite in casa sua. Orville ci riesce a fatica montando, dietro suggerimento di Barney, un violento litigio dopo il quale Zelda se ne ritorna dai suoi. Intanto Barney gli porta a casa Polly. Polly vive nella roulotte dove tempo prima il fidanzato l'aveva abbandonata rubandole persino l'auto e sogna segretamente di comprarsi una nuova auto, lasciare il paese e cambiare vita. Così, affascinata dalla casa e dalla vita che intravede nel comportamento dello stralunato Orville, si innamora di lui, pur stando di malavoglia al gioco. Durante la cena Dino fa numerose, pesanti avances a Polly / Zelda, incoraggiato da Orville che si mette al piano per cantare le canzoni che lui e Barney vogliono rifilargli. Ma Polly non dà a Dino molta corda anzi, a un certo punto, si lancia in una sfrenata danza con il finto marito mentre Dino in un angolo li osserva bevendo. Ed è proprio in quel momento che ritorna la vera Zelda, che ha lasciato i suoi dopo aver litigato con la madre. Stupita dal gran chiasso Zelda vede il marito danzare con la formosa Polly ma non vede Dino e crede di capire tutto: il marito ha fatto di tutto per allontanarla per poter passare la notte con un'altra donna. Così Zelda va al locale malfamato e si sbronza fino a sentirsi male. La maitresse, per non avere grane, si fa aiutare da una cameriera e porta Zelda addormentata nella roulotte di Polly. Intanto Orville trova una scusa per lasciare la finta moglie sola con Dino ma, appena fuori di casa, ha uno scatto d'orgoglio: non è giusto che i bellimbusti ricconi come Dino approfittino della loro posizione per sedurre le mogli altrui. Così rientra in casa e caccia Dino in malo modo, rimproverato blandamente da Polly che non pare per niente dispiaciuta di passare la notte con Orville come se fosse sua moglie. Dino carica la sua roba sulla macchina e va al locale malfamato di cui ha sentito parlare da Orville. Qui chiede al barista di incontrare un'entraineuse disponibile che sia un po' più sexy di quelle che al momento girano per il locale e il barista, ignaro della presenza di Zelda, lo indirizza alla roulotte. Ecco quindi che, nella commedia degli inganni, i ruoli di Zelda e Polly si scambiano e mentre Polly passa la notte con Orville, Zelda la passa con Dino e lo convince anche del valore delle canzoni di Orville. L'indomani mattina Dino riparte per Las Vegas lasciando accanto al letto dell'ancora addormentata Zelda / Polly, una lauta ricompensa per la notte d'amore: 500 dollari. Appena partito Dino, giunge alla roulotte la vera Polly, accompagnata da Orville. Le due donne si incontrano e Polly fa all'altra l'elogio di Orville invitando Zelda a perdonarlo. Questa, passata a Polly la lauta ricompensa di Dino, si fa consegnare la fede di Orville che per distrazione era rimasta al dito di Polly e torna temporaneamente dai suoi. Pochi giorni dopo, al depresso Orville si presenta Barney invitandolo a recarsi l'indomani insieme a lui presso lo studio di un avvocato ove incontrerà Zelda, decisa a chiedere il divorzio. I tre si incontrano così davanti al portoncino d'ingresso dello studio dell'avvocato, vicino al quale si è radunata una piccola folla che segue sugli schermi di un negozio di elettrodomestici l'esibizione di Dino che canta una delle canzoni di Orville e Barney. Al termine, il famoso cantante cita gli autori della canzone e la folla si accalca attorno ai due chiedendo i loro autografi. Il loro sogno di essere famosi si è realizzato. Anche Polly ha realizzato il suo desiderio di partire e cambiare vita. Alla guida di una Fiat 600, sul parabrezza della quale è ancora visibile il prezzo del rivenditore d'auto usate: 495 dollari, passa trainando la sua roulotte, sorride e li saluta. Orville non riesce a capire come sia possibile che Dino abbia deciso di cantare la sua canzone e Zelda gli restituisce la fede e gli fa capire che su certe cose è meglio non chiedere spiegazioni, quindi i due decidono di tornare alla vita di prima senza farsi domande su ciò che è accaduto quella notte. Il film termina con Zelda che si rivolge al marito pronunciando la frase del titolo del film.37 views -
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IL Federale 1961
CinetecaIITrama Maggio 1944, con gli americani ormai alle porte di Roma, il graduato della milizia Primo Arcovazzi, fascista esaltato e un po' sempliciotto, viene incaricato di prelevare dal piccolo centro abruzzese di Villalago e riportare a Roma il professor Erminio Bonafè, noto antifascista e futuro Presidente della futura Repubblica Italiana, in fuga. Gli promettono che per il buon esito della missione verrà valutato positivamente per la nomina a federale, méta da lui agognata. Arcovazzi parte a bordo di un sidecar e, dopo aver raggiunto e catturato Bonafè, si mette con lui sulla via del ritorno. Ma, ad una curva della strada, per evitare di travolgere una ragazzina, Lisa, Arcovazzi sbanda e finisce in un fosso, danneggiando irreparabilmente il mezzo. Lisa è un'abile ladruncola e, nel ritrovare gli occhiali persi da Bonafè durante l'incidente del sidecar, li propone come nuovi all'ignaro e ingenuo professore in cambio di denaro. Poco dopo una pattuglia tedesca transita dal luogo dell'incidente: i soldati, riparato il mezzo di Arcovazzi, glielo requisiscono, conducendo i due presso il loro comando, dove Bonafè è riconosciuto come elemento ricercato dalle SS e Arcovazzi si vede negato ogni diritto di custodia sul prigioniero. Arcovazzi con una scusa si fa imprigionare anche lui per non perdere la consegna degli ordini ricevuti. Durante la notte, la zona viene bombardata e, nella confusione, i due riescono a fuggire, tramortendo un soldato della Wehrmacht a cui rubano la divisa, che viene indossata da Bonafé. Nel corso della fuga incontrano di nuovo la giovane Lisa, che si rivela ancora una volta astuta ladruncola, perché la mattina sparisce con la divisa di Arcovazzi. Dopo varie peripezie il milite fascista e il suo prigioniero antifascista arrivano presso una Casa del Fascio, in cui sono barricati alcuni giovanissimi avanguardisti, che sottopongono Arcovazzi a varie domande sul fascismo, sospettando che si tratti di un paracadutista americano. Arcovazzi supera la raffica di domande anche grazie al professore. Requisito un tandem, i due si dirigono verso il paese fantomatico di Rocca Sabina, dove abita il poeta Arcangelo Bardacci, suo ex maestro di Mistica fascista, che però i familiari gli dicono essere morto eroicamente in guerra. Il protagonista scoprirà però con amarezza che Bardacci è vivo e vegeto, ma nascosto nella soffitta di casa in attesa della fine della guerra e dell'occupazione nazi-fascista. La delusione e la solitudine di Arcovazzi traspaiono struggenti da un malinconico scambio di parole con la giovane e bella parente di Bardacci, che poco prima gli ha rivelato la vigliaccheria dell'ex maestro di mistica e che forse si è innamorata di lui. Tuttavia Arcovazzi finge di non avvedersi del sentimento della ragazza e insegue il suo ordine di riportare il prigioniero a Roma, prigioniero che proprio Bardacci fa fuggire in treno poiché convinto che Arcovazzi durante la notte abbia approfittato delle grazie di sua moglie. Raggiunto il treno, Arcovazzi scopre il professore antifascista, sventandone l'ennesimo tentativo di fuga. Rimessisi in cammino, Bonafé e Arcovazzi incontrano ancora la piccola ladra Lisa. La ragazzina, in cambio della divisa precedentemente rubata ad Arcovazzi, gliene offre una, nuova di sartoria, da federale. Arcovazzi stenta per pudore, ma convinto da Bonafè la indossa, e ne diventa assolutamente orgoglioso. Così vestito, il milite entra a piedi finalmente in Roma con il suo prigioniero, senza sapere che la città è già caduta nelle mani degli angloamericani e che fascisti e tedeschi si sono ritirati al Nord. Il graduato si rende conto della situazione solo quando viene inseguito e aggredito da un gruppo di partigiani infuriati, che iniziano a picchiarlo e intendono linciarlo. Solo l'intervento del professore, che chiede loro la consegna del fascista con l'impegno di finirlo personalmente, lo sottrae alla morte certa. E così Bonafè si allontana con lo zoppicante Arcovazzi sotto tiro. Girato un angolo, Arcovazzi chiede di essere fucilato in fretta, ma il professore lo libera e lo spinge a forza a dileguarsi. Memorabile l'ultima scena dove il fascista, pur svuotato di tutti i suoi ideali e prospettive ma ancora in un sussulto di dignità, quasi rifiuta di spogliarsi della divisa e sdegnosamente butta via i pacchetti di sigarette che erano stati lanciati da un camion di americani e si allontana, mentre il Bonafè allontanatosi in direzione opposta, guadagna un'automobile dei partigiani che sono passati a riprenderlo.36 views